Criticita’ misure economiche emergenza covid-19 Riflessione sentita per momenti difficili dove ancora una volta lo Stato non agisce con lealtà
L’Italia in questa emergenza sanitaria ha pagato a prezzo alto la sua famosa burocrazia, che, soprattutto in questa situazione, ha avuto retroscena inverosimili, grazie a siti disorganizzati, inaccessibili da giorni e persone che aspettano sussidi per sopravvivere da troppo tempo.
In Europa, invece, la situazione è radicalmente diversa.
Tra le misure economiche adottate dall’efficienza tedesca, anche l’ormai famoso bonus di 5 mila euro per i lavoratori autonomi e per le piccole medie imprese che hanno fino 5 dipendenti a tempo pieno. A questo bonus si aggiunge un fondo federale da 9mila euro, che raggiunge quota 15mila per le imprese che hanno tra 5 e 10 dipendenti. Un mix di fondi locali e federali messi in campo per sostenere l’economia. Nessun limite di reddito per accedere ai bonus e ai fondi, nessun sito in tilt.
Ed in Italia?
BONUS INPS
Esito tragicomico.
Commercianti, artigiani e lavoratori autonomi: bonus di 600 euro ma non per tutti (sono esclusi i pensionati o i lavoratori dipendenti, anche con un part-time simbolico!!!)
Ma com’è andata?
L’INPS nella sua pagina aveva preannunciato che la richiesta delle domande sarebbe potuta avvenire dal 1° aprile, nonostante il decreto “Cura Italia” fosse datato 17/03/2020, e dove nei comunicati e nelle conferenze televisive fosse stato data per certa la celerità di questi aiuti e che i fondi sarebbero stati sufficienti per tutti.
Ebbene, questa “celerità” è stata riscontrata in ben 2 settimane più tardi solo per presentare la domanda!
Qui nasce una prima considerazione: PERCHÉ?
L’INPS ormai conosce tutti i dati delle aziende, situazione, indirizzo … così come quando pretende di essere pagata, anche per una mera tardività sa dove bussare.
Quindi, ci si chiede il perché è stata imposta una procedura complicata quando l’aiuto sarebbe potuto essere automatico?
Sarebbe bastato anche un banalissimo sconto alla prima rata utile, prevista per il prossimo 16 maggio.
Inoltre, la categoria dei commercialisti ha da sempre potuto gestire, tramite apposite deleghe telematiche, le procedure che riguardassero i propri clienti.
Ebbene, l’INPS ha negato che tali professionisti potessero agire tramite delegati!
Il risultato è stato che, sin dai primi minuti dopo la mezzanotte del 1° aprile il sito fosse inaccessibile.
È noto a tutti che il sistema, è andato immediatamente in tilt e si sono verificate incredibili violazioni della privacy, in quanto si sono registrati casi in cui i contribuenti entravano nel sito con le loro credenziali e visualizzavano i dati di altri!
Nei giorni successivi i contribuenti sono stati costretti ad effettuare tentativi per ore ed ore, anche in orari notturni …
Successivamente, l’INPS, resasi conto della gaffe, ha dichiarato che anche i commercialisti sarebbero stati delegati per tali procedure …, ma, alla data di oggi, ciò non è avvenuto nonostante i primi accrediti avvenuti giorno 15 scorso (a distanza di 1 mese).
E non è finita qui!
Il Presidente dell’INPS, più volte, nelle varie interviste, aveva garantito che i fondi sarebbero bastati per tutti.
Beh … fonte Sky24, con post del 17/04 (1 mese dopo il decreto) ha riscontrato che mancano 48 milioni di euro per poter accettare tutte le domande!!!
SOSPENSIONE VERSAMENTI DI MARZO.
Situazione molto imbarazzante!
Ebbene, districandosi tra i vari commi dei decreti, che spesso rinviavano ad altri decreti, modificati da altre norme (una giungla di burocrazia!!!) si è scoperto che il rinvio non riguardava tutti i tributi e contributi ….
