Indagine Cresme sul superbonus. La quota maggiore e’ rientrata al fisco
Volete sapere chi ha guadagnato più di tutti col Superbonus? Sicuramente lo Stato! Questo è quanto emerge dai dati di uno studio dell’istituto di ricerche Cresme. La quota maggiore degli introiti, infatti, è finita nelle casse del fisco.
Le aziende hanno beneficiato solo per il 21,8% dei totali 97 miliardi di euro di erogazioni in incentivi, il settore servizi con il 26%, diviso tra progettazione e consulenze di varia natura, e tra i soggetti beneficiari ci sono anche le banche e gli intermediari finanziari. Infine, il 12% circa all’industria manifatturiera che ha fornito i materiali.
La percentuale più alta, pari al 34% circa, è rientrata allo Stato sotto forma di tasse: Iva, Ires e Irpef dei lavoratori.
Oggi, che sul Superbonus si sono concentrate le critiche del governo, noi riteniamo che sia necessaria una proroga di almeno sei mesi che consenta il completamento dei lavori già iniziati.
Questo perché il termine di fine anno è assolutamente improponibile e, se non dovesse intervenire una proroga, le conseguenze potrebbero essere molto pesanti non solo per le imprese e per le famiglie che hanno beneficiato del Superbonus ma per tutto il sistema economico.
È difficile in questo momento quantificare i cantieri aperti che rischiano di rimanere incompleti.
Ma parliamo di migliaia di cantieri! Molti dei quali avviati in Calabria.
Gli ultimi dati Enea, usciti a fine ottobre, ci dicono che ci sono 12 miliardi di lavori nei cantieri ancora da terminare.
Proprio per questo chiediamo che venga fatta una chiusura ordinata e graduale del Superbonus 110%, senza creare una situazione che sarebbe ben più costosa per la collettività di una semplice proroga.
Il danno che si potrebbe creare, qualora questi cantieri non venissero conclusi con l’aliquota originaria del 100 o del 90%, sarebbe molto oneroso, intanto creerebbe contenziosi tra le imprese e i condomini. Le imprese rimarrebbero bloccate per l’intera parte di produzione del 2024. Ci saranno di nuovo cantieri fermi, situazioni in cui, non completandosi i cantieri, i condomini saranno costretti a restituire allo Stato addirittura gli stati d’avanzamento precedenti già pagati. Per questo ci vuole una chiusura ordinata della misura.
Senza un intervento avremo famiglie in difficoltà, che saranno costrette a impegnare i loro stessi appartamenti per riuscire a pagare, ci saranno imprese che salteranno e migliaia di lavoratori in cassa integrazione. Tutti costi che, in ultima analisi, ricadrebbero sullo Stato.
In questa fase assai delicata occorre una manovra strutturale, che sia in grado di affrontare e risolvere il problema dei consumi energetici dei nostri edifici, anche alla luce degli impegni assunti dall’Italia in Europa. E’ urgente una manovra che metta il nostro Paese nelle condizioni di adempiere agli impegni assunti in sede europea, contenendo i consumi energetici. E’ urgente, infine, un piano strategico che attivi investimenti a partire dagli edifici pubblici.
Maria Elena Senese
Segretario generale
FenealUil Calabria