“Il Cammino di sant’Antonio” nella Piana di Gioia Tauro
Sant’Antonio da Padova, celebrato il 13 giugno, è uno straordinario Santo protettore dei nativi americani, dei poveri, delle donne incinte, degli oppressi, dei viaggiatori, degli affamati, dei fidanzati, degli animali, dei pescatori, degli oggetti smarriti, dei marinai, dei cavalli, del matrimonio e della sterilità.
In particolare nella Piana del Tauro viene invocato dalle ragazze in età da marito.
Inoltre è il patrono di numerose località italiane, tra cui Anzio, Zagarolo, Conca Casale, Peia, Fusara di Baronissi, Cerreto Sannita, San Paolo di Civitate, Montefalcone nel Sannio, Giuliano Teatino, Castrignano de’ Greci, Marina di Ginosa, Santa Maria Nuova, Afragola, Lamezia Terme, Amantea, Sassari, Oppido Lucano, Ceglie Messapica, Petrizzi e ovviamente Padova.
Ma vediamo chi era questo straordinario santo.
Nato il 15 agosto del 1195 a Lisbona da genitori benestanti e nobili, viene battezzato con il nome di Fernando e cresce in un ambiente molto religioso.
Amante del silenzio e della preghiera, si ritira a soli quindici anni nell’abbazia agostiniana di San Vincenzo, alla periferia di Lisbona.
Amici e parenti lo andavano a trovare spesso, con lo scopo di distrarlo dalla sua vocazione e per questo Fernando chiede ai suoi superiori di spostarlo in un altro convento.
Trasferitosi a Coimbra, ha la possibilità di dedicarsi agli studi teologici con maggiore tranquillità; nel 1220, assiste al ritorno dei cadaveri di cinque frati uccisi in Marocco: per questo motivo, sceglie di abbracciare, l’ideale francescano.
Entrato nella nuova famiglia religiosa e prospettando per sé il martirio, chiede di essere spedito in Marocco: spinto dalla volontà di rigenerarsi completamente, cambia nome da Fernando in Antonio.
Non appena arriva in Africa, tuttavia, Sant’Antonio viene colpito dalle febbri malariche che lo colpiscono, e che lo obbligano a rivedere i propri piani. Mentre si appresta a tornare in Portogallo la nave dove lui viaggia è costretta ad attraccare in Sicilia. Antonio, quindi, giunge a Messina, dove rimane per diversi mesi: in seguito, decide di recarsi ad Assisi, dove si terrà un grande Capitolo in occasione della Pentecoste del 1121. Assegnato all’eremo di Montepaolo, vicino a Forlì, Antonio inizia a predicare e a convertire numerose persone.
Molti i miracoli: dalla predica ai pesci alla mula rimasta a digiuno per tre giorni che si inginocchia di fronte all’Ostensorio, favorendo la conversione del suo padrone precedentemente ateo. Tra preghiere, penitenze, mortificazioni e sacrifici, Antonio ha modo di incontrare, tra l’altro, il dittatore Ezzelino da Romano a Verona.
E’ il primo dei Frati Minori a insegnare, su manifesta volontà di Francesco, teologia all’Università di Bologna.
Dopo aver percorso la Francia e l’Italia, Antonio si ritira a Camposampiero, nei pressi di Padova, stanco e colpito da idropisia.
Qui il Conte Tiso ha l’opportunità di assistere a un miracolo, cioè il Bambino Gesù accolto tra le braccia del frate. Accortosi che la vita lo sta ormai abbandonando, Antonio chiede a Tiso di essere portato a Padova: lungo il tragitto, però un attacco di idropisia impone una sosta obbligata al conventino dell’Arcella.
Qui, assistito dai francescani, Sant’Antonio da Padova muore all’età di trentasei anni, sussurrando le parole “Vedo il mio Signore”.
Ebbene da Martedì 5 luglio a Venerdì 8 luglio 2022, la Diocesi di Oppido Mamertina Palmi, sarà attraversata dal pellegrinaggio a piedi “Il Cammino di sant’Antonio”, un progetto nazionale denominato «Antonio 20-22», promosso dalla Pontificia Basilica del Santo di Padova, dal ministro provinciale della Provincia Religiosa Italiana di S. Antonio di Padova dei Frati Minori Conventuali e dall’Associazione “Il Cammino di Sant’Antonio di Padova”, per la realizzazione di un cammino di pellegrinaggio a piedi da Capo Milazzo – Messina a Padova via Assisi, a 800 anni dalla predica di Forlì che lo rivelò come grande annunciatore del Vangelo.
Il cammino a piedi, lungo le strade percorse da sant’Antonio nel 1221, che porta con se una Reliquia “ex ossibus” è un’itineranza povera, a staffetta, con un piccolo gruppo di 11 pellegrini cui altri, liberamente e senza necessità di alcuna iscrizione, si possono aggregare di giorno in giorno alla partenza, affiancandosi lungo il percorso o all’arrivo di tappa per pregare insieme alla comunità ospitante. Per questo sono stati contattati i 42 vescovi delle 42 diocesi attraversate dal percorso, e a cascata le 92 comunità sedi di tappa, che stanno apprendendo dell’iniziativa in queste settimane ed entro la partenza del 30 giugno.
Un cammino di fraternità, aperto a chiunque voglia farne parte e che nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, interesserà Melicuccà, Seminara, Palmi, Gioia Tauro, il Porto di Gioia Tauro e Rosarno.
Caterina Sorbara