Gesù Cristo. Editoriale di Caterina Sorbara
Dicembre per i Cristiani è il mese del Natale, la nascita di Gesù, rappresentata con i presepi, bellissimi e particolari, preparati , nelle case, nella piazze e nelle chiese.
Gesù a Natale è raffigurato come un dolcissimo e bellissimo bambino.
Ma chi è davvero Gesù?
Quando ero bambina, un giorno parlando di maestri con papà, lui mi disse che uno solo era il maestro e cioè Gesù Cristo.
Nonna Grazia Mamone donna di granitica fede, mi parlava sempre di Gesù figlio di Dio e non mancava mai la domenica alla Santa Messa, perché non poteva rinunciare all’Eucaristia.
Allora non capivo bene il significato dell’Eucaristia e la prendevo in giro quando, al ritorno dalla chiesa , beveva un bicchiere d’acqua, per non contaminare con il cibo eventuali tracce divine.
Nonna mi parlava di Gesù, anche attraverso canti e ritornelli della tradizione popolare.
Io mi chiedevo chi fosse davvero Gesù e come lei poteva amare una persona che, comunque non aveva conosciuto personalmente o come qualcuno diceva, forse non era davvero esistito oppure era un visionario.
Ma oggi so che, anche chi non crede, non può dubitare dell’esistenza di Gesù, perché Lui è un personaggio storico, infatti un importante biblista e storico del cristianesimo antico Romano Penna afferma : <<Tra i personaggi antichi, gli unici che godono di una documentazione straordinaria nei primi cento anni della loro morte, sono Alessandro Magno e Gesù. Esistono quasi 120 papiri del Nuovo testamento, 80 dei quali redatti entro i primi due secoli dalla sua morte. Nessun altro testo di quei tempi ha fonti così ricche>>.
Moltissimi sono dunque i documenti ed i testi storici che attestano la sua esistenza, sia di fonte “romana”, che “giudaica”, che naturalmente “cristiana”.
Tra i tanti, voglio ricordare i più importanti: Cornelio Tacito (55 d.C. – 117 d.C.), senatore romano, avvocato ed oratore, considerato fra i massimi storici dell’antichità ha scritto: “I cristiani prendevano nome da Cristo, che era stato suppliziato ad opera del procuratore Ponzio Pilato sotto l’impero di Tiberio”.
Plinio il Giovane (61 d.C.), Governatore della Bitinia (parte nord-occidentale dell’Asia Minore), in una lettera al Procuratore Traiano: “I cristiani sono soliti riunirsi prima dell’alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un Dio”.
Poi Luciano di Samosatra (120-190), importante scrittore: “I cristiani venerano tuttora l’uomo che fu crocifisso in Palestina, per aver dato vita a questa nuova religione. Egli (…Gesu’…) per loro era profeta, maestro del culto e guida delle loro adunanze”.
Infine Flavio Giuseppe (..37 – 100 ca. d.C.) scrittore, storico, politico e militare romano di origine ebraica.
Verso l’anno 96 d.C., nella sua opera “Antichità Giudaiche” scrisse: “In quel tempo visse Gesù, un uomo di grande valore, un esecutore di opere meravigliose. Egli ha guadagnato alla sua causa molti giudei, ma anche molti pagani. Costui era il Messia. Allorché Pilato, in base ad un’accusa mossa contro di lui dai nostri uomini più eminenti lo ebbe condannato a morte in croce, coloro che prima lo avevano seguito non si staccarono per questo da lui. Ancor oggi la gente dei Cristiani che prende il nome da lui non ha cessato di esistere”.
Secondo lo scrittore Riccardo Petroni, il vero nome di Gesù è Yehoshua ben Yosef e quindi: Giosuè figlio di Giuseppe.
All’epoca al posto del cognome si indicava il nome del padre, ed era nato Dal 4 al 7 a.C a Betlemme, in Giudea ,non si conosce il giorno.
Trascorse una parte della sua infanzia a Nazareth, al Nord, in Galilea.
Fu sottoposto al rito ebraico della circoncisione dopo 8 giorni e fece il rito del “Bar Mitzvà a 12 anni, come tutti i bambini ebrei.
Il “Bar Mitzvà” (“Figlio del Precetto”) è la presentazione al Tempio che prelude all’ingresso “consapevole” nell’ebraismo ed impone dal compimento dei 13 anni, di rispettare i 613 Precetti della Bibbia.
Non si ha nessuna informazione del suo volto, né del volto di Maria e Giuseppe, così come di tutti gli altri personaggi dei Vangeli. Essendo palestinesi potevano avere la pelle scura.
