Il dramma dei 7.000 tirocinanti calabresi: Viviamo quotidianamente il malessere della precarietà sulla nostra stessa pelle.
Il dramma dei 7.000 tirocinanti calabresi, prosegue inesorabilmente agli occhi di chi potrebbe fare qualcosa ma preferisce giustificarsi con quel che posso. Perché se la precarietà non permette di assicurare quotidianamente quello stretto necessario per vivere e la mancanza di quelle garanzie che diano dignità alla categoria lavoratore, i 7.000 tirocinanti calabresi vivono nell’affannoso respiro di quelle prospettive continuamente negate in termini di quelle garanzie lavorative future che soltanto una stabilizzazione lavorativa potrebbe assicurare a queste persone che operano presso Enti Pubblici e Privati e presso Ministeri (Giustizia,Miur,Mibact). Si continua a tralasciare l’importanza dei servizi quotidianamente resi da queste persone in settori dove la carenza cronica di personale limiterebbe (e non poco) la fattiva risposta alle esigenze del singolo cittadino calabrese che altrimenti verrebbe notevolmente limitata dalla mancanza della forza lavoro quotidianamente assicurata con passione e dedizione dai circa 7.000 tirocinanti calabresi, madri e padri di famiglia, giovani e meno giovani, nei settori in cui appunto operano. Nonostante ci sia stato un timido interessamento da parte di alcuni esponenti politici (come l’incontro tenuto a Roma da una delegazione di tirocinanti calabresi con il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano), ad oggi manca una vera e propria presa di coscienza della gravità della vertenza dei 7.000 tirocinanti calabresi, costantemente tenuti al palo e ricattati con vane promesse da sedicenti appartenenti a classi politiche indefinite in vista di campagne elettorali, per poi trovarsi soltanto mura e cemento da rendere un qualsiasi incontro con tali soggetti nel seppur minimo confronto proficuo per i circa 7.000 tirocinanti calabresi. A ciò si aggiunge attualmente il varo da parte della Regione Calabria di un comunicato che non contempla una seppur minima indennità, nel caso in cui il loro servizio andrebbe incontro ad una interruzione per emergenza Covid-19. La vertenza dei 7.000 tirocinanti calabresi, necessità di risposte e di soluzioni concrete e dovrebbe essere l’esempio che soltanto nello sforzo e nel sacrificio trova appagamento qualsiasi essere umano, ancor meglio se tutto trovi una volta per tutti quel giusto riconoscimento, in una terra già martoriata dai notevoli flussi migratori di numerosi cittadini calabresi (soprattutto giovani) affinché il diritto al lavoro diventi un optional e non un vanesio ricatto soltanto in vista di campagne elettorali. Seguiranno aggiornamenti…