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Intelligence, Evgeny Morozov al Master in Intelligence dell’Università della Calabria: “Occorre conoscere la scatola nera degli algoritmi. Urgente organizzare in modo diverso il sapere digitale”.

(Rende, 15.3.2021) – Evgeny Morozov, sociologo di fama internazionale, ha tenuto una lezione dal titolo “Syllabus per un nuovo web democratico” durante il Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Morozov ha svolto un’approfondita riflessione sull’evoluzione digitale negli ultimi venticinque anni.

A proposito, ha affermato che mentre negli anni ‘80 e ’90, il cyber spazio era concepito come un ambito dove non applicare le regole del mondo reale, ora si è compreso che il cyber spazio non è un mondo a parte. Pertanto, è necessario riflettere su come le piattaforme possano aiutare, in maniera concreta, la società. Stessa analisi storica riguarda l’evoluzione dei fenomeni dell’economia digitale.

Infatti, all’inizio degli anni duemila

l’aspetto preminente delle piattaforme digitali era la vendita della pubblicità, utilizzata per promuovere il consumismo. Adesso, invece, le aziende digitali hanno compreso che attraverso le piattaforme potevano

offrire ulteriori servizi, in maniera gratuita. Hanno intuito che questo era un altro modo di fare affari nel settore del digitale. “Amazon- ricorda Morozov- aveva compreso, in coincidenza con la crisi economica del 2008, che le proprie infrastrutture digitali potevano essere utili anche ad altre aziende. Aveva compreso, quindi, che il settore dove realizzare maggiori ricavi economici campo non era rappresentato dalla vendita dei prodotti ma dal training computing

e dall’intelligenza artificiale. Amazon aveva intuito, in definitiva, che investire in questi settori avrebbe consentito maggiori profitti dei settori tradizionali”.

“Negli ultimi anni – ha proweguito – la Softbank Group Corporation, olding finanziaria giapponese, ha investito in Uber, azienda che pur non avendo profitti rilevanti ha quotazioni molto alte in borsa, in quanto si sulla redditività futura, quando sarà ridotta la concorrenza”.

“L’attore principale dell’economia digitale – ha affermato – non è più il singolo utente ma le altre aziende ed i Governi, che intendono investire nel digitale per innovare la società nei settori pubblici di maggiore interesse come, per esempio, la sanità e l’istruzione”. ” Non è un caso – ha ribadito il docente – che il capitalismo globale ha potentemente investito nell’economia digitale, come dimostrano gli esempi dei fondi sovrani sauditi, emiratini, cinesi e giapponesi”.

Per Morozov, “oggi la merce più importante sul mercato è rappresentata dai dati posseduti ed elaborati dalle aziende che operano nel mondo del digitale. Infatti, c’è un vuoto molto pericoloso creato dall’assenza della politica poichè i partiti non hanno ancora capito l’impatto che avrà sulla società l’ideologia del decisionismo tecnologico, che fornisce diagnosi e impone soluzioni. In questa logica i cittadini sono

solo dei consumatori e non sono liberi di scegliere né di proporre delle soluzioni, poiché queste vengono imposte dai giganti del web. I problemi, infatti, non vengono discussi ma vengono risolti in maniera verticistica”. Il sociologo ha poi proseguito che “non bisogna dimenticare che il mondo digitale è anche uno strumento che può trasformare il modo di fare politica, poiché è in grado di analizzare i bisogni dei cittadini in tempo reale. In tal senso le cosiddette fake news possono essere uno strumento di condizionamento. Le aziende digitali, infatti, hanno tutto l’interesse a veicolare le notizie false, perché generano più traffico, sono quelle più lette e in grado di catturare l’attenzione degli utenti, condizionandoli”.

A proposito, Morozov ha poi approfondito il complesso programma politico delle aziende della Silicon Valley, che mirano da un lato a evitare la tassazione dei loro profitti e la limitazione della concorrenza e dall’altro cercano di contrastare le aziende cinesi. Infatti le aziende cinesi sono estremamente temibili perché godono di due vantaggi: una forte partecipazione statale negli investimenti e la sorveglianza di massa utilizzata come

strumento di politica commerciale, che ha

bloccato l’espansione di Google nel territorio cinese e consentito, di fatto, alle aziende nazionali, come Alibaba, di svilupparsi a livello globale.

Il contesto geopolitico occidentale

favorisce, comunque, il mantenimento dello status quo , perché limitare o contrastare le aziende di Silicon Valley significa automaticamente favorire le aziende cinesi.

Tuttavia Morozov ha auspicato la modifica della regolamentazione digitale a cui sta lavorando l’Unione Europea , anche se qussta può essere interpretata come un attacco nei confronti degli interessi cinesi. “L’Europa – secondo Morozov – ha sviluppato una sorta di sindrome di Stoccolma digitale. Infatti, pur essendo consapevole che le aziende digitali creino seri problemi alla democrazia e all’economia sembra concentrata e terrorizzata dalle sole aziende cinesi. Bisogna invece comprendere che il digitale è un tema politico, che può fornire una risposta ed una soluzione alla crisi democratica ed ecologica degli Stati”.

Per il sociologo “i dati posseduti dalle aziende digitali devono essere considerati come bene pubblico e non come merce di scambio. E’ necessario pertanto avere un’infrastruttura dei dati che sia pubblica, perché questo consentirebbe di avere più democrazia, più partecipazione e più trasparenza. Sono questi gli anni chiave per verificare se è possibile creare una diversa visione della politica e della conoscenza a livello europeo”.

A proposito ha illustrato il progetto “Syllabus”, da lui ideato. “Gli attuali algoritmi di Google – ha spiegato – non sono in grado di individuare la differenza tra lo scritto di un premio Nobel e quello di un giovane ricercatore. Sia Google sia Facebook , infatti, seguono la logica della popolarità e non quella dell’attendibilità e della qualità

dell’informazione”. “Il progetto “Syllabus” – ha proseguito – è stato realizzato da esperti di varie discipline di tutto il mondo, che hanno sviluppato un algoritmo in grado di indicare i testi più significativi che trattano un determinato argomento ed è in grado anche di individuare gli autori più

interessanti, che sono poco noti o sconosciuti all’interno del mondo del web”. “Oggi Syllabus – ha affermato – è una realtà aziendale con 25 mila clienti, fornisce servizi personalizzati e nel suo archivio sono presenti ben sessanta mila file. Il progetto “Syllabus” è un messaggio inviato ai Governi di tutto il mondo sulla possibilità e la necessità di organizzare in modo diverso il sapere digitale. Ad oggi , infatti, la maggior parte dell’informazione viaggia attraverso infrastrure che la distribuiscono gratuitamente ma questo è molto pericoloso per il futuro delle democrazie”. Secondo Morozov ” è necessario studiare cosa c’è nel black box degli algoritmi, ossia la logica interna che li fa funzionare. Bisogna capire come funzionano e non accettare che il mercato digitale sia l’unico luogo dove poter esercitare la politica. E’ necessario allora un progetto politico che richieda un’ampia partecipazione per elaborare una diversa visione di società”.

“Oggi – ha concluso – le democrazie sono concentrate su come preservare il welfare state o tassare le big company di internet ma sono discorsi limitativi e burocratici. Occorre, invece, un’analisi intellettuale del mondo contemporaneo, perché è difficile creare un’alternativa con le multinazionali del digitale che sono,

probabilmente, il soggetto politico più importante del mondo contemporaneo, sopratutto nelle società democratiche”.