E’ morta a Roma a 93 anni la grande Lina Wertmuller.
Ad annunciarlo il sindaco di Roma Roberto Gualtieri che in un tweet la ricorda come “una grande regista che ha realizzato film densi di ironia e intelligenza, la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia”.
Nata a Roma il 14 agosto 1928, il suo nome completo era lunghissimo: Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich. Suo padre era Federico Wertmüller, avvocato originario di Palazzo San Gervasio (Potenza) discendente da una famiglia aristocratica di origini svizzere.
Era una donna forte , di sé diceva: “Ho sempre avuto un carattere forte fin da piccola. Sono stata addirittura cacciata da undici scuole e sul set ho sempre comandato io. Sono andata dritta per la mia strada, scegliendo sempre di fare quello che mi piaceva”.
E ci è riuscita, come testimonia una carriera ricca di successi.
A 17 anni si iscrive all’accademia teatrale di Pietro Sharoff, debutta come regista di burattini con la guida di Maria Signorelli, scrive per la radio e la televisione mettendo in mostra un estro surreale e comico che sarà la sua arma vincente, va a scuola di cinema da Fellini sui set di “La dolce vita” e “8 ½”, collabora alla prima Canzonissima della Rai e quando debutta nel lungometraggio con “I basilischi” nel 1963 già vince la Vela d’oro del Festival di Locarno.
L’anno dopo il sodalizio con Rita Pavone per “Il giornalino di Giamburrasca” ne fa d’un colpo una regista ricercata dai produttori.
Nello stesso periodo incontra l’apprezzato scenografo teatrale Enrico Job con cui si sposerà , dividendo con lui tutta la carriera artistica e una figlia Maria Zulima.
Il suo primo, grande successo nel 1972, “Mimi’ metallurgico ferito nell’onore”, in cui per la prima volta fa coppia artistica con il suo protagonista per eccellenza, Giancarlo Giannini.
Il film ha un travolgente successo in sala e si guadagna l’invito al festival di Cannes.
Altri film di successo sono stati: ”Film d’amore e d’anarchia”, “Tutto a posto e niente in ordine”, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, “Pasqualino settebellezze” segnano in modo assolutamente personale il cinema italiano degli anni ’70 e ogni volta mettono d’accordo critica e pubblico.
E ancora “La fine del mondo…”e “Fatto di sangue tra due uomini…” fino a “Notte d’estate…”.
Dall’inizio degli anni ’90 conosce un nuovo successo scommettendo su attori che plasma e trasforma secondo il suo gusto personale.
Ecco allora il sodalizio con Sophia Loren con “Sabato, domenica e lunedì , con Paolo Villaggio per “Io speriamo che me la cavo” dal romanzo-verità di Marcello D’Orta. E ancora “Ferdinando e Carolina”.
E’ sempre più attratta dalla cultura partenopea tanto da meritarsi la cittadinanza onoraria di Napoli e da debuttare al Teatro San Carlo con una felice regia della “Carmen” di Bizet. Si diverte anche in veste di doppiatrice per “Mulan” o come esponente dei “poteri forti” in “Benvenuto Presidente” di Riccardo Milani.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una nota, esprime il suo cordoglio per la scomparsa di Lina Wertmüller, “regista e intellettuale di grande finezza, che ha dato vita in tutta la sua prestigiosa carriera cinematografica a film e personaggi indimenticabili”.
Personalmente resterò legata ad “Io Speriamo che me la cavo”, legato ad un momento particolare della mia vita; anche se ho amato quasi tutti i suoi film.
“Addio Grande donna, mi dispiace non averti conosciuta di persona: Sit tibi terra levis”.
Caterina Sorbara