Il consgliere Peda’, sull’emergenza sanita’ in Calabria

Sull’emergenza sanità in Calabria, interviene il consigliere regionale Giuseppe Pedà, proponendo “l’istituzione di incentivi per evitare che i bandi dei concorsi per reclutare medici vadano deserti, favorendo così il rientro delle figure professionali di altro livello che operano fuori regione e garantendo premialità sulle performance a tutti i medici che già lavorano stoicamente, anche sedici ore al giorno, nei nostri nosocomi con spirito di sacrificio e abnegazione. Una particolare attenzione – sottolinea Pedà- va riservata alle donne medico che vanno sostenute nella conciliazione casa-lavoro”.
“La sfida è questa: premiare la meritocrazia, rendendo appetibile il rientro alle ’menti più brillanti’ con remunerazioni commisurate all’importanza dell’attività svolta, alla professionalità e alle prestazioni. Adeguando quindi lo stipendio di quelli che tornerebbero e di tutti quelli che, con grandi sacrifici, oggi già operano all’interno dei nostri nosocomi. Anche nel corso dell’ultima seduta di Commissione Sanità, della quale faccio parte, ho avuto modo richiamare questa questione che esporrò in maniera più approfondita al Commissario ad Acta per la Sanità in Calabria, gen. Saverio Cotticelli per far rinascere il sistema salute regionale aumentando il livello qualitativo dei servizi attraverso la valorizzazione delle risorse professionali. In Calabria – evidenzia Pedà- non solo non si assume più e si tagliano i servizi ma, addirittura, anche i bandi delle aziende ospedaliere vanno deserti, specialmente quelli che riguardano la figura del radiologo e dell’anestesista. Gli ingredienti – rilancia il consigliere regionale- sono chiari: spingere con forza sulla meritocrazia in tutte le aziende sanitarie regionali; erogare premi legati al merito e alla performance con una metodica a cascata; arginare la grande fuga dei medici dagli ospedali pubblici, incentivare il rientro di quelle figure professionali di alto livello, con esperienze significative maturate al Nord Italia o all’estero, offrendo loro un incremento di stipendio. Avviare, in poche parole, un sistema di incentivazione dei medici più performanti, introducendo una decisiva premialità al merito e un principio di valutazione dell’assistenza ospedaliera, così come dovrebbe accadere in qualsiasi servizio pubblico con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria tramite una sorta di ‘effetto a catena’ legato ad un costante sistema di monitoraggio tarato sul modello già adottato in altre regioni italiane. Il sistema incentivante si distinguerebbe infine secondo categorie di medici ma anche all’interno della singola categoria con alcuni tratti comuni nell’individuazione e affidamento degli obiettivi; vi sarebbe poi la fase della valutazione e quella dell’erogazione del premio.”. L’esponente di centrodestra conclude con una considerazione: “L’esodo causato dal pensionamento massiccio dei medici del Servizio sanitario nazionaleraggiungerà proporzioni drammatiche. Mancata programmazione, blocco delle assunzioni, troppi pensionamenti. L’emergenza è dietro l’angolo: entro il 2025, in Italia, mancheranno circa 16.500 medici specialisti. Accanto a questi problemi sistemici, gli effetti della Legge Fornero e Quota 100 rischiano di accelerare la crisi. Bisogna quindi correre al più presto ai ripari con le nuove leve –sottolinea Pedà- tenendo in considerazione che il blocco del turn-over degli ultimi anni influirà anche sul trasferimento di conoscenze ed esperienze tanto necessario alla scienza medica. Quando i più anziani andranno in pensione, i giovani perderanno molte figure di riferimento e un bagaglio di competenze”.

rp l’Ufficio Stampa