Intelligence, Roberto Pollari al Master dell’Università della Calabria

Rende (8.3.2020) – “L’antiriciclaggio rappresenta un flusso di informazioni costante e globale. È un patrimonio informativo delle forze di polizia, dell’intelligence e quindi del decisore pubblico e dell’autorità giudiziaria”. Ha esordito così, nella sua lezione, Roberto Pollari, Ufficiale della Guardia di Finanza addetto al Nucleo Speciale Polizia Valutaria, intervenendo il 22 febbraio scorso al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Pollari ha poi proseguito sostenendo “il processo cognitivo si basa partendo dai dati grezzi; dopo averli elaborati, diventano informazione; successivamente, conoscenza; infine, con la sintesi, saggezza, cioè l’informazione distillata che serve per assumere decisioni pubbliche e private. Di fatto – ha proseguito – oggi creiamo più dati di quelli che effettivamente servono, producendo un cortocircuito cognitivo per decidere: questo determina quella che il professore Caligiuri definisce ‘società della disinformazione’ ”. Il docente ha poi evidenziato che chi è impegnato nell’antiriciclaggio, rileva che”ci sono due tipi di attività che riguardano la gestione delle informazioni: l’attività di indagine, propria delle forze di polizia, e l’attività di intelligence, che è propria delle Agenzie di Informazione e Sicurezza. Le prime riguardano la polizia giudiziaria e la pubblica amministrazione; le seconde, le Agenzie, attengono alla tutela degli interessi nazionali, finalizzata all’elaborazione di informazioni per il decisore pubblico”.

“La raccolta dei dati ha bisogno di una grande capacità di analisi – ha detto Pollari – poiché nel mondo determina l’economia: quindi l’intelligence economica e la politica industriale rappresentano assi portanti dell’interesse nazionale”. A riguardo ha presentato tre esempi: quello delle comunicazioni, con il caso relativo alle tecnologie 5G; quello dell’identificazione del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, che attiene al Dipartimento per l’Informazione e la Sicurezza della Repubblica; infine, quello delle industrie strategiche, per le quali il governo può invocare la Golden Power, con uno strategico ruolo dell’intelligence. Il rapporto tra pubblico e privato, a questo riguardo, diventa determinante e, pertanto, è fondamentale la regolamentazione delle lobby.

Pollari ha quindi illustrato l’attività della Guardia di Finanza concentrandosi sulla specifica attività d’intelligence economica e finanziaria che attiene a questo Corpo dello Stato del quale, con il Decreto Legislativo n. 68 del 19 marzo 2001, è stata aggiornata la mission istituzionale. In particolare Pollari si è soffermato su due delicati settori: la movimentazione dei capitali e il controllo dei mercati finanziari.

“Già nel 1976 – ha ricordato – fu creato il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza che negli anni, a seguito dell’evoluzione della normativa valutaria, ha modificato la propria struttura per far fronte alle esigenze di tutela del mercato”.

Pollari ha ripercorso quindi un’analisi storica e normativa del sistema antiriciclaggio, evidenziando come tutto abbia avuto inizio con il Comitato di Basilea del 1988.

“Quest’organizzazione, nata nel 1974 e che riunisce i governatori delle Banche Centrali del G10, nel 1988 emanò la dichiarazione di principi intitolata ‘Prevenzione dell’utilizzo del sistema bancario per il riciclaggio di fondi di provenienza illecita’ che ha stabilito specifici oneri in capo al sistema bancario. L’anno seguente in ambito OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) è stato istituito il Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale che ha emanato 40 raccomandazioni per il contrasto dell’utilizzo del sistema finanziario per scopi di riciclaggio. Da qui discende la creazione, all’interno dei vari Paesi, delle Financial Intelligence Unit. Sono anni in cui l’attenzione dei governi dei paesi maggiormente industrializzati si pone sulla tutela dell’economia legale. Proprio per questo nella Convenzione di Vienna, dello stesso anno, è stata sancita la necessità di contrastare il narcotraffico, dal punto di vista economico, criminalizzando anche le condotte di riciclaggio aventi come reato presupposto il traffico internazionale di sostanze stupefacenti”. Pollari è poi sceso nel dettaglio del sistema antiriciclaggio italiano ponendo l’attenzione sui protagonisti del sistema antiriciclaggio: il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che detta le linee strategiche; il Comitato della Sicurezza Finanziaria, che fa capo alla Direzione Generale del Tesoro; l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF), istituita nell’ambito della Banca d’Italia, con piena autonomia finanziaria e operativa ed il cui Direttore rimane in carica cinque anni (prorogabili per altri cinque). Proprio l’UIF può essere considerata protagonista della disciplina antiriciclaggio in quanto deputata a ricevere le segnalazioni per operazioni sospette e ad approfondire l’analisi.