Gesù parlava l’Ebraico antico, aramaico (ebraico-persiano) e la Koinè, greco antico parlato in tutto il mediterraneo ed usato dai conquistatori romani.
Quest’ultima è la lingua usata da Gesù per parlare con Pilato.
A 30 anni ha iniziato la sua missione pubblica
Si vestiva, con il tipico mantello ebraico (Talled) con le frange (filatteri).
Lo hanno ucciso i romani, istigati prevalentemente dalla potentissima corrente sacerdotale ebraica dei Sadducei, nel 30 d.C.
E’ stato ucciso con l’ atto di accusa di essere reo di “lesa maestà”. Si era infatti dichiarato “Re dei Giudei” non essendolo e questo costituiva per i romani una gravissimo atto di destabilizzazione politica con la crocifissione.
Studiando, nel corso del tempo, ho scoperto che Gesù è stato anche un grande pedagogista, perché insegnava attraverso le parabole, attraverso bellissime immagini.
Ricordo che sebbene all’Università nei libri di Storia della Pedagogia si parlava della “Pedagogia di Gesù”, il professore alle interrogazioni non la chiedeva mai ed io mi arrabbiavo.
C’è comunque un episodio della vita di Gesù, dove fu Lui stesso a svelare la sua vera identità.
Un giorno si trovava in prossimità di Cesarea, una città del Nord della Palestina, insieme ai discepoli e forse perché voleva metterli alla prova, chiese loro:<< Che dice la gente di me?>>.
Colti di sorpresa, i discepoli si affannarono a dire quanto avevano sentito.
Gesù continuò e chiese ancora:<< Voi chi dite che io sia?>>
Calò il silenzio e poi Pietro disse<< Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente>>.
Era la risposta giusta, suggerita dallo spirito di Dio.
Dopo la morte di Gesù, i discepoli fecero loro, la risposta di Pietro e l’annunciarono a Gerusalemme, ad Antiochia, a Roma, fino ai confini della terra.
Oggi in questo tempo di dolore, false speranze e attese disattese, il mondo è sulla via della scristianizzazione e molti negano l’esistenza di Gesù, ma Gesù è anche storico, la storia stessa non nega l’esistenza di Gesù.
Altri titolo di Gesù sono: Figlio dell’Uomo, Messia, Cristo, figlio di Davide che è l’equivalente di Messia figlio di Dio, Rabbi e Kyrios.
Prima ancora, della storia di Gesù, della Sua nascita e della Sua vita fino alla morte, dei suoi insegnamenti, resurrezione e successive apparizioni ne narrano i vangeli.
“Evangelo” o più comunemente Vangelo, è una parola greca che vuol dire “lieta notizia”.
Gesù stesso aveva chiamato, lieta notizia il suo annuncio dell’amore di Dio, il Padre buono che offre agli uomini la salvezza e li introduce nel suo regno.
In un primo tempo gli apostoli tramandavano a voce i fatti della vita di Gesù, in seguito li scrissero.
Nascono così i Vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni, simbolizzati da un leone, un uomo, un vitello e un’aquila.
Marco scrisse il suo Vangelo a Roma in greco per i cristiani provenienti dal paganesimo, circa nell’anno 70.
Il simbolo del leone è perché incomincia con la predicazione di Giovanni nel deserto.
Matteo scrisse il suo vangelo per gli ebrei diventati cristiani nella lingua degli ebrei, citando spesso l’antico testamento e riferendo le polemiche di Gesù contro le erronee tradizioni dei farisei che influenzavano ancora le comunità cristiane provenienti dall’ebraismo.
Fu tradotto e rifatto in greco tra gli anni 70 -80 dopo cristo.
Il simbolo è l’uomo perché inizia il vangelo con la genealogia umana di Gesù.
Luca scrisse con arte e grande sensibilità verso l’anno 80.
Luca era un medico e dal vangelo si evince che fosse un uomo di cultura.
E anche autore degli “Atti degli apostoli”.
Il simbolo è il vitello perché incomincia con l’annuncio a Zaccaria nel tempio dove si immolavano vitelli e agnelli.
Infine Giovanni che scrisse ad Efeso circa nell’anno 100 un vangelo molto originale, in cui si riflettono le sue lunghe meditazioni sulla vita di Gesù.
Il simbolo di Giovanni è l’aquila che “vola” più in alto degli altri nella contemplazione della divinità di Gesù.
Matteo e Luca sono i soli ad averci narrato notizie sulla nascita di Gesù e sui primi anni della sua vita.
