Intelligence, Luciano Violante al Master di Intelligence dell’Università della Calabria: “Occorre una legislazione sovranazionale d’intesa con i giganti del web. Sviluppare una pedagogia del digitale”.
Luciano Violante nella sua lezione ha illustrato undici tesi che rappresentano delle chiavi di comprensione della realtà che stiamo vivendo e che vivremo in futuro.
A tal proposito si è dapprima soffermato sulle trasformazioni sociali che hanno attraversato la storia dell’uomo. “Trasformazioni- ha affermato – provocate prima dalle guerre che avevano bisogno di eserciti poi dal lavoro che aveva bisogno di servi e di macchine ed infine del capitale che ha bisogno delle banche e della finanza. Oggi viviamo nell’era della tecnologia analogica che può arrivare a plasmare e colonizzare i pensieri dell’uomo. L’intelligenza artificiale porterà profonde conseguenza economiche, politiche e sociali”.
Il passaggio dall’era digitale all’era analogica ha cambiato profondamente la sostanza dell’uomo e la relazione con gli altri. “Mentre nella dimensione analogica- ha affermato- esisteva una dimensione spazio-temporale, nella dimensione digitale i concetti di spazio e di tempo sono stati superati. Questa nuova dimensione apre le porte, quindi, a nuovi mediatori che sono i canali social. Noi oggi viviamo- ha continuato – in una specie di dittatura del digitale con le grandi compagnie di internet che eludono i controllie le tasse, condizionando la vita dei cittadini e l’organizzazione degli Stati. Assistiamo, in buona sostanza, ad una espansione bulimica dei poteri dei privati. Questa nuova dimensione digitale incide anche sul rapporto istituzionale e politico. Infatti, i cittadini oggi conoscono poco del potere che li condiziona e li governa, mentre i “big data” dai quali di fatto siamo condizionati conoscono tutto di noi”
“ E’ importante – ha aggiunto Violante- sviluppare una capacità critica e generare un nuovo patto sociale per riuscire a distinguere il vero dal falso. Nella pedagogia del digitale è indispensabile che si alimenti la cultura del confronto e della verifica degli apprendimenti. Anche perché la chiave digitale dell’eternità del presente comporta la perdita della memoria, che viene considerata inutile ed il pensiero si forma attraverso nuovi processi cerebrali e mentali”.
Violante, però, ha invitato a non demonizzare questa nuova realtà bensì ad adattarsi ad essa. “Naturalmente – ha spiegato – questi cambiamenti epocali portano con sé dei problemi di sicurezza. L’uso sempre più massiccio di canali digitali per comunicare e lavorare come la didattica a distanza e le piattaforme webinar sono irreversibili e rappresentano rischi oggettivi per la sicurezza. Per tale motivo è necessario che gli Stati tutelino la sicurezza dei propri cittadini sebbene questo potrebbe innescare un meccanismo ad effetto domino che potrebbe provocare ed alimentare il sospetto degli altri Stati comportando in futuro una guerra dell’informazione”
Violante ha poi evidenziato che l’era digitale ha portato con sé anche lo sviluppo della robotica. Nei prossimi anni assisteremo allo sviluppo di robot che interagiranno sempre più con l’essere umano. A tal proposito ha affermato che “nessuna decisione che riguarda gli esseri umani può essere assunta dai robot senza il consenso degli esseri umani. E’ quindi necessario sviluppare il concetto dell’umanesimo digitale, che ha bisogno di ricerca e di regole giuridiche. E’ fondamentale introdurre il concetto di limite e stabilire meccanismi trasparenti e quindi affidabili per evitare che le macchine prendano il predominio sull’uomo. In definitiva, occorre rendere consapevoli le persone delle possibilità, delle opportunità e dei rischi del digitale e dell’intelligenza artificiale. Bisogna riflettere a fondo sui fondamenti della civiltà digitale, poiché è importante creare le condizioni affinché l’uomo possa essere ancora al centro nei secoli che verranno”.
Infine, il Presidente Violante ha espresso la necessità di una legislazione sovranazionale che non deve essere rivolta contro i giganti del web ma d’intesa con essi. Non bisogna però usare strumenti rigidi come quello della legge, bensì strumenti pattizi, più flessibili e più adeguati alla velocità dei cambiamenti sociali.”