Intelligence, Il colonnello Giuseppe Battaglia al master dell’universita’ della Calabria
RENDE (9.5.2018) – “La cattura di Osama Bin Laden è una linea di budget del bilancio statunitense”. In questo modo il colonnello Giuseppe Battaglia, comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria, ha concluso la sua lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri. L’affermazione dell’ufficiale si è riferita alla circostanza che anche per fare fronte al bene supremo della sicurezza bisogna fare i conti con le disponibilità economiche e la relativa pianificazione e autorizzazione politica. Battaglia ha svolto un’ampia analisi sul contrasto al terrorismo e alla criminalità, alla luce del sua esperienza che lo ha portato a visitare numerosissimi Paesi nel mondo. Ha quindi affermato che “Bisogna pensare globale per avere la possibilità di agire con efficacia a livello locale”. “I carabinieri – ha ricordato – fanno indagini che sono diverse dall’intelligence, un la in modo appropriato e preventivo. Bisogna avere chiaro lo scopo della ricerca informativa, per orientarla, e poi allargare l’indagine al contesto”. Nella infosfera in cui siamo immersi, caratterizzata da un eccesso informativo, ha ribadito che “E’ fondamentale individuare le informazioni rilevanti, quelle effettivamente utili per decidere, per scegliere o per concludere le indagini in maniera opportuna”. Battaglia ha quindi invitato a tradurre il non scritto, a leggere tra le righe, in profondità, per riuscire a cogliere anche i segnali deboli che emergono nella raccolta dei dati. “I dati raccolti e valutati in base ad un obiettivo vanno poi inseriti in un contesto”. “Contestualizzare -ha proseguito – è un’attività complessa perché il contesto è mobile, essendo influenzato da una molteplicità di fattori”. Battaglia ha poi commentato una serie di video affermando che l’attività investigativa porta, molto spesso ed inevitabilmente, all’estero. Ciò accade soprattuto nelle attività di contrasto alle organizzazioni criminali. In questo quadro, le difficoltà maggiori derivano dalla necessaria collaborazione internazionale “che deve essere migliorata, non solo con i Paesi che consideriamo del terzo mondo, ma anche, ad esempio, con nazioni avanzate, specie dove non esiste una legislazione specifica sull’associazione mafiosa e le stesse forza di polizia hanno competenze diverse da quelle italiane. Tanto è vero -ha detto- che in Germania sono stati puntati i riflettori sulla ‘ndrangheta dopo il 15 agosto 2007, dal giorno della strage di Duisburg. “La ‘ndrangheta – ha ricordato – pensa globale ma ne rimane in Calabria il cuore pulsante, le famiglie di origine, dal quale deriva la gerarchia interna, evitando vuoti di potere come è accaduto in altre Regioni”. Illustrando la proiezione del video della cattura del latitante Girolamo Facchineri, che ha mostrato la Calabria invisibile dei bunker, Battaglia ha spiegato che “Per individuare i capi ‘ndrangheta occorre svolgere indagini minuziose, vivere e conoscere la realtà dei luoghi delle indagini. In questo -ha rassicurato- è difficile trovare nel mondo forze di polizia con le modalità operative e la mentalità di quelle italiane”. Concludendo, il colonnello ha affermato che “Il vero problema -molto sentito anche nelle collaborazioni internazionali- è il tema dei costi della sicurezza. In questo senso l’intelligence è uno strumento fondamentale perché fornisce una lettura predittiva che consente il miglior impiego delle risorse, soprattutto di carattere economico”. Ha infatti rilevato che gli Stati Uniti spendono circa 700 miliardi di dollari per la difesa, ma con scopi produttivi, cioè per sviluppare pratiche e tecnologie da vendere poi al resto del mondo. In definitiva, richiamando la sua esperienza oltre Atlantico, Battaglia ha affermato che “gli Usa utilizzano gli investimenti sulla sicurezza come volano per la supremazia americana nel mondo”.