Il Dott. Pino Pardo trapiantato di Rene invita tutti alla donazione degli organi
Innanzitutto devo dire che il mio stato di già dializzato, e ora di trapiantato renale, mi fa vivere in empatia con i pazienti. Il problema principale è la carenza di organi, dovuta alla richiesta crescente di trapianti ed alle lunghe liste di attesa. Gli organi donati – meravigliosa dimostrazione di altruismo sono quindi provvidenziale risorsa che nelle mani del Medico – danno “nuova” speranza di vita ai fortunati pazienti idonei al trapianto.
Ci sono malati in dialisi da molti anni, le primavere sfioriscono e, mentre tutto scorre, restano
in attesa di rene per il trapianto; il segreto della loro speranza è la volontà di uscire, da quel tunnel di melanconica sofferenza, con resilienza.
Nel trascorso decennio si è registrato un progressivo aumento delle donazioni, ma
disinformazione, pregiudizi, dubbi, timori, individualismi non consentono di colmare il divario fra fabbisogno di trapianti e interventi realizzati, con la conseguenza della perdita di molte vite che potrebbero essere salvate. Il pensiero della donazione dev’essere fatto dominante del nostro vivere, diffonderlo deve essere compito della società civile solidale che riconosca il valore della vita ovvero l’esistenza di una pluralità di soggetti sociali capaci di azione autonoma e di regolazione dei comportamenti individuali ed orientati a risolvere problemi o a soddisfare esigenze comuni.
Chi dona compie il “bel gesto” umano e generoso e dimostra massima sensibilità, maturità cristiana, ricchezza interiore, apertura al prossimo. La donazione degli organi è un atto nobile e encomiabile; il presente documento intende offrire occasione di attenta riflessione, meditata ponderazione e considerazione in proposito. Il tema donazione è degno di esame scrupoloso, di un’analisi più approfondita. Anche di recente i dati pubblicati dal Centro Nazionale Trapianti del Ministero della Salute indicano che un gran numero di pazienti è ancora adesso in lista d’attesa per un trapianto di organi o di tessuti. Il mio stato di già dializzato, e ora di trapiantato renale, mi fa vivere in empatia con i pazienti e perciò ho la capacità di comprendere quelli che sono gli stati d’animo, gioia e dolore, di chi è in emodialisi, percependone quindi le emozioni, esortandoli ad allontanare la paura.
La vita è un dono ricevuto originato dall’atto di amore, e allora non possiamo non viverla come dono, questa volta da ri-donare nell’attenzione all’altro, nel prenderei cura soprattutto del più debole, fragile, malato, di chi domanda la nostra vicinanza, il nostro affetto, il nostro tempo, i nostri beni materiali e, infine, i nostri organi perché la vita continui negli altri in un’umanità che si dimostra capace di amare e fare dire al trapiantato: la vita torna ad essere bella! Quando doniamo, noi stessi esprimiamo e concretizziamo la verità che ci caratterizza come esseri umani; nella misura in cui viviamo come un dono da “spendere” per gli altri, ci realizziamo sperimentando la pienezza di una vita solidale, gioia profonda e il grande valore della donazione.
In questo triste, malinconico lungo periodo che stiamo vivendo, nelle giornate, forse, più buie del nuovo millennio in seguito alla pandemia di COVID-19 ancora in corso, stiamo comprendendo, ancor più, l’importanza di essere un’unica grande famiglia in grado di creare reti di solidarietà, i cui membri approdano fino al dono totale di sé, sull’esempio di Colui che per primo ha dato la vita per noi, e noi dobbiamo inquadrare la donazione come un “guardare ed andare oltre sè stessi”.
dr. Pino Pardo, già dializzato e trapiantato del rene