Intelligence, Marco Mayer (Link Campus) al Master dell’Università della Calabria

(Rende, 10.4.2020) – “Oggi è più difficile e interpretare la realtà perchè usiamo categorie culturali ormai superate”. In questo modo Marco Mayer, Direttore del Master in Intelligence e Security della Link Campus University di Roma, ha avviato la sua lezione in videoconferenza al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Il docente ha poi affrontato le attuali vicende internazionali e, in particolare, ha approfondito tre fattori concomitanti. Il primo è relativo al nuovo atteggiamento dell’Amministrazione Statunitense

in cui Trump ha inteso privilegiare i rapporti bilaterali e non il dialogo con U.E. o con le altre organizzazioni internazionali, mentre, in precedenza, oscillavano tra l’isolazionismo e l’interventismo. Il secondo elemento è rappresentato dalla posizione necessariamente espansiva della Cina. Infine, il terzo fattore consiste nell’attuale recessione economica che si accentuerà con il COVID-19. Per Mayer queste circostanze “creano un’elevata fragilità sia per l’U.E. che per l’Italia. La guerra commerciale tra U.S.A. e Cina, nei prossimi mesi, potrebbe accentuarsi anche a causa delle elezioni presidenziali americane di novembre e questo inevitabilmente condizionerà le dinamiche delle relazioni internazionali.

Il docente ha poi analizzato il profilo sanitario del COVID-19 sotto tre aspetti: la velocità di trasmissione del virus; l’incapacità di avere dati e numeri certi di chi è effettivamente contagiato; ed, infine, l’assenza del vaccino e i tempi necessari per produrlo, testarlo e commercializzarlo, precisando che “le tempistiche del virus sono molto più veloci dei tempi delle istituzioni democratiche”.

A proposito dei tempi di diffusione del virus, il docente ha fornito un riepilogo. Il 17 novembre 2019 è stato censito il primo contagio a Wuhan, che è rimasto taciuto fino al 31 dicembre. Il 7 gennaio 2020 ne è stata data comunicazione ufficiale. E l’allarme è stato attivato solo il 23 gennaio, quando sia la Corea del Sud che Taiwan avevano già assunto provvedimenti rigorosi.

Ha quindi affermato che “Le grandi pandemie della storia hanno modificato in modo profondo gli equilibri dell’ordine mondiale e questa sicuramente potrebbe dimostrare il fallimento del capitalismo”. L’U.E. sta affrontando con un certo ritardo e incertezza la vicenda del COVID-19. La B.C.E., metterà a disposizione 750 miliardi di euro per il Pandemic Emergency Purchase Programme mentre si sta discutendo sull’ipotesi di creare un fondo sovrano europeo e l’emissione di EuroBot.

Il docente ha poi ricordato che ci sono tre dimensioni verificate dalle intelligence internazionali che si confondono e si sovrappongono dando vita a qualcosa di nuovo ma che ancora non conosciamo: la differenza tra minaccia interna ed esterna; la distinzione tra pubblico e privato; e la distinzione tra civile e militare.

Mayer ha allora precisato che in Italia, con una

Delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020 si è dichiarata l’emergenza sanitaria per sei m si a causa del COVID-19. Nelle settimane successive, alcuni eventi pubblici organizzati nelle città del nord hanno però contribuito alla diffusione del virus; inoltre, si sono anche vissute situazioni contrastanti che hanno portato alla situazione odierna in cui in Italia il numero dei morti ha superato quello della Cina. Mayer è poi passato a parlare dei servizi Cloud, in cui vengono archiviati i dati di coloro che utilizzano internet. Analizzando tali dati, è possibile effettuare una serie di profilazioni, arrivando ad avere capacità predittive dei comportamenti della popolazione: “questo – ha proseguito – produce un’elevata possibilità di essere manipolati sia su scelte commerciali che su quelle politiche. Ma, per quanto riguarda la sanità nell’attuale situazione, utilizzare i dati raccolti nei cloud potrebbe risultare utilissimo”.

“Si potrebbe dire che senza lo Stato la libertà non avrebbe limiti – ha continuato – ma lo Stato protegge i cittadini dall’eccesso di libertà perché non limita la libertà ma la salvaguarda”.

Ha poi fatto delle riflessioni sul Washington consensus (espressione coniata nel 1989 dall’economista J. Williamson per indicare l’insieme di politiche economiche condivise in particolare dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale per ottenere nel breve termine stabilità e crescita economica) e sul Beijing consensus (espressione coniata nel 2004 dall’economista statunitense J. Cooper Ramo in contrapposizione al Washington consensus). In entrambi i casi si potrebbe tradurre il termine “consensus” come «condivisione di princìpi» su sistemi caratterizzati dalla libertà e quelli caratterizzati da autoritarismi. Quindi Mayer ha ricordato il concetto di Liberismo che, a livello economico, ha svolto un ruolo cruciale e, in particolare, ha prodotto conseguenze anche all’interno della pubblica amministrazione degli Stati. Per esempio, in Italia, con la riforma Bassanini si è rafforzato il ruolo della dirigenza, la separazione netta tra l’indirizzo politico e la gestione amministrativa e l’autonomia scolastica.

“Nella globalizzazione – ha continuato Mayer – non bastano più gli Stati perché si è ridefinito il rapporto tra economia e potere. Inoltre, con le nuove tecnologie siamo tutti sorvegliati e, quindi, siamo tutti vulnerabili”. A tal proposito, ha fatto l’esempio del virus malevolo informatico stuxnet, appositamente creato e diffuso nel 2006 dal Governo statunitense, in collaborazione col governo israeliano, che consisteva in attacchi digitali contro l’Iran, per manomettere una centrale nucleare.

“Le caratteristiche del web – ha proseguito – sono costituite dall’iper velocità e dall’iper memoria, che indeboliscono la democrazia, alle quali si aggiungono anche le fake news”.

Concludendo il proprio intervento, Mayer ha posto a confronto il mondo reale e quello virtuale, precisando che la società digitale non ha favorito i processi democratici, ma è una società che ha determinato una cyber cultura che amplia le potenzialità dell’umanità, anche se ci sono pericoli più di quanto si possa pensare. “Ci troviamo di fronte alla tirannia del presente – ha detto – obbligandoci a vivere il presente, sempre connessi al computer o al cellulare, senza pensare al domani e avere una strategia per il futuro. In questo manca la democrazia e alla fine siamo tutti vittime della disinformazione”.