Cure impossibili in Calabria
Il default finanziario della sanità calabrese, proclamato nei giorni scorsi, non è l’unico problema del settore, ma ve ne sono ben più gravi, anche se correlati allo sperpero di danaro pubblico effettuato per lunghi decenni. Come, ad esempio l’impossibilità a curarsi per molti cittadini.
Un caso, segnalatoci di recente, vede un paziente affetto da una patologia oncologica obbligato ad eseguire un urgente ciclo di radioterapia a Potenza, perché all’Ospedale “Mariano Santo” di Cosenza vi era una lista di attesa di almeno tre mesi e, aspettare, avrebbe voluto dire aggravare, in maniera irreversibile, la propria malattia.
Inoltre, da non trascurare la mancanza di alcuni servizi indispensabili per il territorio. Per esempio, in Calabria, dato il clima mediterraneo, in primavera ed estate, pullula di api e calabroni a cui, molti, risultano allergici alle punture di questi insetti. Bene, la Calabria è una delle poche regioni d’Italia, se non l’unica, a non rendere mutuabile il vaccino esistente per questi soggetti!
Pertanto ci sembra ovvio poter dire che la recente notizia del dichiarato dissesto finanziario della sanità calabrese altro non rappresenta che il fallimento dello Stato, di uno Stato che ha lasciato mano libera a sprechi e a corruzione e interviene per prendere atto del suo fallimento quando tutto è ormai perduto.
Infatti, in Calabria chiudono ospedali, si interrompono servizi, i macchinari in uso nel settore sono obsoleti e spesso soggetti a guasti. E curarsi, per molti cittadini, è divenuto qualcosa di molto difficile nel servizio pubblico, molto è stato delegato al privato che si è arricchito grazie a questo sistema di distruzione sanitaria.
Sarebbe bene che i nuovi commissari, oltre a dichiarare il dissesto, comunicassero cosa hanno intenzione di fare o se vogliono, invece, lasciare anche loro, come tutti i predecessori, la situazione nella totale precarietà.
I pazienti calabresi sono costretti a pagare ticket e prestazioni di diverso genere raggiungendo, non di rado, una spesa insostenibile aggravata, più volte, dalle file di attesa che obbligano un ammalato a dover ricorrere a cure fuori regione (come il caso del paziente oncologico prima descritto).
I nuovi commissari, quindi, mettano in atto un piano che renda la sanità calabrese degna di questo nome.
L’Ufficio Stampa
Lì, 8 giugno 2019