Intelligence, Michele Valensise al Master dell’Università della Calabria: “Anche nel campo dell’intelligence è auspicabile una maggiore collaborazione tra singoli Stati per far fronte a sfide comuni”.
(Rende 13.4.2021) Michele Valensise, diplomatico, Segretario Generale del Ministero degli Esteri dal 2012 al 2016, ha tenuto una lezione dal titolo “Diplomazia e intelligence nel XXI secolo” durante il Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.
La diplomazia ha subìto un’evoluzione nel corso dei secoli, accompagnando i cambiamenti politici, economici e sociali, economici della storia dei popoli. Oggi la diplomazia continua a favorire i rapporti tra gli Stati e si estende in nuovi spazi, come ad esempio vediamo nella “diplomazia dei vaccini”. Per gli Stati uscire per primi dalla pandemia significa non solo superare la crisi sanitaria, ma anche riattivare la propria economia con vantaggi competitivi su altri Stati.
“Occorre trovare un punto d’equilibrio – ha osservato l’ambasciatore Valensise – tra la necessità di collaborazione e la volontà di competizione”. Nel secolo scorso dopo la Prima Guerra Mondiale è stata costituita la Società delle Nazioni, dopo la Seconda Guerra Mondiale nacque l’Organizzazione delle Nazioni Unite, due istituzioni con una base concettuale comune, fondata sul dialogo e sulla collaborazione tra gli Stati. Dopo la pandemia vivremo una nuova stagione di cooperazione internazionale o un ripiegamento sulle politiche nazionali?
Per l’Italia i cardini restano chiari, Unione Europea e NATO, al di là di qualche recente polemica nei confronti dell’Ue per ritardi e inefficienze in materia di acquisizione di vaccini. Un po’ paradossalmente il ruolo dell’Unione Europea nel mondo è allo stesso tempo debole e forte, “accanto alla forza economica e al suo mercato, l’Unione ha istituzioni e procedure che meritano di essere rafforzate”. Circa l’Alleanza atlantica, è da notare il cambio di strategia politica degli Stati Uniti, dalla distanza, quasi lo scetticismo di Trump verso la Nato, alla maggiore attenzione di Biden per un raccordo con gli alleati per fronteggiare, auspicabilmente coesi, le incognite e la concorrenza di Cina, Russia e altri attori importanti sulla scena internazionale. D’atra parte la rinnovata assertività di Pechino e in particolare di Mosca impone cautela verso chi ha interessi strategici, geopolitici, economici diversi dai nostri. Sul piano dell’azione di intelligence, il fatto di non poter realisticamente immaginare a breve una struttura comune di intelligence europea non deve impedirci di promuovere un maggiore raccordo operativo tra le agenzie dei Paesi membri del’Ue.
Diplomazia e intelligence – ha concluso Valensise – si confermano sfere strettamente connesse e complementari, quasi due facce della stessa medaglia, la proiezione estera dello Stato. L’informazione, la rappresentazione e il negoziato, essenza dell’azione diplomatica, saranno tanto più efficaci quanto più ampia e solida sarà la base di conoscenza, anche alla luce di elementi e valutazioni di intelligence. Per converso quest’ultima potrà utilmente avvalersi, per il migliore orientamento della propria azione, sia delle fonti aperte su cui opera la diplomazia sia del riferimento alle priorità e agli obiettivi specifici stabiliti nell’ambito della politica estera dello Stato.