Ecuba senza tempo all’associazione le Muse di Reggio Calabria
Domenica scorsa alla Sala D’Arte Le Muse di via San Giuseppe, l’ appuntamento per il pubblico reggino della nota associazione, è stato dedicato, per il secondo anno consecutivo, alla rete culturale ed alla comunione di intenti con il “Festival Teatrale Miti Contemporanei” – Progetto Altri Luoghi Festival ideato e gestito da Compagnia Teatrale Scena Nuda diretta da Teresa Timpano.
Un momento importante e di livello ha dichiarato Giuseppe Livoti, poiché in qualità di direttore artistico la Timpano ha abituato il pubblico calabrese ad esiti felici, soprattutto intendendo il Teatro come comunicazione aperta, senza luoghi deputati ma, animando nella finzione scenica e scenografica, veri e propri centri di eccellenza della cultura, ubicati nella nostra provincia. La rete non è solamente creata per ospitare l’evento, ma per dare la possibilità ai soci Muse – ha ricordato la vice presidente Francesca D’Agostino- di frequentare un Laboratorio di Lettura Interpretativa che vede l’approccio al testo mediato da qualità quali la voce e la gestualità, laboratorio molto amato e frequentato.
Il palco dell’associazione è diventato un non luogo, definito da semplici effetti illuminotecnici che ne disegnavano il perimetro, spazio ritrovato in cui si sono cadenzatamente mossi, quasi in un rituale religioso, mai profano Mimmo Fiore, Maria Pia Satullo, Nuccia Macri’ e Cristina Greco.
Il bianco degli abiti, essenziali e scarni sono stati animati da azioni che hanno coinvolto il pubblico emotivamente, raccontando il dramma, ma anche l’affetto, la passione, i buoni sentimenti del rapporto che lega una mamma con la propria figlia.
Ecuba ha una genealogia oggetto di controversia nell’antichità. Esistevano due tradizioni: una ne faceva la figlia di Dimante, re di Frigia; l’altra, quella di Cisseo, re di Tracia e di Telecleia. Nel primo caso ella discende dal fiume Sangario. Una variante di questa tradizione faceva del Sangario non un suo bisnonno, ma suo padre, il quale l’avrebbe avuta dalla ninfa Evagora. Le si attribuiva, altresì per madre, la figlia di Xanto, Glaucippe. La moglie di Dimante invece era la ninfa Eunoe ed aveva avuto un altro figlio, Asio. La tradizione che ricollega Ecuba a Dimante e alla Frigia è quella dell’Iliade. Le origine tracie sono preferite dai Tragici, particolarmente da Euripide. Nelle fonti che vogliono Ecuba figlia di Cisseo, ella ha due sorelle, Teano, sposa di Antenore, e un’altra di cui non si conosce il nome, molto più giovane, moglie di Ifidamante, l’ultimogenito di Teano.
Il problema genealogico posto dalla figura di Ecuba era così complesso che l’imperatore Tiberio, di facile ironia, amava proporlo ai grammatici del suo tempo. Ecuba è stata da sempre personaggio importantissimo come lo si evince in due tragedie di Euripide: Le Troiane e Ecuba. Nella prima Ecuba viene destinata come schiava ad Ulisse e le tocca di assistere alla morte del nipote Astianatte. Nella seconda, dramma personale, si esalta l’orgoglio e l’amore di una regina che vede i suoi figli perire uno ad uno. La morte del figlio Polidoro per mano del re del Chersoneso Polimestore viene da lei vendicata con l’accecamento dello stesso Polimestore. Ecuba s’accese d’ira per la caduta di Troia e l’uccisione dei suoi abitanti e uccise Elena, la nipotina frutto dell’amplesso di Paride con Elena. Ecuba fu destinata in schiava ad Ulisse e salpò alla volta del Chersoneso, in Tracia, ma ricoprì d’insulti Ulisse e la sua ciurma per la loro mancanza di parola e crudeltà al punto che i soldati la misero a morte. Il suo spirito assunse l’aspetto di un’orrenda cagna nera che segue Ecate, si tuffò in mare e nuotò sino all’Ellesponto. Fu sepolta in un luogo, che prese il nome «Tomba della Cagna». A conclusione della messa in scena animato dibattito su ruoli e psiche umana, passioni e stravolgimenti che confermano ancora una volta ha concluso la Timpano come il mito è sempre attuale e conserva una morale da ricordare e far ricordare alle nuove generazioni forse troppo lontane dalla formazione classica.