Il Ddl Zan si ferma al Senato, Arcigay Reggio Calabria “una delle pagine più buie della politica”
Apre così la nota di Michela Calabrò, presidente di Arcigay Reggio Calabria in merito alla votazione avvenuta a palazzo Madama per l’approvazione del Ddl contro le discriminazione determinate dall’orientamento sessuale e identità di genere, misoginia e abilismo. Una seduta che ha mostrato, forse nel modo più eclatante, la doppia faccia della politica.
“Fermato ancora prima che si potesse entrare nel merito della discussione al Senato della Repubblica. La proposta di legge, che era stata votata alla Camera lo scorso 20 novembre – ha aggiunto Calabrò – ha trovato nuovamente ostacoli per colpa dell’ostruzionismo di Lega e Fratelli d’Italia che hanno ottenuto il voto segreto per il NON passaggio alla discussione degli articoli”.
Si tratta della “tagliola”, una procedura che può condizionare, così come avvenuto per la legge contro l’omobitransfobia, la sorte di un provvedimento. L’articolo 96 del regolamento del Senato prevede che, conclusa la discussione di un provvedimento, non si proceda all’esame degli articoli e al voto degli emendamenti, cosi come da prassi, ma si areni l’intero procedimento. Fermandosi l’iter parlamentare, la votazione corrisponde alla bocciatura.
“È evidente dai numeri che si sono registrati che a tradire non siano stati solo i partiti di destra, ma anche senatori e senatrici dei partiti di sinistra”. È la riflessione della Presidente di Arcigay Reggio Calabria basata sui 154 voti favorevoli, 131 contrari e due astenuti, emersi dalla seduta.
“A palazzo Madama si è consumata una delle pagine più buie della politica del nostro Paese. Ricordo, infatti, che è dal 1996 che si tenta di approvare una legge contro l’omobitransfobia e per l’ennesima volta si registra l’incapacità politica di dare risposte concrete a chi chiede tutele e diritti”.
“Oggi abbiamo perso noi come comunità, ma ha perso soprattutto la politica che poteva dotare questo Paese di una legge contro l’omobitransfobia (già frutto di mediazione). E invece sì è preferito fare campagna elettorale sulla pelle delle persone”