Intelligence, Andrea Margelletti al Master dell’Università della Calabria: “L intelligence è attualità e storia, politica e memoria”.
Rende (24.2.2020) – Andrea Margelletti, Presidente del Centro Studi Internazionale di Roma, ha tenuto una lezione al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. Margelletti ha introdotto dicendo che “il concetto dell’intelligence è necessariamente collegato con l’interesse nazionale, considerando che una singola informazione non stravolge mai lo scenario, ma lo puntualizza”. In tale quadro, ha illustrato il ruolo dell’analisi che “compie un esercizio intellettuale poichè il suo compito non è solo raccogliere l’informazione, quanto la capacità di ragionare”. In tale quadro, ha ricordato che “la situazione è una fotografia dell’esistente, mentre l’analisi è un dipinto: sotto questo profilo, l’analista è più un artista che uno scienziato perché il lavoro di analisi è frutto di cultura, visione, valori, umori”. Il docente ha poi ricordato che è importante raccogliere le informazioni rilevanti in modo mirato e che il metro per valutare la qualità dei servizi è l’Interesse Nazionale, di cui sono espressione. A questo punto ha illustrato come “l’operatività, la mentalità, l’approccio dei Servizi come quelli della Gran Bretagna, della Francia ma anche della Turchia, dell’Iran, dell’India e della Cina, sono quelli di Paesi che sono stati Imperi, cioè sono stati abituati a ragionare su larghe distanze e su lunghi periodi”. La proiezione e la visione dell’intelligence, ha ribadito, “vanno al di là delle maggioranze politiche del momento, in quanto rappresentano il Deep State, cioè la necessaria continuità dello Stato”.
“La qualità di un servizio – ha ribadito – dipende dalle indicazioni che riceve, sia nella politica interna che nella politica internazionale, ma non bisogna affidarsi al buon senso dei Servizi che suppliscono spesso all’assenza di indicazioni, perché l’intelligence si muove per obiettivi e quindi è più pertinente all’interesse nazionale, mentre il politico opera per il consenso immediato. In questo quadro, l’interesse nazionale richiede una visione e una elaborazione politica”
Margelletti ha quindi affrontato il tema caldo della collaborazione a livello europeo, nell’ambito delle forze armate, delle forze di polizia e delle agenzie di intelligence, che sono tutti strumenti di sovranità nazionale. A tale riguardo, ha evidenziato che tali strumenti preliminarmente hanno bisogno dell’esistenza di un governo europeo, per essere adoperati”.
Il docente ha poi parlato dell’influenza russa in Europa. “Con un approccio superficiale – ha detto – si poteva ritenere che l’influenza dell’allora URSS potesse essere maggiore prima del 1989, mentre oggi la presenza della Russia è diventata molto molto penetrante ma con strumenti diversi. Infatti, alla Russia rimane la sua visione imperiale, che per essere compresa ha bisogno di essere inquadrata dal punto di vista storico, poiché solo in questo modo riusciamo a capire da dove veniamo e dove andiamo”.
Margelletti ha quindi parlato del valore delle informazioni riservate che “sono importanti perché riescono ad illuminare lo scenario di fondo, però l’elemento più importante rimane sempre il ragionamento, che non va orientato verso obiettivi immediati”.
Il docente ha quindi coinvolto gli studenti formando due gruppi di lavoro: al primo è stato chiesto se l’Italia fosse una potenza continentale o marittima; al secondo perché, dopo l’11 settembre, gli eserciti occidentali abbiano incrementato in maniera rilevante l’acquisto di pistole. In entrambi i casi, ha invitato a ragionare per cogliere gli aspetti generali.
I risultati dei gruppi di lavoro sono stati particolarmente interessanti. Nel primo caso è emerso che “l’Italia non è mai stata una potenza continentale per due ragioni: per la ridotta popolazione, divisa fino al 1860 in tanti piccoli Stati e per la geografia che rendeva difficili gli spostamenti degli eserciti.
Non siamo mai stati neanche una potenza marittima benché la nostra forza sul mare sia stata rilevantissima in alcuni periodi storici, quando Venezia competeva con Bisanzio. Però, eravamo pur sempre una potenza regionale, operante nel Mediterraneo, che si identificava in città più che in nazioni.
Nel secondo caso, si è rilevato che dopo l’11 settembre, gli Stati Uniti d’America e i loro alleati occidentali hanno spostato il teatro di guerra verso i Paesi del “Grande gioco”, dominati da società tribali. Quindi, chi andava a dialogare con i maggiorenti di queste comunità per costruire relazioni durature doveva essere armato di pistole, come fatto simbolico e in parte anche pratico. In definitiva, Margelletti ha fatto riflettere gli studenti su questi temi, inquadrando l’intelligence per quello che deve essere: il raccordo tra attualità e storia, politica e memoria.