Dalla Don Orione alle strutture psichiatriche: Reggio Calabria sempre più asociale
La notizia della prossima chiusura, annunciata per fine anno, della storica struttura residenziale per anziani Don Orione dimostra ancora una volta il livello di attenzione delle istituzioni rispetto alla cura degli ultimi, dei bisognosi, di chi non può arrangiarsi da solo.
Nel ribadire la nostra vicinanza e solidarietà agli ospiti della struttura, ai loro familiari, e naturalmente ai lavoratori che perderanno il loro posto di lavoro, vogliamo evidenziare il paradosso di una situazione che purtroppo non riguarda solo la Don Orione.
Dal 2019 l’Opera Antoniana delle Calabrie, proprietaria della struttura, aveva avviato l’iter di autorizzazione e accreditamento per essere convertita in Rsa, ed essere così convenzionata con il Sistema sanitario pubblico.
Anche da recenti interlocuzioni avute con Asp e Regione Calabria abbiamo avuto riscontro del fatto che siamo in presenza di un servizio assolutamente carente nel nostro territorio, che il pubblico non eroga e il privato che si avventura in questo percorso è costretto ad affrontare un iter burocratico farraginoso. Dopo più di 4 anni l’Opera Antoniana ha abbandonato il percorso, ma ci sono state realtà che hanno brindato al traguardo dell’autorizzazione – non della convenzione – dopo 10 anni di lunga attesa.
Il tavolo prefettizio, convocato per affrontare il rischio di chiusura di alcune delle cooperative che hanno gestito dalla chiusura del manicomio reggino il servizio di residenzialità psichiatrica, ha individuato nella conversione in questa tipologia di strutture, l’assistenza agli anziani appunto, la soluzione per salvare queste esperienze e decine e decine di posti di lavoro.
Ma sono proprio le lungaggini burocratiche a spaventare operatori e familiari degli ospiti. Basti pensare che sono trascorsi 15 giorni dall’ultima riunione del tavolo, che si è chiuso con un abbozzo di accordo tra Regione, Asp e cooperative. Mancavano solo delle specifiche da parte della Regione che sarebbero dovute arrivare il giorno dopo, ma ancora siamo in attesa di notizie.
Se questo è l’ordine del ritardo che bisognerà affrontare, è bene che queste cooperative chiudano subito, almeno eviteranno di incrementare il loro disavanzo finanziario.
Questo è il divario enorme che esiste tra chi mette avanti numeri, bilanci, codici e codicilli, e chi perde la voce cercando di far capire che questo territorio viene sempre più spogliato di servizi essenziali, e a questo dobbiamo cercare di porre un freno, per i lavoratori, per gli utenti e per tutta la cittadinanza.
USB Reggio Calabria