IGP Olio_polemiche strumentali e disonestà intellettuale
La Calabria a volte sa essere una regione decisamente strana.
Accade cosi, ad esempio, che chi partecipa a pieno titolo ad un percorso – approvandone ogni decisione – successivamente ne contesta alcune.
Il tutto corredato dalle solite roboanti polemiche e dall’attribuzione ad altri delle responsabilità che prima si sono, invece, condivise.
La vicenda è ormai nota e riguarda il riconoscimento del marchio IGP per l’olio calabrese ed in particolare la mancata limitazione relativamente alla possibilità di imbottigliamento solo all’interno dei confini regionali.
Per quanto ci riguarda riteniamo utili e necessarie alcune precisazioni, una di metodo, l’altra di sostanza.
Iniziamo dalla prima.
Quello usato da Coldiretti Calabria per sollevare costantemente polemiche e autoqualificarsi come unica depositaria della “giusta” rappresentanza delle imprese agricole ed agroalimentari calabresi è un metodo che si commenta da sé per la disonestà intellettuale che lo orienta e per gli obiettivi non detti che costantemente nasconde.
Questa organizzazione agricola ha partecipato al percorso di decisione ed alla definizione del disciplinare non sollevando il problema che oggi invece addita alla disattenzione o, con la solita eleganza che la contraddistingue, alla sciatteria degli altri protagonisti ed in particolare al Comitato Promotore ed al Dipartimento regionale.
La stessa organizzazione ha avuto a disposizione, come tutti noi, un congruo periodo di tempo per avanzare proposte di modifiche al disciplinare prima che lo stesso fosse formalmente ed ufficialmente definito; inutile sottolineare che non l’ha fatto ed oggi, mentendo, si dichiara sorpresa.
Per quanto riguarda, invece, gli aspetti di sostanza è utile sottolineare come la scelta effettuata, e cioè quella di consentire l’imbottigliamento fuori dai confini regionali, risponde ad un preciso indirizzo da parte dell’Unione Europea ed ai criteri della libera concorrenza.
D’altro canto nel percorso di riconoscimento dell’IGP si è potuto contare sul ruolo e sulle competenze dell’on. Paolo De Castro, vice presidente della commissione Agricoltura dell’Europarlamento, presente peraltro nella conferenza stampa di promozione dell’IGP tenutasi lo scorso 3 novembre.
Lo stesso De Castro da poco nominato presidente del comitato scientifico della “Filiera Agricola Italiana” promossa da Coldiretti.
La scelta dell’imbottigliamento, che in linea di principio ed anche concretamente non ci trova pienamente d’accordo, risponde in questa fase a concrete ed immediate esigenze.
Tutti sanno, infatti, che nella filiera olivicola le capacità produttive della nostra regione sono significativamente alte ma, allo stesso tempo, siamo strutturalmente deficitari per quanto attiene l’imbottigliamento e la commercializzazione.
In Calabria si produce tanto olio di qualità ma si tratta di una produzione non aggregata ed il numero complessivo delle tonnellate prodotte rappresenta il frutto di una somma aritmetica che mette assieme una quantità smisurata di medie, piccole e piccolissime produzioni.
Allo stesso modo non esistono nella nostra regione realtà di trasformazione che possano, allo stato, determinare una veloce ed immediata aggregazione del prodotto.
La scelta dell’imbottigliamento fuori regione risponde, dunque e transitoriamente, a questa storica debolezza; il sistema olivicolo calabrese da oggi in avanti, grazie al riconoscimento dell’IGP, ha la possibilità ed anche il dovere di strutturarsi meglio, razionalizzare le produzioni, aggregare le quantità e configurare linee di commercializzazione che valorizzino questa straordinaria e diffusa qualità olivicola.
Quanto poi all’operatività concreta di questo meccanismo è inaccettabile diffondere notizie strumentalmente confezionate ed orientate solo a generare confusione; l’olio calabrese è da decenni e con quantità notevolissime comprato, imbottigliato e commercializzato da realtà che non hanno sede nella nostra regione.
Per l’indicazione IGP sarà necessaria la certificazione da parte del Consorzio di Tutela con un immediato effetto sul prezzo riconosciuto ai produttori.
Naturalmente da ora in poi, ed è questa invece la prospettiva che ci interessa, tutti dobbiamo lavorare per costruire percorsi e progetti di cooperazione che consentano in Calabria di salvaguardare la qualità, aggregare in le quantità, configurare siti di imbottigliamento e commercializzazione.
Insomma, dobbiamo lavorare per configurare un sistema olivicolo regionale che assomigli a quello di altre e ben più blasonate regioni.
Agrinsieme Calabria