Cosenza, contestazione Ministra Bernini all’Unical
Con la partecipazione della ministra dell’università e della ricerca Bernini alla cerimonia di inaugurazione del nuovo anno accademico l’Università della Calabria prosegue la narrazione che la vuole come ateneo di riferimento e università leader nel Sud Italia.
Conosciamo bene la propaganda della governance guidata dal Rettore Leone che dipinge il nostro Ateneo come una delle migliori università per servizi offerti agli studenti, ma queste narrazioni cozzano con quella che è la realtà materiale, sia all’UniCal che nel resto d’Italia. Con un sistema universitario in netta difficoltà, in cui il diritto allo studio è sempre più precario, in cui numerosissimi studenti delle classi popolari sono costretti ad abbandonare gli studi per il peso del carovita sulle spalle delle famiglie, i governi nazionali che si sono succeduti negli anni hanno sempre preferito tagliare fondi anziché aumentare le risorse destinate all’istruzione universitaria.
Gli effetti di queste manovre sono davanti agli occhi di tutti: negli Atenei si registrano ritardi nello stanziamento delle borse, disagi nell’assegnazione degli alloggi e nessun tipo di aiuto agli studenti proletari, che non possono sostenere il costo di un’istruzione sempre più di classe, restandone di fatto esclusi. L’attacco alle fasce più deboli della popolazione da parte del governo, che ha raggiunto l’apice nell’ultimo periodo con il taglio del reddito di cittadinanza, rende sempre più vulnerabili i giovani che, complice la retorica di legittimazione nei confronti dei padroni, hanno sempre più difficoltà a trovare contratti regolari e lavoro non precario, vedendosi costretti ad emigrare o accettare salari da fame.
L’Università non è fuori da queste dinamiche, si vede infatti una sempre più marcata differenziazione in Atenei di serie A e atenei di serie B, tramite l’assegnazione dei cosiddetti fondi premiali, stanziati alle università i cui progetti di ricerca soddisfano di più le necessità delle grandi aziende. Questo si traduce inevitabilmente in una maggiore precarietà dei lavoratori della ricerca, costretti ad adeguare i loro progetti sulla base di ciò che richiede il mercato. La retorica del merito, di cui la Bernini è tra i più strenui sostenitori, non è altro che un goffo tentativo di celare l’ennesimo pacchetto di misure classiste, di cui pagheranno le spese le classi popolari.
Proprio per questo la visita della ministra in Università si pone in perfetta continuità con quella che è l’agenda del governo: Un modello di università sempre più esclusiva e assoggettata agli interessi dei padroni. Non di secondaria importanza gli effetti di questa retorica sulle vite degli studenti i quali, a causa della narrazione odierna secondo cui i meritevoli sono quelli che riescono a laurearsi nel minor tempo possibile e con i voti migliori, vivono la propria carriera con l’ansia di andare fuoricorso, perché significherebbe aumentare ulteriormente la mole di tasse da pagare per proseguire i propri studi. Abbiamo assistito a numerosi suicidi negli ultimi mesi e sappiamo bene di chi è la responsabilità.
Non possiamo restare indifferenti davanti a tutto questo e infatti rivendichiamo finanziamenti che possano dare la possibilità a tutti e tutte di studiare senza il timore di finire fuoricorso, rivendichiamo che il nostro diritto allo studio sia realmente rispettato e ci poniamo in netto contrasto con la retorica classista del merito, rifiutando le passerelle istituzionali di chi ci vorrebbe fuori dagli Atenei.
NO ALLE PASSERELLE DEL GOVERNO ALL’UNIVERSITÀ. ORGANIZZIAMOCI CONTRO LE LORO POLITICHE ANTIPOPOLARI!