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Flussi continui di visitatori al Museo di Reggio Calabria: quasi 3000 ingressi in due giorni Proseguono le attività di ricerca con le Università di Roma e Salerno

Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria continua ad attrarre flussi sempre maggiori di visitatori. Dopo la giornata di chiusura settimanale, martedì 23 maggio sono stati registrati 1271 ingressi e nella sola giornata di ieri ben 1606. Tante le scuole in gita, con studenti di ogni età affascinati dai reperti archeologici esposti sui quattro livelli del MArRC. Moltissimi anche i turisti, in particolare stranieri, giunti in riva allo Stretto attratti dai magnifici Bronzi di Riace e di Porticello.
«Dopo gli anni della pandemia – commenta il direttore del Museo, Carmelo Malacrino – è bellissimo vedere le sale del Museo affollate di ragazzi in gita scolastica, provenienti da regioni vicine e lontane. I loro accenti si mescolano ai suoni delle lingue dei turisti stranieri, aumentati sensibilmente quest’anno. La loro presenza è una grande opportunità per il nostro territorio: se resteranno soddisfatti da servizi efficienti e da un’offerta turistica di livello, certamente con parenti e amici promuoveranno la Calabria molto meglio di una costosa campagna pubblicitaria. Il Museo si sta preparando per offrire un’estate ricca di iniziative, a partire dalle tre grandi mostre che saranno inaugurate tra giugno e luglio».
Ma il Museo reggino lavora senza sosta pure “dietro le quinte”. Proseguono infatti le attività di studio sulle collezioni archeologiche esposte o conservate nei depositi, anche in collaborazione con Università ed enti di ricerca. Nei giorni passati il prof. Paolo Poccetti, dell’Università di Roma “Tor Vergata”, e il prof. Luigi Vecchio, dell’Università degli Studi di Salerno, sono stati al MArRC per approfondire lo studio del cosiddetto Cippo di Tortora, esposto al Livello B del Museo. Si tratta di un blocco lapideo di forma parallelepipeda, sul quale è incisa una lunga iscrizione; fu scoperto dal prof. Francesco La Torre nel 1991 a Tortora, sull’alto Tirreno Cosentino, e da allora è divenuto una testimonianza fondamentale per la conoscenza della lingua degli Enotri.
In collaborazione con la dott.ssa Barbara Fazzari, funzionario responsabile del Laboratorio di Restauro del MArRC, e con la dott.ssa Daniela Costanzo, funzionario responsabile delle Collezioni museali, i due accademici hanno svolto un’accurata osservazione del cippo, supportati dagli strumenti digitali utilizzati dal dott. Daniele Bursich. È stata impiegata la fotogrammetria tridimensionale (o fotomodellazione), una tecnica di rilievo che si basa sulla rielaborazione di molte fotografie digitali trasformate in una nuvola di punti. La nuvola incorpora sia informazioni spaziali (coordinate XYZ) che cromatiche (RGB) descrivendo l’oggetto non solo nella sua forma, ma anche nel suo colore originale (modello 3D fotorealistico). Successivamente è stata applicata la RTI, che consente di acquisire la superficie di un oggetto reale attraverso un processo di fotografia digitale chiamato Reflectance Transformation Imaging (RTI).
«Grazie alla collaborazione con Luigi Vecchio su materiali epigrafici di altri siti – dichiara il prof. Poccetti – ho potuto sperimentare l’efficacia e i vantaggi delle nuove tecniche di fotogrammetria tridimensionale e RTI per la lettura di iscrizioni rese particolarmente problematiche dalle difficili condizioni del supporto. Ciò mi ha convinto dell’opportunità di applicare queste tecniche al Cippo da Tortora, recante su più lati un’iscrizione paleosabellica, la quale costituisce un documento, unico nel suo genere, della lingua e della cultura delle popolazioni di età arcaica insediate nell’entroterra della costa del basso Tirreno. Dalla ricognizione fotografica con le suddette tecniche si attende un deciso miglioramento della lettura dell’epigrafe rispetto alla sua edizione risalente a oltre venti anni fa, con conseguente beneficio dell’interpretazione globale del testo».
«Ho sperimentato la tecnica RTI – aggiunge il prof. Vecchio – nello studio di iscrizioni (alcune delle quali insieme al prof. Poccetti) la cui lettura si rivelava molto problematica. I risultati ottenuti mi hanno convinto a incitare Paolo ad applicarla anche al Cippo di Tortora, un documento di eccezionale importanza per la storia della Magna Grecia. Ringrazio il direttore Malacrino e tutto lo staff del MArRC per questa concreta collaborazione tra Università e Museo, una sinergia che unisce in un unico progetto la ricerca, la documentazione per la conservazione e, non da ultima, la valorizzazione».