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Il romanzo “Il cacciatore di meduse” di Ruggero Pegna chiude il suo tour estivo agli “Incontri Silani”.

Dopo un’intensa estate di appuntamenti, il romanzo “Il cacciatore di meduse” di Ruggero Pegna (Falco Editore) sarà presentato domani sera nella sesta rassegna di letteratura nazionale “Incontri Silani”, organizzata da Egidio Bevilacqua e Stefania Fratto.
L’incontro si terrà al PalaSila di Moccone di Camigliatello alle ore 18 e prevede, oltre alla partecipazione dell’autore, gli interventi di Cinzia Falcone, presidente Animed (Associazione Nazionale Interculturale Mediterranea), Maria Simone, esperta in scienze politiche e Rosalbino Turco, docente di storia e filosofia.
Durante l’estate, “Il cacciatore di meduse” ha animato numerosi incontri letterari e dibattiti aventi per tema migranti e diritto al futuro, accoglienza, integrazione, razzismo e ogni aspetto socio-umanitario connesso: da Vibo Valentia a Tresilico di Oppido Mamertina, da Cardeto (per il “Progetto New Frontiers – Sprar Cardeto”) a Serra San Bruno, all’interno del Santuario Regionale Santa Maria del Bosco, per organizzazione della Lidu (Lega Italiana per i Diritti Umani) di Vibo Valentia.
Il mondo visto con gli occhi di un bambino somalo e dei suoi amici immigrati e miseri di ogni parte del mondo, il viaggio, la solitudine, la speranza, raccontati in modo originalissimo e commovente nel romanzo, hanno catturato l’attenzione di associazioni, soggetti istituzionali e pubblico. Numerosi anche gli ennesimi riconoscimenti ricevuti questa estate, dal Premio Calabria d’Autore di Acri, al Premio San Francesco Saverio di Tessano di Dipignano.
Nel 2017, “Il cacciatore di meduse” è stato anche inserito tra i tredici libri consigliati dalla World Social Agenda della Fondazione Fontana di Padova a studenti e docenti delle scuole secondarie di secondo grado.
Il romanzo, difatti, è già stato introdotto in molti istituti scolastici (e in altri lo sarà nel corso del prossimo anno), proprio allo scopo di discutere sui temi dell’immigrazione e del rispetto di tutte le diversità contro ogni forma di razzismo.
Un bambino somalo, l’ombra della guerra, la solitudine e la miseria, il viaggio disperato, il dramma dei migranti che, spesso, si trasforma in tragedia. C’è un microcosmo di valori, sentimenti, storie, pensieri e promesse nell’animo del piccolo Tajil, il bambino speciale capace di catturare le meduse con le mani, e in quelli dei suoi amici, miseri ed immigrati di tutto il mondo.
La commovente storia di Tajil, il bambino nero che non sapeva di essere diverso perché nel suo villaggio a Chisimaio tutti avevano il suo stesso colore della pelle, ci apre ai sentimenti, al rispetto degli altri e delle loro infinite diversità, ci apre alla bontà. E come diceva il nonno di Tajil ‘la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore’.
La storia attualissima e struggente del romanzo approda sulle coste siciliane, in riva al mare cristallino di San Vito Lo Capo, dopo l’espiazione di un viaggio massacrante, nel deserto prima e, poi, a bordo di un barcone fino a Lampedusa.
“C’è un pezzo di storia dei nostri tempi, l’avventura dei migranti vista con gli occhi di chi la vive, rischiando la vita stessa e sognandone una diversa e migliore! E’ un romanzo che ribalta il punto di vista. Qui a parlare sono proprio loro, i miseri ed emarginati del pianeta…”, dice Ruggero Pegna, colpito nel 2002 da una leucemia fulminante a poche ore dal matrimonio, superata miracolosamente e raccontata nel precedente romanzo (“Miracolo d’Amore” – Rubbettino Editore).

“E’ una storia che mi ha commosso e fatto sorridere. Nonostante le sue circa quattrocento pagine è una grande poesia, un romanzo attuale e pieno di umanità. Una storia bellissima che, in questi giorni, dovrebbero leggere tutti, un autentico romanzo di formazione!”, ha affermato il professore Paolo Maulucci, storico e ricercatore, Presidente di giuria al Premio Co.re.Cultura assegnato lo scorso novembre al romanzo.
“Il cacciatore di meduse – sottolinea l’editore Michele Falco – racconta in modo emozionante e commovente l’incredibile dramma dei migranti, le sofferenze e i sogni di chi è misero o diverso, discriminato per il suo stato di povertà o per il colore della pelle”.
Una storia dei nostri giorni, tra fiaba e realtà, che appartiene a tutti noi, incastonata nella storia mondiale degli ultimi anni: dall’elezione di Obama, primo presidente americano di colore, all’appello di Papa Francesco alla Comunità Internazionale.
In un momento storico dominato dalle tragedie dell’intolleranza, dell’odio e del fanatismo terroristico, “Il cacciatore di meduse” parla di umanità e sentimenti, di uguaglianza tra uomini di ogni fede, razza e colore. Un libro struggente e attuale, una sorta di fiaba contemporanea, che ripropone il valore controcorrente del rispetto verso gli altri e la ricchezza della contaminazione tra diverse culture, affascinando anche i lettori più giovani.

«Io sono un bambino nero. Non so perché il mio colore è questo, ma sono contento lo stesso, perché somiglio a mamma, al nonno e a tutti quelli di Chisimaio. Se ero bianco, mi sarei vergognato sicuramente di stare là. Ora che sono grande e sono qui, non mi importa nulla se qualcuno mi chiama negro. Sono vivo e felice. E questo è bellissimo. Un nero vede il mondo come lo vedono i bianchi, perché gli occhi di tutti sono uguali, se non sono malati come quelli di certi vecchi. Durante il viaggio ho visto che, avvicinandoci all’Italia, la gente si scolorisce, fino a essere bianca del tutto quando si arriva qua. Non so il motivo e nessuno me lo sa dire. », scrive Tajil in uno dei suoi temini, a scuola di italiano.
«La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia. […] Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore… Ogni capanna è un castello se ci sono dentro la pace, la salute e l’amore!».