SOSPENSIONE VERSAMENTI DI APRILE E MAGGIO.
Situazione ancora più drammatica!!!
Dopo una paziente analisi nella giungla burocratica già citata, è emerso che tale sospensione potesse riguardare solamente i contribuenti che avessero avuto un calo di fatturato di almeno 1 terzo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ossia la sospensione dei versamenti di aprile riguarderebbe coloro che hanno avuto un calo di fatturato nel mese di marzo 2020 di almeno il 33% rispetto a marzo 2019, per i versamenti di maggio a coloro che nel mese di aprile 2020 avessero avuto un calo di fatturato di almeno il 33% rispetto ad aprile 2019.
Ebbene, ci si chiede come sia possibile durante un’emergenza sanitaria così importante, con attività chiuse e spostamenti limitati, chiedere uno sforzo così abnorme per l’aggiornamento tempestivo delle contabilità al fine di verificare se i versamenti possano essere sospesi, perché solo di sospensione si parla, e solo per qualche mese!
CREDITO D’IMPOSTA SULLE LOCAZIONI
Pari al 60% del canone di affitto pagato (quindi, riservato solo a quelli che hanno potuto pagare), ma solo se l’immobile sia di categoria catastale C1 (negozi).
Conseguentemente, non possono beneficiarne tutte le attività diverse, come i laboratori artigiani (C3), gli uffici (A10) i commercianti all’ingrosso (C2), ecc.
AMMORTIZZATORI SOCIALI
Cassa Integrazione in Deroga: Si lamenta una terribile burocrazia, fatta di PEC ai sindacati, modelli da compilare, scannerizzare, fogli Excel da redigere, PEC da trasmettere alle Regioni che dovranno analizzarle per poi inoltrare all’INPS, cui seguiranno i pagamenti diretti … lungaggini burocratiche inconcepibili … i lavoratori dipendenti, quelli più fortunati, vedranno accreditati i loro stipendi ridotti non prima di svariati mesi!!!
Assegno per i dipendenti delle aziende artigiane: verranno gestite dall’FSBA (Fondo di Solidarietà Bilaterale Artigiane).
Qui, siamo nell’assurdo! Per avere possibilità di accesso, i datori di lavoro artigiani dovrebbero corrispondere al fondo contributi aggiuntivi negli ultimi 36 mesi, nella misura dello 0,60% sulle retribuzioni, cui si aggiungono euro 7,65 per ogni lavoratore al mese, e ciò nonostante la Cassazione si sia espressa contro l’obbligatorietà (sentenza n. 6530 del 10 maggio 2001, n. 8476 del 28 maggio 2003, n. 24205/2004 e n. 1530/2005).
Inoltre, solo se il fondo non avrà risorse disponibili le imprese potranno richiedere alle Regioni, con la trafila illustrata poco sopra, l’accesso alla Cassa Integrazione in Deroga, con ulteriori lungaggini in termini di erogazione.
FINANZIAMENTI BANCA
La norma (decreto liquidità) parla di garanzia dello Stato per un finanziamento ammontante al 25% dei ricavi dell’ultima dichiarazione fiscale, oppure del doppio del costo del personale dipendente, con garanzia pari al 100% fino a 25.000,00 euro ed erogazione con iter veloce senza valutazione di merito.
Ebbene, le considerazioni da fare sarebbero tante, ci limitiamo a riportare quelle più importanti.
Innanzitutto, le banche, ad oggi, sono, certamente, impreparate, tant’è che nessuna pratica sembra sia stata fattivamente avviata e definita.
Fino ad oggi, gli istituti di credito si limitano a dare una consulenza generica e rimandare a “prossima settimana, in attesa di circolari esplicative”… e giusto per dare l’impressione al richiedente che saranno operativi con efficacia, chiedono bilancio 2018, denuncia redditi, modulo compilato, annuale iva 2020, bozza bilancio 2019 e certificato CCIA…
Ma non doveva essere un’istruttoria semplificata?