Luca addirittura ci dice che la nascita di Gesù fu preceduta da quella di Giovanni poi chiamato il Battista.
Nell’episodio detto dell’ “Annunciazione” si descrive l’incontro tra Maria e l’arcangelo Gabriele nel piccolo borgo di Nazareth.
L’Arcangelo, messaggero di Dio, annunciò appunto alla fanciulla l’imminente nascita del Messia.
Dopo l’annuncio Maria si recò da Elisabetta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Gesù nasce a Betlemme e i Magi vengono dall’Oriente per adorarlo.
Minacciata da Erode la famiglia di Gesù fugge in Egitto, mentre il tiranno fa uccidere i bambini di Betlemme. Solo alla sua morte, Gesù può rientrare a Nazareth.
A dodici anni Gesù compie un pellegrinaggio a Gerusalemme. Nel tempio si ferma a discutere con i dottori , suscitando l’ammirazione generale.
Poi ritorna a Nazareth dove vive in obbedienza ai genitori.
Nel quattordicesimo anno dell’impero di Tiberio( nel 27-28 dopo cristo) Giovanni predica la conversione e impone il battesimo di penitenza nelle acque del fiume giordano.
La fama del nuovo profeta arriva a Gesù in Galilea.
Egli si reca da Giovanni e si fa battezzare e inizia così la sua missione.
Innanzitutto si dirige verso il deserto, dove prega per 40 giorni rimanendo a digiuno, il diavolo lo sottopone a tre prove.
Gesù caccia via il diavolo e gli angeli arrivarono da lui portando il ristoro necessario.
Uscito dal deserto Gesù sceglie i suoi discepoli tra la gente semplice, dedita al lavoro.
Ne scelse 12: Simone detto Pietro, Giacomo e Giovanni , Andrea, Filippo, Matteo, Bartolomeo, Tommaso, Giacomo di Alfeo(o Giacomo il minore), Taddeo, Simone detto il Cananeo e lo Zelota, e Giuda iscariota che poi lo tradirà.
Iniziano i primi miracoli: a Cana trasforma l’acqua il vino; a Gerusalemme caccia i venditori del tempio.
Un noto fariseo di nome Nicodemo si reca di notte da Gesù che lo istruisce sulla sua dottrina.
Presso un pozzo della Samaria, Gesù incontra una donna alla quale si rivela come il messia.
E’ in Galilea che si svolge la prima attività di Gesù.
La Galilea aveva campagne intensamente coltivate, disseminate di villaggi e di cascinali con i villaggi di pescatori attorno al lago di Genesaret.
Girando in questa regione( Cafarnao) Gesù libera ossessi e indemoniati, guarisce lebbrosi e paralitici e perfino il vento e il mare gli obbediscono.
Meraviglioso e importante è il “discorso della montagna”.
A Naim riporta in vita il figlio di una vedova.
Guarisce il servo di un centurione e rimette i peccati ad una donna peccatrice.
La parabola del seminatore secondo Marco la raccontò stando seduto su una barca mentre una grande folla lo ascoltava a terra.
Un giorno disse:” La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone delle messe che mandi operai nella sua messe”.
Mandò i suoi discepoli in mezzo alla gente per farli collaborare alla predicazione della buona novella, diede loro potere di guarire ogni sorta di malattie e di scacciare i demoni e li mandò a due a due per i villaggi e le borgate a predicare.
Un altro miracolo è quello della “moltiplicazione dei pani e dei pesci”.
Sulla riva del lago a Cafarnao, Gesù tiene un importante discorso. Egli è il pane di vita e solo chi mangerà questo pane sarà salvo.
Gesù annuncia ai discepoli le sofferenze della passione. Poi quasi a rincuorarli, sale con Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor, e per un attimo mostra loro la sua gloria.
Un altro episodio importante è quando Gesù accoglie i bambini.
Accogliendo con dolcezza e affetto i bambini, Gesù spiega che occorre diventare come loro, per entrare nel regno dei cieli. Ciò significa essere umili con Dio e con gli uomini; non farsi mai reciprocamente del male; strappare via da sé ciò che induce al peccato; correggersi per il bene e imparare il perdono.
Gesù insegna ai discepoli una preghiera semplice e profonda il “Padre nostro”.
Recitandola gli uomini lodano Dio, chiedono l’ Avvento del Suo regno, imparano ad essere fratelli e apprendono quali sono le cose importanti della vota.
Gesù è il primo a dare dignità alle donne.
Quando i farisei conducono a lui una donna infedele che, secondo la legge, doveva essere condannata a morte. Vogliono mettere in difficoltà il maestro chiedendo il suo parere.