Il complesso normativo del sistema di prevenzione antiriciclaggio nel nostro Paese è organizzato attraverso: le indicazioni del G.A.F.I.; le direttive dell’Unione Europea; il Decreto Legislativo n. 231 del 2007.

Quest’ultimo in particolare disciplina all’interno del sistema giuridico italiano: la verifica della clientela con un approccio di valutazione basato sul rischio; l’obbligo di conservazione dei dati per almeno 10 anni; la segnalazione delle operazioni sospette.

Secondo Pollari, l’unica ipotetica debolezza del sistema antiriciclaggio, che quasi paradossalmente ne rappresenta anche un aspetto innovativo, è il coinvolgimento diretto dei soggetti privati sui quali ricade l’obbligo di segnalare le operazioni ritenute sospette. Ci si è soffermati poi sul limite per l’uso del contante che, secondo Pollari, risponde a specifiche necessità spesso dilatate per scopi diversi da quelli alla base della norma. A tal proposito il docente si è soffermato sulle implicazioni di mercato relative alla filosofia di pensiero che vede, nell’abolizione del contante, la soluzione ai problemi di inquinamento del sistema economico:

“L’azzeramento del contante – ha proseguito Pollari – è una limitazione alla libertà del consumatore. Un’altra circostanza ancora più importante è che l’utilizzo delle carte di credito, o di qualsiasi altro mezzo di pagamento elettronico, richiede necessariamente il pagamento di commissioni che progressivamente riducono il potere d’acquisto a ogni transazione”.

Il docente ha affrontato quindi il tema delle criptovalute, fornendo indicazioni molto chiare: il futuro del riciclaggio non ricade nelle criptovalute per quanto riguarda i grandi movimenti finanziari, ma può essere valido solo per modiche quantità di denaro. A proposito, è significativo l’esempio del Dark Web, dove il commercio di droga riguarda modiche quantità di stupefacente e va quindi a sostituirsi al piccolo spaccio di strada, e non al narco traffico che avviene con metodi tradizionali.

Le criptovalute, che per loro natura sono decentralizzate e anonime ma non segrete, sono nate per affrancarsi dal controllo di un’autorità centrale, realizzando in tal modo parte dei principi della filosofia anarchica.

Secondo il docente però “non è un sistema efficiente in quanto è caratterizzato da un’estrema volatilità. Il Bitcoin ed i suoi omologhi inoltre sono tantissimi ed in continua espansione, così come è in constante espansione la Rete stessa. L’assenza di un’autorità centrale, unitamente all’elevata volatilità, non rendono le criptovalute la moneta del futuro. Il volume globale della capitalizzazione delle criptovalute, nell’arco di quasi un mese, ha subito un enorme decremento, per cui non è una moneta su cui si può fare affidamento”.

Nella parte conclusiva, il docente ha affrontato il problema della valuta fiat, che è la base del sistema economico. Oggi infatti il mercato valutario è rappresentante di sé stesso, confermando quello che già nel 1944 aveva intuito Karl Polanyi che lo aveva definito il “fallimento del mercato economico”. Infatti, la prima causa è rappresentata dal deficit di bilancio statale provocato dagli investimenti pubblici senza copertura, per fronteggiare la crisi di Wall Street del 1929. Inoltre, non c’è alcuna rispondenza della copertura effettiva della moneta rispetto alle riserve auree di cui dispone ogni Nazione. In ultima analisi bisogna ricordare che una parte rilevante delle riserve auree nazionali non si trova in Italia, ma è custodita nella Banca d’America. In questo scenario, quindi, anche la moneta reale ha un carattere di virtualità, quanto la cripto valuta. A conferma di quanto affermava anni fa Henry Ford: “Se i cittadini sapessero come realmente funziona il sistema bancario scoppierebbe una rivoluzione prima di domattina”.