No, non sarà così, e tale concetto è stato ampliamente confermato dagli esperti del settore nei vari webinar che si sono tenuti.
La concessione è subordinata alla valutazione del merito creditizio da parte delle banche basata “sulla situazione finanziaria pre-crisi e non sull’andamento degli ultimi mesi, segnati dal Covid-19”; una formula vaga che attribuisce un enorme potere discrezionale al sistema bancario che, secondo le regole di Basilea -quelle che disciplinano l’erogazione creditizia-, valuta “in base alla situazione finanziaria pre-crisi”.
Per l’appunto, nella situazione finanziaria pre-crisi le banche già non erogavano fidi: perché le nostre piccole imprese sono, nella maggior parte dei casi sottocapitalizzate e sovra indebitate: in media, le imprese italiane hanno un capitale proprio pari alla metà del capitale che chiedono in prestito ad altri.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella conferenza stampa di presentazione del provvedimento, ha dichiarato che i finanziamenti, benché garantiti al 100% dallo Stato, saranno messi a disposizione “subito e senza aspettare l’ok del Fondo”. Peccato che non abbia specificato però quanto previsto all’art. 14 e cioè, semplificando, che le garanzie statali non saranno rilasciate per quelle imprese che, anteriormente al 30 gennaio 2020, avevano una posizione classificata in uno dei seguenti modi:
– di sofferenza, cioè con crediti la cui totale riscossione non è certa poiché i soggetti debitori si trovano in stato d’insolvenza (anche non accertato giudizialmente) o in situazioni sostanzialmente equiparabili;
– di partite incagliate, cioè con esposizioni verso affidati in temporanea situazione di obiettiva difficoltà che, peraltro, possa essere prevedibilmente superata in un congruo periodo di tempo;
– di esposizioni scadute o sconfinanti, cioè esposizioni che sono scadute o eccedono i limiti di affidamento da oltre 90 giorni e oltre una predefinita soglia di rilevanza;
– di inadempienze probabili, cioè esposizioni per le quali la banca valuta improbabile, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, che il debitore adempia integralmente le sue obbligazioni creditizie, a prescindere dalla presenza di eventuali rate o importi scaduti e non pagati.
Ricordiamo che tra le “sofferenze” possiamo trovare anche segnalazioni di imprese (tante) che, in questi ultimi anni, hanno portato come attori (e non convenuti) le banche in Tribunale per vedersi riconosciuti i loro diritti a fronte di abusi commessi (anatocismo, usura ecc. …), e che tra le “esposizioni scadute o sconfinanti” possiamo trovare anche imprese che da più di 90 giorni non sono riuscite ad onorare anche una sola rata del finanziamento ottenuto.
Ricordiamo, infine, che tra le “inadempienze probabili” possiamo trovare anche imprese che sono solo “sospettate” di attraversare un periodo di crisi finanziaria.
Infine, non c’è certezza dei tassi di interesse che saranno applicabili, così come i costi di istruttoria …?
Praticamente ed ancora una volta, l’ennesima norma a favore delle banche!!!
CONCLUSIONI.
Non c’è ombra di dubbio che gli aiuti si sono rilevati insufficienti e per nulla in linea da quanto si voleva lasciar intendere.
Tranne la misera somma dei 600 euro per come sopra evidenziato, null’altro si è fatto per dare un contributo a chi non ha potuto lavorare (imprese che devono pagare i dipendenti, i fornitori, le utenze, ecc.).
Nessuno sgravio fiscale, nessun fondo perduto, solo parziali sospensioni ed accesso al credito (i pochi fortunati) per pagare debiti di tasse e contributi!!!
E lo chiamavano il “bel paese”…
Gli esperti: Dottor Gaetano Condello – avv. Giacomo Francesco Saccomanno