Crisi Istituzionale, Minasi: “Lavoro di Salvini sempre coerente”

Quanto accaduto nelle ultime ore non può che farci riflettere sul lavoro, sin qui svolto senza soluzione di continuità, da Matteo Salvini, che ha voluto fermamente mandare avanti le idee con le quali ha condotto la competizione elettorale, con le quali si è presentato davanti agli italiani e per le quali è stato premiato da questi ultimi.

E, appunto, se si fosse ascoltato bene il segretario nel corso della campagna che ci ha portato al risultato del 4 marzo, non si potrebbe oggi affermare che la Lega avesse tra i suoi obiettivi una strategia di uscita dall’Europa: ipotesi che mai Salvini ha avanzato. Vi è differenza tra il chiedere un’Europa più equilibrata e programmare invece una euro exit, ed è una differenza abissale.

Nessuno si è mai professato antieuropeista, piuttosto, al contrario, si è chiesta una presenza dell’Europa più forte, nel senso che non vi sia un’istituzione a trazione tedesca, bensì che rendesse partecipe ogni Stato con le sue peculiarità e, quindi, indirizzata a non dividere i cittadini europei in classi da serie A e da serie B.

Ritengo che nulla possa essere contestato in tal senso, ed anche l’Italia, da dentro l’urna, ha sentito di dover sottolineare questa iniquità: un voto emblema di un sentimento diffuso, di una sensazione di sproporzione le cui cause non sono certo addebitabili al segretario della Lega la cui unica colpa, se di colpa si tratta, è stata quella di intercettare determinate emozioni grazie alla capacità di ascolto del cittadino, pratica che la sinistra ha, letteralmente, dimenticato di esercitare (dimenticanza di cui credo dovrebbero essersi accorti alla luce delle percentuali ottenute).

Al netto, dunque, di ciò cui stiamo assistendo, sarebbe ingiusto incanalare, come qualcuno sta facendo in queste ultime ore, in un’unica direzione lo stallo del momento, attribuendo un peccato originale a chi è stato solamente coerente con quanto dichiarato pre e post voto: coerenza dimostrata anche con l’indicazione di Savona, personaggio di cui parla il curriculum e la cui storia personale e professionale non avrebbe potuto che rappresentare un valore aggiunto per l’Italia intra ed extra confini.

Un voto, ricordiamolo, che è prezioso in quanto strumento di democrazia e libera espressione, al momento messe in un angolo per rispondere a ragioni che risultano, giustamente, incomprensibili alla stragrande maggioranza del popolo italiano, il quale guarda alla fiducia riposta in un partito come un esercizio quasi inutile considerando che, probabilmente, un Governo sarà varato non in base alle indicazioni scaturite dalle elezioni, ma seguendo altre logiche.

Ed è questo il dato, a mio avviso, più grave: il fatto che il cittadino possa pensare che il suo giudizio e la sua valutazione, ripeto espresse dentro l’urna, siano alla stregua di un compito scolastico da svolgere una tantum, per dimostrare di essere ancora capaci a trattare certe tematiche, ma senza nessuna considerazione, da parte di chi dovrebbe controllarne la corretta esecuzione, dell’impegno profuso da chi lo ha redatto.

Solitamente si dice che ogni diritto comporta un dovere e che chi non compie il proprio dovere non merita alcun diritto: oggi il dovere è stato compiuto, ma il diritto?

Tilde Minasi

Candidata al Senato Lega – Noi con Salvini