Immunità di gregge? Praticamente è impossibile… Al. Tallarita

Leggendo un articolo, ho avuto la conferma dei sospetti che cominciavo ad avere, analizzando alcuni dati. Sulla possibilità del raggiungimento dell’immunità di gregge. Che in teoria, dovrebbe essere raggiunta se si vaccinassero tutti. Ben sappiamo che non sarà così, tra patologie incompatibili, fragilità, intolleranze o anche per non accettazione del potenziale preventivo del vaccino. E per varie altre ragioni. Discusse da molti epidemiologi e immunologi.
E infatti nell’articolo della rivista Nature, che leggo e riporto qui, proprio come quella teorica sia una soglia non raggiungibile in pratica, per sconfiggere la patologia di Sars COV 2. Per esempio, il 50% della popolazione israeliana è stata vaccinata, ma l’immunità di gregge non è stata raggiunta. Intanto le vaccinazioni aumentano nel mondo. Su quanto durerà la pandemia non ci sono certezze. E il raggiungimento dell’immunità al virus, per arrestarne la trasmissione, non è probabile. La normalità a cui ci si abituerà avrà a che fare con una realtà nuova. Meno spostamenti, tesserini-passaporto sanitari, tamponi e controlli. Chi lavorerà in smart working saranno facilitati per gli spostamenti. Ma di certo tra vittime e crisi economiche, il fermo sarà sistemico. E ciò anche a favore di un minore inquinamento, che ha la sua responsabilità nella maggiore aderenza del virus, in talune zone inquinate. Inizialmente si parlava dell’immunità del 60-70% della popolazione grazie alla vaccinazione o ad un’esposizione al virus. Ma le teorie sono state già riviste.
Uno studio Path to Normality (già: Herd Immunity) del Dr. Youyang Gu, sostiene che l’immunità di gregge risulta improbabile oltre che per quanto detto, anche per l’emergere di nuove varianti e anche per il fatto che per i minorenni non vi sia ancora nessun vaccino.
E molti epidemiologi sono della stessa idea, come Lauren Ancel Meyers, direttore Università del Texas ad Austin COVID-19 Modeling Consortium. E allora diventerà una malattia endemica proprio come l’influenza.
Attualmente i vaccini Moderna e Pfizer-BioNTech contro il COVID-19 sono prevengono le malattie sintomatiche.
La certezza però, che siano di protezione contro l’infezione, manca. E ne quanto, dai dati attuali, impediscano la trasmissione del virus, non è certo. Nonostante le buone prospettive. E questo significa che, solo con il vaccino che blocca la trasmissione, fatto a chiunque, cosa materialmente impossibile, l’immunità di gregge si rivelerebbe utile. Anche perché inoltre, non vi è una distribuzione uniforme. Sulla diffusione del virus e la fine delle catene di trasmissione, restano ancora molti dubbi. L’epidemiologo Matt Ferrari del Center for Infectious Disease Dynamics di University Park della Pennsylvania State University dice che in teoria, una campagna globale coordinata, avrebbe potuto frenare la pandemia. Cosa non fattibile, su scala globale. Dove invece tale veloce diffusione, è proprio stata facilitata dalla dimensione della vita sociale ed economica globale.
Vediamo in particolare le conseguenze di questa disparità. Israele dopo un accordo con Pfizer-BioNTech per più dosi in cambio dei dati dei vaccinati ..in Italia scatterebbero le manette, vaccina tutti già a dicembre 2020. Il 50% della popolazione si vaccina, ma i giovani no. Sostiene Dvir Aran, biomedico a Technion, Israel Institute of Technology di Haifa.Intanto Israele Libano, Siria, Giordania e Egitto non sono neppure al 1% delle popolazioni. Negli Stati Uniti, la vaccinazione avviene in modo irregolare nei vari Stati. E inoltre, da censimento, il 24% delle persone ha meno di 18 anni e questi non possono ricevere il vaccino. Per cui senza il 100% degli over 18 vaccinato, il 76% di immunità nella popolazione, non sarà raggiunto.

