Giorgio Nordo (Patto per il Cambiamento): Minicuci non è leghista ma leghista dentro
Diciamolo chiaro: il candidato sindaco di centro-destra non è leghista. Sebbene Salvini lo dichiari pubblicamente tale per rivendicare con orgoglio la malaugurata idea di averlo imposto con la forza agli altri partiti della colazione, non risulta che abbia mai avuto una tessera della Lega Nord, non ci sono foto che lo ritraggano a Pontida, seminudo con un cornuto elmo celtico sulla testa (sebbene questa immagine risulti molto suggestiva), non sembra abbia partecipato ad alcun raduno padano, ne’ si ha notizia di sue abluzioni con l’acqua del sacro Po.
Tuttavia, basta una rapida scorsa della sua biografia, basta sentirlo parlare per qualche attimo e analizzare la serie di eventi e incontri che l’hanno condotto a questa insolita candidatura per poter affermare che, senza ombra di dubbio, costui è portatore di interessi leghisti, certamente extra-regionali e incarna alla perfezione, quei valori, disvalori dal mio punto di vista, di cui la Lega è impregnata fin nel profondo. Sto parlando di disvalori come l’attitudine a parlare alla pancia della gente senza avere alcun progetto preciso sulla città che infatti non è mai stato in grado di spiegare neanche lontanamente, disvalori come la demonizzazione dell’avversario e l’assoluta indisponibilità (incapacità?) al confronto, anche solo dialettico, e ultimo ma non meno importante, disvalori come l’attaccamento al denaro più che al bene della comunità.
Possiamo forse dimenticare la vicenda dei 50 mila euro che costui chiese (ed in parte ottenne), sia pur legalmente, dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria a fronte di un impegno lavorativo di due soli giorni? Non vi ricorda forse la vicenda dei 49 milioni di euro di finanziamento pubblico misteriosamente scomparsi dalle casse della Lega e di cui Salvini per primo non vuole più sentir parlare al punto che anni fa revocò, certo legalmente, la costituzione di parte civile nel processo contro il tesoriere Belsito? Non vi ricorda forse la furbesca supponenza con cui, pur nel formale rispetto della legge, ricchi consiglieri leghisti pretendono di percepire persino il reddito di cittadinanza?
A me ricorda tutto questo e tanto altro e, ad esempio, non mi è chiaro – o forse mi è fin troppo chiaro – il perché costui, oltre che da Salvini, sia fortemente sponsorizzato dal governatore della Liguria Giovanni Toti che gli ha persino fornito una propria lista personale a supporto o dal sindaco di Genova, Marco Bucci, figure che, quantomeno per il ruolo istituzionale da loro ricoperto, dovrebbero avere a cuore le sorti del porto di Genova da anni in forte crisi strutturale proprio per lo sviluppo del nostro porto di Gioia Tauro che gode di una posizione geografica strategica e fortemente concorrenziale per il traffico commerciale.
Ecco perché ritengo che il candidato sindaco di centro-destra non è leghista di fatto ma è certamente leghista nell’anima, “LEGHISTA DENTRO” e come tale non può ne potrà mai rappresentare ne’ noi ne’ i nostri legittimi interessi.
Ecco perché sono certo che al prossimo ballottaggio del 4 e 5 ottobre, per noi reggini esprimere il nostro voto a favore del sindaco uscente Giuseppe Falcomatà sia non solo un imperativo etico e morale ma anche l’unica scelta razionale possibile per difendere il nostro futuro.