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Intelligence, Alessandro Politi al Master dell’Università della Calabria “L’interesse nazionale tra le due grandi appartenenze NATO e UE e le sfide del metaverso”.

Rende (21.1.2022) – Alessandro Politi, direttore del NATO Defense College
Foundation, ha tenuto la lezione “Interesse nazionale tra Alleanza atlantica e
UE nelle sfide del metaverso” nell’ambito del Master in Intelligence dell’Università
della Calabria diretto da Mario Caligiuri. Politi ha esordito dicendo] che parlava a titolo
personale e non della NATO,
del]le sue agenzie, stati membri o partner. Ha affermato che il] ciclo dell’intelligence
non è lineare o vuoto come nei casi scuola, perché vi sono molti cortocircuiti tra
differenti fasi (decisione, direzione della ricerca, ricerca, analisi, preparazione del
prodotto) e perché l’asse intorno al quale ruota è la decisione politica. Ha così chiarito
che il decisore politico non è un cliente (il quale acquista un prodotto in serie),
ma un committente che richiede e necessita di un prodotto su misura.
Il professore ha quindi definito il decisore politico come un incrocio tra interessi
nazionali, personali, politici e di lungo termine tra i quali è necessario trovare
un equilibrio, interrogandosi sui destinatari delle sue scelte.
Ha quindi fornito, tra le molte esistenti, una definizione di intelligence intesa
come “sfera del sapere e un sottosistema di potere, il cui scopo è la ricerca,
la raccolta e l’analisi di informazioni pertinenti per assistere il decisore”. È dunque
un sapere, non un’opinione o una percezione o un sentiment, che però deve essere
realizzato nel risultato finale in un prodotto breve, chiaro e predittivo. Interessante
a questo riguardo il rapporto fra politica, scienza, intelligence ed info ops durante la
pandemia in corso.
Alessandro Politi ha poi esaminato come esempio la modalità di comunicazione
del]l’intelligence in ambito politico, facendo riferimento al Rapporto del COPASIR
sulla politica energetica che è solo testo e sarebbe stato più
leggibile con l’ausilio di eventuali grafici e tabelle, e alla Relazione del DIS
del 2020 che ,a mio avviso, non assegna la priorità ai vari settori di intervento,
riportando di anno in anno quasi gli stessi capitoli.
Successivamente, ha considerato l’impatto politico delle piattaforme che non
è neutro. “La sospensione – ha affermato Politi – di Trump da Twitter è un vulnus
costituzionale molto grave a prescindere dai punti di vista sul singolo politico”.
Si è così soffermato su Facebook Protect che intende proteggere gli attivisti e le
figure pubbliche dalla penetrazione informatica, solo che questa protezione
non è richiesta e “può, sotto certi aspetti, rappresentare una forma di
profilazione non commerciale e quindi di schedatura politica”.
Politi ha poi illustrato i concetti di geopolitica e geoeconomia, definendo
l’una come “la proiezione consapevole di un progetto politico su uno spazio geografico”
l’altra la “proiezione consapevole di un progetto economico
su uno spazio geografico”.
Si è soffermato sul rapporto tra interesse nazionale e NATO e UE.
Mentre in astratto la definizione dell’interesse nazionale è chiara ed il processo di
definizione è istituzionale, nella realtà sono spesso i gruppi di pressione a determinare
di fatto l’interesse nazionale, per cui più questi sono organizzati più sono
in grado di definirlo. “L’interesse nazionale – ha chiarito Politi – comunque è difficile
da dipanare in qualsiasi Paese”.
“Non è vero- ha precisato il docente- che dalla fine della Seconda guerra mondiale
l’Italia non abbia avuto un interesse nazionale. Ha seguito – ha illustrato Politi
– due linee strategiche molto chiare: l’ancoraggio atlantico ed europeo e la
diversificazione delle fonti energetiche da cui approvvigionarsi, anticipando
quello che sarebbe poi stato definito Neoatlantismo (essenzialmente la continuità
dopo un’apparente parentesi meno allineata)”. Questo interesse ha avuto come
terza componente e come pilastro portante il sistema delle partecipazioni statali,
senza le quali il “miracolo italiano” sarebbe stato impossibile e che ha costruito
con mezzi pubblici un’infrastruttura economica che nessun privato avrebbe potuto
e voluto realizzare.
Politi ha poi evidenziato dove può essere rinvenuto l’interesse nazionale e l’ha
collegato con la qualità della formazione della classe dirigente e di chi la assiste.
Tra gli interessi nazionali,quello europeo e della NATO vi sono aspetti
convergenti e divergenti. Nelle crisi tradizionali esso è convergente, mentre nella
gestione dell’economia e della concorrenza commerciale esso è spesso divergente,
anche dopo l’intermezzo della presidenza passata. Il problema della UE è che manca
di una forte linea politica, ha organi di peso diseguale (la Commissione ha perso
molto potere e l’Europarlamento è meno rilevante di quanto desiderabile, mentre
il livello intergovernativo è ormai dominante) e nella gestione delle crisi è relativamente
modesta, anche se invece ha un peso massimo nel settore economico e
commerciale. La NATO invece è concentrata sulle sue missioni di sicurezza e
difesa, ma rischia (come la Commissione) una forte burocratizzazione per mancanza
di sufficiente impulso politico.
Alla fine si è concentrato sull’interesse geoeconomico italiano, spiegando come le
eccellenze italiane si affermino sul mercato globale spesso senza intervento
pubblico, nonostante la retorica corrente. “Sul digitale – ha
affermato Politi – non siamo abbastanza attrezzati propositivi rispetto alla sfida
delle grandi ditte transnazionali, nonostante i notevoli passi fatti in avanti come la
definizione del perimetro di sicurezza nazionale informatica e la creazione
dell’Agenzia per la Cibersicurezza Nazionale”.
Infine, ha posto il tema del metaverso che è l’integrazione totale del mondo virtuale
con quello fisico. Si è posto l’interrogativo su chi gestisca il metaverso, visto che per ora
è controllato da chi realizza e amministra la piattaforma, e se riuscirà a diventare
uno strumento di conoscenza oppure di condizionamento. Su questo tema
l’interesse nazionale è ancora assai indefinito, mentre deve continuare non solo a
trovare un punto d’equilibrio fra Unione Europea e NATO, ma anche aumentare
il suo peso in queste due essenziali istituzioni.