Sono molti i paesi, in cui la distribuzione del vaccino è basata sull’età e la priorità data alle persone anziane, che sono più alto rischio. Anche perché le sperimentazioni sui minori sono ancora in corso.

Inoltre sottolinea Bansal, va considerata la struttura geografica dell’immunità di gregge. Perché le comunità non sono isole. Per esempio pur con un alto tasso di vaccinazione come in Israele, se i paesi circostanti non fanno lo stesso e le popolazioni si mescolano, possono nascere nuovi focolai. Infine le varianti, che modificano l’equazione dell’immunità di gregge. Più tempo giova per contenere la trasmissione del virus, così con più velocità si trasmettono le varianti. Lo sostiene in particolare l’epidemiologa di Los Alamos National Laboratory nel New Mexico, Sara Del Valle. La vaccinazione può impedire anche le varianti ma, l’irregolarità della distribuzione dei vaccini è un problema. Inoltre saranno gli stessi vaccini a creare quelle pressioni evolutive che sono alla base delle varianti. Dice Dr. Ferrari che una maggiore immunità può creare una pressione selettiva, a favore delle varianti, che potrebbero infettare le persone già immunizzate. Importante sarà inoltre capire la durata dell’immunità derivata dai vaccini, e se siano necessari i richiami. Per esempio comunica l’immunologa Ester Sabino dell’Università di San Paolo, in Brasile, nella città di Manaus, si infetta oltre il 60% della popolazione, a maggio, sufficiente per portare alla soglia dell’immunità di gregge. E invece sono ritornati i casi, per l’arrivo a gennaio, di una nuova variante la P1. A gennaio, i militari avevano distribuito il vaccino, CoronaVac di Sinovac Biotech. Le persone infettate sviluppano una certa immunità al virus. Ma non si sà quanto duri. L’immunità potrebbe non durare per sempre. E l’immunità di gregge considera tanto i vaccini quanto l’infezione naturale, nel processo di immunità individuale. Ancora mancano i dati certi dicemil Dr. Bansal. Le persone tenderanno a tornare a comportamenti pre-pandemici. Dopo che ci sono stati nuovi comportamenti a cui abituarsi, dall’indossare la mascherina all’allontanamento sociale. I vaccini, sostiene Dr.Aral, potrebbero cambiare il comportamento umano, nel senso di abbassare la guardia, e interagire con più persone. Anche senza quei comportamenti adottati di protezione e distanziamento. E invece, afferma il Dr. Del Valle, per interrompere la trasmissione, il contatto sociale va limitato, mantenendo comportamenti di protezione. Dall’uso della mascherina alla distanza, che aiuta a ridurre la diffusione anche delle varianti, durante la somministrazione dei vaccini. Tali misure, lo dicono a più voci, sono importanti. E anche volendo dopo la famigerata immunità di gregge che non esclude la creazione di nuovi focolai. Come sostiene anche il Dr. Scarpino. Basta vedere come l’influenza stagionale quest’anno, non si sia trasmessa se non in modo blando, proprio grazie a questi sistemi di protezione sociale. Come l’uso della mascherina il distanziamento sociale. Solo la fine della trasmissione del virus può riportare alla normalità. La prevenzione, afferma Stefan Flasche, epidemiologo a London School of Hygiene & Tropical Medicine, è importante contro le malattie gravi e mortali. E con le informazioni che si hanno sul COVID-19, solo per dare a raggiungere l’immunità di gregge attraverso i vaccini, è improbabile. Il vaccino è un sorprendente sviluppo, ma è improbabile che fermi completamente la diffusione. Vaccinare le persone vulnerabili, i dati dicono, che abbassi, tanto i ricoveri quanto le morti per COVID-19. Per la diffusione sarà comunque il comportamento sociale ad essere fondamentale. E piano piano, la forza di contagio della malattia, potrà probabilmente diminuire la sua virulenza. I nostri comportamenti collettivi, sociali, si rivelano dunque, anche in questo momento fondamentali.