Gesù scrive per terra, poi dà la sua risposta: << chi è senza peccato scagli la prima pietra.
E’ importante perché andarono via tutti.
L’unico che poteva scagliare la pietra era Gesù, essendo senza peccato ma lui disse:<< neanch’io ti condanno, và e d’ora in poi non peccare più>>.
Gesù era ed è l’incarnazione dell’amore di Dio per tutti i peccatori e perciò ebbe pietà di lei, chiedendo solo di evitare il peccato.
Ci sono ancora :la parabola del fariseo e del pubblicano, la parabola del figliuol prodigo, la parabola del buon samaritano, la parabola degli operai della vigna.
Gli episodi importanti per gli insegnamenti di Gesù sono anche quelli del giovane ricco e della povera vedova.
E poi ancora il miracolo del cieco nato.
Gesù rende la vista agli occhi del corpo, ma soprattutto a quelli dell’anima.
Cacciato dai farisei, il cieco guarito diventa discepolo di Gesù.
Gesù è il buon pastore venuto per guidare il gregge di Dio. Egli conosce le sue pecore e le ama una per una. Per difendere il gregge è pronto ad offrire la sua vita.
Gesù a Betania risuscita Lazzaro.
Quando Marta e Maria lo mandano a chiamare, davanti alla tomba, si commuove e con un gesto straordinario lo richiama in vita.
Quando inizia l’ultima settimana della sua vita, Gesù decide di entrare a Gerusalemme, come un re di pace, cavalcando su un asino.
Il popolo lo accoglie con gioia grande e i bambini cantano in coro: << Osanna al figlio di Davide>>.
Dalla bocca dei piccoli Dio fa nascere una lode per il figlio che si prepara a sacrificare la sua vita.
Tra le ultime e più significative parabole di Gesù, c’è quella delle nozze rifiutate.
Il Signore manda i suoi servi a invitare gli amici per le nozze del figlio, ma essi rifiutano.
Per sostituirli, vengono allora invitati i poveri e gli umili, ma uno di questi si presenta senza veste nunziale e viene mandato via.
Gesù è un grande maestro perché sa rispondere benissimo alle domande più insidiose.
“Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”; esiste la vita eterna, ma essa è diversa dalla presente; tutta la legge consiste nell’amare Dio e il prossimo.
Non esiste comandamento che sia più grande di questo:” Amare Dio con tutto il cuore, l’anima e le forze”.
Strettamente legato al primo, è il secondo: ”Amare il proprio prossimo come se stessi”.
Secondo Gesù in questi due comandamenti è racchiusa tutta la Scrittura.
Gesù parla ai discepoli della fine di Gerusalemme e della fine del mondo.
Non vuole soddisfare la loro curiosità ma insegnare che con lui tutte le cose sono giunte a compimento e perciò resterà soltanto ciò che si lega a lui con l’amore.
Essere vigilanti significa non lasciarsi appesantire dalla vita e dalle cose, come se il tempo trascorresse senza significato, o come se non dovessimo un giorno andare incontro al signore.
Una parabola con cui Gesù insegnò questo insegnamento è “la parabola delle vergini prudenti e delle vergini stolte”.
Nel giudizio finale saremo tutti giudicati sull’amore: come un re sul suo trono Gesù accoglierà alla sua destra, quelli che lo hanno riconosciuto nel povero, mentre respingerà quelli che non hanno accolto la domanda dei bisognosi.
Un giorno dei greci, cioè dei pagani lo andarono a cercare per parlare con lui.
Gesù risponde raccontando la parabola del “chicco di grano”. Quando un chicco cade a terra, marcisce nella solitudine e nell’abbandono, ma poi nasce la spiga e il frutto è abbondante.
Così accadrà a Gesù e a chi, per amor Suo, non teme di perdersi.
Iniziamo ora con i racconti della passione.
Mentre il sinedrio è riunito per cercare il modo di far uccidere Gesù, questi è invitato da un fariseo.
Mentre è seduto a mensa, una donna gli versa del profumo sulla testa; viene così anticipata l’unzione del corpo.
Giuda, difatti, si accorda con i sacerdoti per tradirlo, mentre i discepoli preparano la sala per la celebrazione della pasqua.
Gesù istituisce l’Eucaristia.
Il pane e il vino consacrato ricordano e rendono presente nei secoli il sacrificio del signore.
