“Impegno per Condofuri” e “Basta vittime sulla SS106” ricordano i morti della strada rilanciando l’impegno per sicurezza e sviluppo
Condofuri rilancia l’impegno per una SS106 che garantisca la sicurezza delle persone e lo sviluppo dei territori, senza dimenticare il ricordo delle vittime. Infatti, sabato pomeriggio, al centro giovanile “Padre Valerio Rempicci”, il laboratorio civico “Impegno per Condofuri” e l’associazione “Basta vittime sulla SS106” hanno dato vita ad un incontro che ha abbinato la proposta alla memoria, avvenuta attraverso la toccante lettura dei nomi delle vittime avutesi nel tratto grecanico della cosiddetta “Strada della morte” nell’ultimo ventennio, la commovente testimonianza di una madre che ha perso due figli sull’asfalto e la preghiera per deceduti, parenti e soccorritori compiuta da padre Arnaldo Cantonetti. «Non ci fermeremo a questo incontro, ma proseguiremo ad interessarci su questo tema» hanno assicurato Carmen Nucera, esponente del laboratorio civico “Impegno per Condofuri”, e la presidente del medesimo gruppo animato dall’ex sindaco Salvatore Mafrici, Stefania Modafferi. «Sulla SS106, nel 2013 ci sono state 21 vittime, 14 nel 2014, 22 nel 2015, 32 nel 2016, 17 nel 2017 per un totale 106. Nel Reggino, dove il tratto più mortale è quello fra Reggio ed Ardore, si sono avuti 29 decessi negli ultimi 5 anni, dei quali il 66% ha visto coinvolte persone con meno di 55 anni. Tra Reggio e Monasterace, si muore non solo d’estate quando c’è più flusso, quindi le criticità sono forti. Lo Stato ha speso 160 milioni di euro come costo sociale per le 106 vittime, mentre investe solo un terzo per interventi infrastrutturali. È necessario mobilitarci per un ammodernamento della SS106, nei tratti rinnovati a quattro corsie non ci sono più vittime e c’è maggiore sicurezza. I sindaci dell’Area Grecanica si uniscano, ragionino su un possibile nuovo tracciato e sollecitino le istituzioni» è un estratto dell’ampio e dettagliato intervento del presidente dell’associazione “Basta vittime sulla SS106” Fabio Pugliese, che all’analisi del drammatico fenomeno che colpisce l’intera fascia ionica calabrese ha unito l’esortazione ai primi cittadini grecanici a fare rete per individuare soluzioni ed avanzarle ai livelli istituzionali più alti. «I numeri delle vittime sono un bollettino di guerra. Il tema delle infrastrutture e quello della SS106 sono comuni, sono oltre gli steccati politici. Vanno messi al centro del dibattito nazionale, perché fondamentali per la fascia ionica. Servono azioni alternative nell’immediato, come l’incentivazione del ferrato, come abbiamo fatto, ma pure dei controlli e della cultura della sicurezza stradale. Il percorso è lungo, ma va fatto perché ci sono in gioco la vita delle persone e lo sviluppo dei territori» ha detto il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto. «La SS106 è una ferita per il nostro territorio, mortificato da decenni. Non possiamo più derogare questo problema per le nostre comunità, ostacolo allo sviluppo. Non servono opere faraoniche, ma azioni strategiche. Lo dimostra l’intervento che ha cambiato il volto della Locride in termini di sicurezza e mobilità: il tratto fra Locri e Caulonia. Ma non si possono aspettare 30 anni per realizzarlo, come accaduto» ha affermato il sindaco di Caulonia e consigliere della Città metropolitana Caterina Belcastro. «A Crotone, quando abbiamo affrontato la questione 106, abbiamo capito che i precedenti governi avevano parlato solo di una mini variante da pochi chilometri e tanti euro e che, invece, dobbiamo puntare ad una vera variante a doppia corsia. Occorrono interventi per evitare morti e per creare sviluppo, allontanando ipotesi di opere inutili, costose e deturpanti. I cittadini si attivino» sono state le conclusioni del deputato calabrese del Movimento Cinque Stelle Elisabetta Barbuto all’incontro patrocinato da Consiglio regionale, Città metropolitana e Comune di Condofuri e al quale è intervenuto portando i saluti in rappresentanza della locale amministrazione l’assessore Carmelo Mesiani.