INTELLIGENCE, EVGENY MOROZOV AL MASTER DELL’UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA
RENDE (25.2.2019) – Il sociologo bielorusso e saggista di fama internazionale Evgeny Morozov ha tenuto per il secondo anno consecutivo una lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Morozov ha spiegato come funziona il capitalismo digitale, che si basa sullo sfruttamento dei dati, e il ruolo dell’intelligenza artificiale, che ha conseguenze sulla geopolitica.
Secondo il sociologo, attualmente la Cina è quella che più di tutti ha una visione e sta potenziando le proprie imprese digitali in contrapposizione a quelle statunitensi. L’Unione Europea, invece, ha una strategia schizofrenica, poiché da un lato i governi nazionali cercano di resistere alla colonizzazione digitale americana e cinese, ma dall’altro i trattati comunitari, che risalgono a decenni fa, promuovono la concorrenza impedendo le concentrazioni industriali, che potrebbero invece rappresentare una risposta ai problemi. E per Morozov, la situazione in Europa potrebbe presto ulteriormente peggiorare, con la diminuzione della ricchezza e quindi l’aumento del disagio sociale. Inoltre, l’economia digitale che sta per arrivare, anche con la crescita di servizi come quelli offerti da Uber e da Airbnb, impoverisce enormemente l’economia locale a vantaggio delle multinazionali del web. “Non è detto – ha sostenuto – che nello scontro sul digitale per gli USA il nemico principale sia la Cina – che in ogni caso non può essere condizionata – bensì l’Europa – che invece può esserlo”. Ha poi proseguito dicendo che “non è ancora chiaro per quanto tempo internet continuerà a fornire i servizi gratuitamente ma siamo a un punto abbastanza interessante perché gli svantaggi della Rete diventano sempre più visibili poiché i servizi vengono disegnati per produrre disinformazione e dipendenza digitale, condizioni che le multinazionali del web ammantano di retorica come la libertà di espressione e i vantaggi della democrazia. Internet, in definitiva, è diventato un argomento molto ambiguo perché una cosa è come viene percepito in Cina e un’altra come viene considerato negli Stati Uniti”.
Morozov ha proseguito dicendo che “i dati rilasciati senza resistenza e consapevolezza da parte degli utenti ha consentito sia di vendere prodotti in modo sempre più personalizzato e sia di migliorare i sistemi dell’intelligenza artificiale”. Per il docente “se lasciamo tutto nelle mani delle piattaforme digitali che rappresentano il più decisivo elemento di sviluppo economico di questo tempo, tra pochi anni le multinazionali di internet potranno prevalere sulla politica, gestendo direttamente servizi pubblici come la sanità i trasporti e l’educazione. Inoltre intere zone di Smart city come a Toronto vengono realizzate da Google. E nelle Smart city con l’incremento esponenziale di Internet delle cose la privacy è destinata a sparire”. Dopo aver esaminato i pericoli e le tendenze della Rete
Morozov ha spiegato che c’è un altro modello possibile di sviluppo del web, basato sulla protezione dei dati per promuovere un più equilibrato sviluppo economico e per ridurre le diseguaglianze. Ha quindi avanzato delle proposte: “una possibilità di resistenza è rappresentata da una nuova tassazione delle imprese digitali tenendo conto anche del valore dei dati. Questo aspetto è però controverso se si considera che nel 2018 Amazon negli USA ha realizzato 11 miliardi di dollari di utile e non solo non ha pagato alcuna tassa ma ha addirittura ricevuto 100 milioni di dollari di sovvenzioni”. Ha poi aggiunto che “un modo alternativo di utilizzo dei dati potrebbe essere rappresentato dalla creazione di una piattaforma democratica e popolare, costruita dalle istituzioni locali e da associazioni di cittadini, con il governo che regola l’accesso ai dati. In questo modo si potrebbe fare scendere l’economia dal cyber spazio al territorio”. Nell’opinione del sociologo, su questi temi fondamentali per la società, si sta sviluppando un dibattito filosofico e moralistico piuttosto che politico e realistico. Infatti, ha sostenuto che “per capire il presente, occorre mettere insieme le tendenze della globalizzazione, della finanza e del digitale. È infatti la finanza statunitense, dopo la caduta del Muro di Berlino, a sostenere lo sviluppo dei software che giovanissimi e geniali informatici avevano pensato nei garage di Palo Alto. Nello stesso modo senza il Governo Cinese, società come Alibaba e Huawei non sarebbero diventate potenze digitali globali. Non a caso, ci sono recenti polemiche sulla possibilità che Huawei faccia utilizzare i propri dati all’intelligence cinese. Non si conoscono questi aspetti così come non si conosce il funzionamento degli algoritmi di Google o di Amazon”. Infine Morozov ha ricordato le due dinamiche dell’economia digitale. La prima è rappresentata dalla raccolta dei dati che serve per plasmare i comportamenti individuali e contemporaneamente per estrarre le informazioni. La seconda è costituita dalla logica capitalista che spinge i colossi del web a svolgere direttamente tutte le attività redditizie, comprese quelle finora gestite dagli Stati.