Un vero cristiano non può vivere senza l’Eucaristia , non voglio essere presuntuosa, ma nessuno dovrebbe dubitare che dopo la consacrazione da parte del sacerdote, l’ostia è il vino diventano il corpo e il sangue di Cristo.
Altrimenti perché i satanisti si affannano a profanarla?
Se non fosse il corpo di Cristo non lo farebbero.
Nell’ultima cena Gesù lava i piedi ai discepoli.
E’ un gesto simbolico a significare che l’amore si esprime nel servizio. Poi , tra lo stupore degli apostoli, predice che uno di loro lo tradirà.
Finita la cena pasquale, Gesù quasi a sfuggire alla tristezza del momento, invita i suoi a lasciare la sala.
Nell’intervallo che intercorre tra questo e il passaggio del torrente Cedron, vicino al Getsemani, Gesù lascia ai discepoli il suo testamento.
I cosiddetti discorsi di addio, quattro capitoli del Vangelo di San Giovanni che rappresentano una sintesi dell’intero messaggio di Gesù.
Gesù promette ai suoi lo spirito di consolazione inviato dal Padre, poi li esorta a rimanere uniti a Lui come il tralcio è unito alla vite, come lui è unito al padre.
Poi prega per i discepoli.
Il Padre conceda loro di condividere la sorte e la gloria del loro maestro.
Gesù agonizza nell’orto degli ulivi, suda sangue e, nel frattempo, gli apostoli dormono.
Viene tradito da Giuda, arrestato e condannato a morte dal sinedrio e dal governatore romano, è schernito dai soldati.
Porta lui stesso la croce, viene Crocifisso in mezzo ai due ladroni.
Gesù e poi deposto e seppellito, dopo tre giorni risorge e appare ai discepoli.
Gesù accompagna due discepoli in viaggio verso il villaggio di Emmaus ed è riconosciuto allo spezzare del pane; appare ai discepoli riuniti, per rassicurarli si fa dare un pesce arrostito e lo mangia.
In Luca il racconto delle apparizioni è ricco di particolari.
Non per niente si dice: “Luca pittore” perché il suo Vangelo è denso di particolari, nel nostro dialetto calabrese c’è l’espressione: “Luca u pittau”.
Alcuni dicono, invece che Luca oltre ad essere medico è stato un bravo pittore, ma non saprei dire se Luca sia stato davvero anche un pittore.
Secondo, sempre Luca, gli incontri tra Gesù risorto e i suoi discepoli sono distribuiti nello spazio di quaranta giorni.
Alla fine di questo periodo, Gesù appare ancora ai discepoli su un monte e li benedice ma, mentre fa questo si stacca da terra e viene portato verso il cielo dove una nube lo avvolge e lo nasconde alla vista dei presenti.
Questo distacco non cancella la promessa<< ecco i sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo<<.
Anzi il distacco è indispensabile per permettere il nuovo tipo di presenza.
Solo quando Gesù si sarà stabilito alla destra del Padre, potrà venire a noi il suo spirito.
L’Ascensione è la condizione della Pentecoste, quando i discepoli non avranno più bisogno della presenza sensibile di Gesù, perché lo spirito lo avrà fatto nascere dentro di loro.
I discepoli tornano così con gioia a Gerusalemme ed iniziano una vita nuova.
Gesù è davvero il Figlio di Dio, un uomo speciale, meraviglioso, straordinario, rivoluzionario: 2.000 anni fa, in un’epoca estremamente violenta, Gesù esaltò il ruolo delle donne (di cui era sempre circondato), dei bambini, degli animali, dei diseredati, dei malati e dei poveri (anche di spirito), che difese sempre a “spada tratta”. Tutte “categorie” che all’epoca non avevano alcun diritto di nessun genere. Fu portatore dei valori più alti in una società che voglia dichiararsi davvero civile, per i quali fu disposto a donare la propria vita in modo così cruento.
E questi Valori sono: la giustizia, l’amore, il rispetto reciproco e la Pace.
Un antesignano ano della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo (Onu 1948) e degli Animali (Unesco 1978).
E non a caso la storia dell’Umanità si calcola in prima e dopo il suo avvento.
Nessuno, nemmeno gli atei, possono negare l’esistenza e lo straordinario messaggio di Gesù, oggi più che mai attuale, più che mai necessario, non per niente Gesù aveva detto: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma gli ammalati. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.
Ritorniamo a Gesù per un mondo nuovo, un mondo “a misura d’uomo”.
Rimando alla lettura della Bibbia la descrizione completa delle parabole e di tutti gli episodi dei Vangeli che, per ragione di spazio non ho potuto descrivere con precisione.
Caterina Sorbara