E’ disponibile anche online “La stanza di Adel”, la storia dell’adozione di una bimba russa, dedicata a tutti i bambini vittime di guerre, violenze e abusi, il nuovo romanzo di Ruggero Pegna
Continua ad emozionare “La stanza di Adel” (Santelli Editore), il nuovo romanzo di Ruggero Pegna, il noto produttore e promoter musicale con l’altro volto di autore e scrittore eclettico: dalle raccolte di poesia alla satira, ai romanzi. Ancora una volta sono la realtà, l’umanità, temi di grande attualità, a trasformarsi in un suo racconto. Dopo aver condiviso in “Miracolo d’Amore” la storia della sua improvvisa leucemia fulminante e della miracolosa guarigione grazie al trapianto di midollo donato da una ragazza americana e, come sostiene, alle preghiere della mistica Natuzza Evolo, Pegna ha toccato il tema della pena di morte di un condannato innocente in “La penna di Donney” e quelli del razzismo e dell’integrazione nel toccante “Il cacciatore di meduse”, con protagonista un piccolo migrante somalo sbarcato con la madre a Lampedusa.
Ora, con “La stanza di Adel” ha scelto di addentrarsi nel tema dell’adozione, che s’intreccia a quelli dell’essere genitori, della famiglia, dei figli, dell’esistenza stessa; un tema delicato, spesso gravato da burocrazia e difficoltà sia per le adozioni nazionali e, soprattutto, per le internazionali. Una storia di particolare attualità, che stride con le cronache di guerra di questi giorni, anche perché la protagonista è proprio Adeliya, una bimba russa adottata da genitori italiani in un orfanotrofio di Vladimir, a duecento chilometri da Mosca.
“Nell’istituto di Vladimir in cui mi sono trovato – afferma l’autore – i bambini ci saltavano addosso sorridenti, con il desiderio innato di giocare con il loro papà e la loro mamma. Ricordi che stridono con quanto sta accadendo in questi giorni. Sono moltissimi i genitori italiani che hanno figli russi o ucraini. E’ davvero incredibile ogni immagine di questa guerra. Penso con amarezza – aggiunge Pegna – alla sofferenza di chi stava per avviare o concludere il proprio percorso di adozione in questi due Paesi.”.
“La stanza di Adel” è un romanzo da non perdere sia per chi ha vissuto e vive questa stupenda realtà, sia per chi volesse emozionarsi con l’avventura fantastica di una genitorialità piena raccontata con sensibilità, delicatezza e senso poetico, a tratti fiabesco.
Nel romanzo, un padre ripercorre la sua vita tra paure, sogni, speranze e la sofferenza dovuta all’impossibilità di avere un figlio, finché incontra la piccola Adeliya di pochi mesi, “la figlia che la cicogna sbadata aveva lasciato in quel luogo lontano”. Raggiunta la maggiore età, lei decide di tornare nella città natale con il suo ragazzo. Durante l’assenza, preso da sconforto e nostalgia, il padre s’impossessa della sua cameretta e rivive la loro storia, a tratti come se fosse una favola: dal desiderio di un figlio fino alla lotta per un’adozione, tra burocrazia e timori, nell’inquieta e incerta attesa del suo ritorno.
“Non esiste un figlio adottato ma semplicemente un figlio; a volte la società tende a sottolineare una sorta di diversità nell’essere genitori e figli, arrivando quasi ad affermare che l’adozione o altre opportunità di creare una famiglia non siano naturali. Ma la realtà è ben diversa, l’amore supera ogni schema e convenzione”, dice l’autore, animato dal desiderio di trasmettere ancora una volta forti emozioni legate a storie vere, seppure romanzate dalla sua penna originale e con finali davvero sorprendenti.
“La stanza di Adel” è un romanzo capace di avvicinare il lettore ai sentimenti più forti e, forse, di contribuire a dipanare ogni dubbio sull’adozione. E’ un romanzo avvincente dedicato a tutti i bambini, in un momento di grande sofferenza in molti luoghi del mondo, come si legge nella pagina iniziale: “Ai bimbi che siamo stati, a quelli che verranno; a quelli fortunati, sperando che ne siano consapevoli e seminino bene per il mondo; ai bimbi miseri e abbandonati, a quelli malati o affamati, a quelli soli; a tutti i bimbi infelici, feriti, mutilati o uccisi, vittime innocenti di guerre, violenza e abusi; ai tanti bimbi troppo presto uomini, operai, schiavi o soldati, ai bimbi di ogni colore; a padri e madri, custodi delle loro piccole vite; ai bimbi nati per caso, a quelli indesiderati, ai bimbi mai nati!” . Commovente è anche la dedica finale: “Con l’augurio di salute, serenità e pace a tutti i fratellini di Adel, russi, ucraini, bambini inermi di ogni angolo del mondo…”.