Cosenza, Bianca Rende incontra il Consiglio dell’ordine degli architetti

COSENZA – Ieri pomeriggio nel Centro Storico incontro della candidata a sindaca, Bianca Rende, con il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Cosenza ed alcuni rappresentanti di associazioni tecniche. Alla presenza del Presidente dell’Ordine, Pasquale Costabile, e degli architetti di Cosenza e Provincia, Bianca Rende ha esposto la sua visione di città. Un dibattito proficuo e nel merito dei temi che ha visto una partecipazione attiva dei professionisti alla discussione sul futuro della città ponendo osservazioni e riflessioni sullo sviluppo del capoluogo Bruzio. E dalla voce del Presidente, Costabile, un invito alla collaborazione e al contributo dei tecnici nei confronti della futura amministrazione della città. “Siamo disponibili a dare una grossa mano alla città con l’Istituzione di un tavolo tecnico per reperire risorse e immaginare un nuovo modello urbanistico di Cosenza”. Dobbiamo ridisegnare il Psc (piano strutturale comunale) e sicuramente pensarlo in forma associata con Rende, non avendolo finora adottato entrambi. L’esperienza negativa del Covid ci ha insegnato tante cose tra cui la necessità di nuovi spazi funzionali, lo strumento urbanistico è indispensabile che ne tenga conto. Così come si deve assolutamente tenere conto del consolidamento strutturale e favorire la rigenerazione del centro storico – sostiene Costabile.
“Bisogna ripartire dal tessuto urbano esistente: piazze mal progettate o sottoutilizzate, edifici in disuso, aree dismesse, come perni per riannodare il tessuto urbano e sociale. Favorire la nascita dei servizi di prossimità e il loro decentramento, promuovere l’autosufficienza dei quartieri per garantire l’autonomia di tutti i cittadini, anche con ridotte possibilità di movimento. Garantire dunque la sopravvivenza degli esercizi di vicinato schiacciati dalla grande distribuzione, in un’ottica di consumi a Km zero, produzione e distribuzione locale” – dichiara Bianca Rende.
“Cosenza dovrà essere città dell’ integrazione e delle connessioni interne -tra quartieri, centro e centro storico- e esterna, con l’area urbana e l’università. L’idea base è della città accessibile, ovvero quella in cui ogni cittadino ha la possibilità di avere ciò di cui ha bisogno a breve distanza da casa” – continua. Promuovere le buone pratiche abitative, stimolare e favorire la nascita e lo sviluppo di nuovi modelli: dai condomini solidali ai progetti di auto-recupero che trasformano i cittadini in veri e propri city makers, attori e non solo meri destinatari degli alloggi, progetti che assolvono anche un ruolo sociale e implementano il senso di appartenenza alla comunità. In ottica di un autentico dettato di consumo di suolo zero, saranno incentivate operazioni di restauro, recupero, rifunzionalizzazione degli immobili sotto utilizzati o dismessi. In particolare, ciò riguarderà il cuore antico della città, laddove ben si coniugano interventi di natura strutturale con progetti immateriali di recupero della memoria storica, delle comunità e dei luoghi.
È questa una sfida importante che è necessario cogliere e affrontare soprattutto alla luce del depauperamento e svuotamento di servizi e di attività commerciali che affligge ormai molti quartieri della città; depauperamento effetto certo della crisi economica degli ultimi anni contro il quale tuttavia non un provvedimento pensiero o azione è stato mai intrapreso dall’amministrazione uscente.
Abbiamo invece assistito alla scelta miope di puntare alla concentrazione delle attività nel cosiddetto salotto buono, creando anche lì ulteriori evidenti distorsioni e omologazioni nella stessa offerta di servizi commerciali e provocando la caduta verticale delle attività anche nelle aree più vicine al centro –via Alimena, viale Trieste- per non parlare di quelle più distanti e dimenticate. Anche qui, in una visione di città integrata, dobbiamo pensare a una città che non si identifica più solo con il suo centro ma che sa usare sé stessa in ogni suo quartiere. Una città più sana, più viva e più resistente. Una città più sicura e controllata, che decentra i servizi, riduce i tempi e garantisce maggiore sicurezza –magari anche grazie al rafforzamento della polizia locale- capace di valorizzare le identità dei quartieri, con una rigenerazione urbana basata su cultura, formazione, verde, socialità e accessibilità. Una città integrata nei suoi servizi e nei suoi flussi con i comuni limitrofi e l’università. Cosenza, Rende, Montalto, Castiglione, Castrolibero, Campus Universitario, tutti quartieri di un unico sistema urbano integrato. Un unico e integrato sistema di mobilità, un’unica e integrata offerta e produzione culturale –teatro, cinema, musica, eventi espositivi e spettacoli- un’unica e integrata offerta di servizi per l’infanzia e la terza età: queste le sfide che si intendono cogliere e risolvere nel corso del prossimo quinquennio d’amministrazione.
“Sentiamo il desiderio di offrire dopo dieci anni, dicono i consiglieri dell’Ordine, la nostra idea di città e porre l’attenzione sul Piano Strutturale Comunale (Psc). Il Psc non è un prodotto, ma un processo aperto con e per la città e deve essere al centro della discussione sul benessere e sulla qualità di vita della città e dei cittadini”. “Sentiamo – continuano gli architetti – l’urgenza di ripensare la città che dovrà essere sostenibile, intelligente, sicura ed inclusiva, passando attraverso la progettazione di spazi urbani privi di barriere fisiche e senso-percettive, in funzione di una popolazione costituita da persone sempre più anziane e con disabilità, abbiamo, dunque, l’obbligo di guardare a nuovi e vecchi bisogni per dare risposta a fasce importanti di Cosenza”.