Il Decreto Cura Italia e le ricadute dirette sul mercato del lavoro in Calabria

“Situazione drammatica, per evitare la dispersione di risorse venga coinvolta la task force”

 

 

 

Uno dei riflessi più evidenti e pericolosi dell’epidemia da Coronavirus è quello sul mondo del lavoro. Soprattutto in Calabria, se non si assumono decisioni anticicliche, l’economia subirà un pesante ridimensionamento in ogni suoi settore.

 

Per limitare l’impatto dell’emergenza sanitaria sul mercato del lavoro il Consiglio dei ministri ha pubblicato in Gazzetta ufficiale, il 17 marzo 2020, il Decreto legge n. 18, “Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

Il decreto interviene con provvedimenti su quattro fronti principali e altre misure settoriali: finanziamento e altre misure per il potenziamento del Sistema sanitario nazionale, della Protezione civile e degli altri soggetti pubblici impegnati sul fronte dell’emergenza; sostegno all’occupazione e ai lavoratori per la difesa del lavoro e del reddito; supporto al credito per famiglie e micro, piccole e medie imprese, tramite il sistema bancario e l’utilizzo del fondo centrale di garanzia e sospensione degli obblighi di versamento per tributi e contributi nonché di altri adempimenti fiscali ed incentivi fiscali per la sanificazione dei luoghi di lavoro e premi ai dipendenti che restano in servizio.
Tra le misure di sostegno all’occupazione e ai lavoratori per la difesa del lavoro e del reddito, sono comprese i vari strumenti per contrastare gli effetti della emergenza sanitaria sul mercato del lavoro, con la possibilità di ricorrere alla Cassa Integrazione Guadagni in Deroga in favore dei datori di lavoro privati.

In questo quadro il Governo ha emanato le norme di riparto tra le regioni di questo ammortizzatore sociale, assegnando alla Calabria una quota pari al 3,02% delle risorse nazionali. La tabella 1 ci rende chiaro il “peso” economico di questo intervento per l’economia calabrese rispetto a quella nazionale.

 

Dato che il beneficio in deroga può essere percepito, per ogni lavoratore, per un massimo di 9 settimane, al fine di valutare la distribuzione possibile dei benefici, alla platea potenziale dei lavoratori, si prenderà a base di calcolo, il livello di retribuzione media delle 9 settimane, pari a 2.473,00 euro (tabella 2). Si ricordi, anche che: Il trattamento ordinario di integrazione salariale (D.Lgs. 148/2015) è pari all’80%della retribuzione che sarebbe spettata al lavoratore per le ore di lavoro non prestate. Il trattamento integra o sostituisce la retribuzione dei lavoratori a cui è stata sospesa o ridotta l’attività lavorativa per situazioni aziendali dovute a eventi transitori e non imputabili all’impresa o ai dipendenti, incluse le intemperie stagionali e per situazioni temporanee di mercato.

A tale proposito, l’Inps con Circolare n. 47 del 28/3/2020, al punto F – Cassa Integrazione in deroga, ha previsto le modalità di monitoraggio della spesa, stabilendo che: “Per l’anno 2020, l’importo medio orario della prestazione di integrazione salariale corrisponde a 8,10 euro, comprensivo di contribuzione figurativa e Anf).

Considerando l’insieme di questi elementi, sopra riportati: platea dei lavoratori potenzialmente beneficiari: n. 78.558 unità; dotazione finanziaria assegnata alla Calabria: 39.054.640,00 €.; retribuzione media delle 9 settimane: 2.473,00 €.; dal punto di vista dell’impatto quantitativo, si potranno verificare diversi scenari, per ognuna delle condizioni di accesso che le imprese intenderanno adottare, relativamente alla riduzione del numero di ore:

1) nel caso in cui l’orario di lavoro venga ridotto fino a “zero ore” (max agevolazione possibile):

2) nel caso in cui l’orario di lavoro venga ridotto fino al “50% delle ore”:

Se analizziamo la platea dei 78.558 lavoratori, di cui al DL 18/2020, nell’ambito più generale degli indicatori statistici di contesto del mercato locale del lavoro in Calabria, appare ancora più evidente la criticità di sistema, di carattere più generale e, quindi, non direttamente collegata all’emergenza sanitaria, con la quale misurare le politiche di intervento, messe in atto con il Decreto legge n. 18/2020.

 

Tutti gli indicatori esprimono una notevole distanza della Calabria dai livelli nazionali; di particolare rilevanza il tasso di disoccupazione, che registra valori pari a più del doppio di quello nazionale, oltre alla disoccupazione di lunga durata che registra una distanza del valore regionale, rispetto a quello nazionale pari al 12,5 %.

Sulla base dei dati analizzati, scaturiscono diversi ordini di considerazioni: l’impatto negativo stimato dal Decreto legge 18/2020, pari a 78.558 lavoratori (Tab. 1) rischia, con l’attuale disponibilità di risorse assegnate alla Regione, di non poter garantire il totale delle richieste di accesso agli ammortizzatori sociali in deroga previsti (Tabb. 3 e 4);  un considerevole bacino di lavoratori, particolarmente esposti agli effetti della crisi e a rischio di
esclusione sociale, per la fuoriuscita dal mercato del lavoro, sono anche i lavoratori contrattualizzati a Tempo determinato., che come sopra evidenziato, corrispondono a 252.164 unità, pari a circa il 76,60% del totale delle assunzioni; inoltre, il 65,00 % delle assunzioni a Tempo determinato., corrispondono ad un livello basso di competenze, dato che rende ancora più accentuata, la vulnerabilità della tenuta di tale tipologia di posti di lavoro, in un contesto, come quello attuale, di crisi economica congiunturale, resa ancora più incisiva dall’emergenza sanitaria.

Ad oggi le domande di Cigd decretate dalla Regione Calabria sono 6574, lavorate 9800. Le domande pervenute fino ad oggi sono 16787 di cui 2000 sono doppioni. In termini procedurali, una volta trasmesso il flusso delle aziende decretate, il sistema Inps acquisisce i dati trasmessi dalla Regione Calabria nelle successive 48 ore, quindi l’Istituto da parte sua effettua i controlli di competenza e rilascia le autorizzazioni alle aziende che a loro volta sono chiamate a trasmettere tempestivamente i dati dei lavoratori.

Dopo avere ricevuto l’autorizzazione dall’Inps, compete infatti all’azienda adoperarsi per l’invio dei dati delle ore di Cassa integrazione in deroga utilizzate e i dati bancari dei lavoratori, per il tramite dell’apposito Modello SR41, al fine del pagamento diretto ai lavoratori da parte dell’Istituto di previdenza con le risorse assegnate e trasferite direttamente nelle sue casse dal Ministero del Lavoro.