Di chi è la responsabilità del degrado civile e sociale dei calabresi
Esiste una questione Calabria?
E se è vero, la questione appartiene solo ai calabresi? È una questione di natura criminale perché è in atto un tentativo di infiltrazione criminale dentro le istituzioni e la pubblica amministrazione calabresi? Oppure è già è avvenuta la sostituzione e la criminalità vi è dentro in prima persona attraverso le commistioni sempre più evidenti tra pezzi di Stato e antistato?
E se anche fosse una questione solo intranea alla popolazione calabrese bisognerebbe pur tener conto che i calabresi sono un paio di milioni e che gran parte di questi –la grande maggioranza– concorrono con il loro lavoro, onestamente e dignitosamente, alla formazione di un contesto di vita civile, pur dovendo soffrire la presenza di una pubblica amministrazione troppo spesso inaffidabile.
Tutti interrogativi che i calabresi debbono porsi per cercare una risposta.
C’entra molto, è evidente, in un contesto socialmente fragile come quello calabrese, il ruolo e la funzione degli apparati pubblici locali e nazionali, sia nella configurazione degli assetti socio-economici e politici, sia nella destinazione dei fondi pubblici e nella finalizzazione della spesa.
Si tratta di questioni determinanti per la definizione della qualità della vita e che trovano riflessi nella gestione del mercato del lavoro e dei bisogni della gente, nella somministrazione dei servizi essenziali –in primis quelli che riguardano la salute-, nell’uso del suolo e delle altre risorse ambientali, così come in ogni altro settore di interesse collettivo.
Sono tutti problemi molto complessi che non possono essere trattati in questo spazio e può sembrare opera di sciacallaggio collegare gli avvenimenti di questi ultimi giorni e di queste ultimissime ore –dimissione e sostituzione del commissario al piano di rientro della sanità calabrese e arresto del Presidente de Consiglio Regionale– alle questioni prima evidenziate.
Non vogliamo accodarci ora ai tanti che si ricordano solo ora di queste questioni da noi evidenziate e denunciate pubblicamente in più occasioni.
Per noi è una questione che non riguarda i singoli uomini che si sono resi protagonisti delle tristi vicende che hanno occupato le cronache locali e nazionali nei giorni scorsi e che continueranno ad occuparle nei prossimi giorni.
Per questi ultimi accadimenti le responsabilità vanno individuate sia sul piano di una politica nazionale che non avverte il disagio dei calabresi di fronte all’incapacità di operare le scelte doverose e necessarie per assicurare un servizio sanitario decente nemmeno in tempi ordinari- figuriamoci in tempo di emergenza-, sia sul piano di una politica regionale che ha ritenuto di poter affidare la Presidenza del Consiglio a un uomo che, per storia personale, non era certo il più indicato a rappresentare dignitosamente la massima assemblea elettiva regionale in quanto manifestamente inadeguato e impresentabile secondo la Commissione Parlamentare Antimafia.
Capace, solo qualche anno prima, di offendere pubblicamente la Costituzione Italiana disconoscendo la storia e affermando che il fascismo (che ha promulgato le leggi razziali del 1938) non era un partito razzista.
Quell’applauso in piedi al momento dell’elezione in aula del massimo rappresentante della principale assemblea elettiva calabrese dopo le ultime elezioni regionali richiama tragicamente il pauroso deficit di dignità ed onore di chi conosceva la storia del destinatario dell’applauso e nascondeva a se stesso la verità facendo finta di non sapere.
Ma è anche, forse principalmente, dobbiamo dirlo senza reticenze, una responsabilità che riguarda direttamente i calabresi i quali si dimostrano incapaci di riscattarsi.
Si potrebbe cominciare facendosi rappresentare nelle istituzioni democratiche da uomini diversi rispetto a quelli che finora, in grandissima parte, hanno ripetutamente dimostrato la loro inettitudine a risolvere i problemi collettivi, con propensione invece a indirizzare verso loro stessi e verso i loro sodali il proprio potere.
Il tempo del riscatto è ora.
Movimento 10 Idee per la Calabria