Cosa succede con il taglio dei Parlamentari? I perché dei Si e dei NO al referendum Di Al Tallarita
Analizzando i contro, che favoriscono il ‘NO’ al Referendum, si deduce che il
Parlamento rischierebbe di avere solo rappresentanti eletti delle città maggiori, pertanto i centri minori, non avrebbero più quel diretto contatto con i parlamentari. E si ritroverebbero dei territori privi di rappresentanti. Questa riforma porterebbe a :
1 deputato/ 151.210 abitanti e 1 senatore / 302.420 abitanti riducendo quelli all’estero. Praticamente meno eletti alla Camera e meno tra tutti i Paesi UE.
Oggi c’è: 1 deputato/ogni 96.006 abitanti e 1 senatore /ogni 188.424 abitanti
Con 12 deputati e 6 senatori scelti dagli italiani all’estero.
Se passasse il ‘Si’ al referendum, i difetti di questo taglio dei parlamentari, potrebbe favorire, i governi nascenti dopo la riforma, a trovarsi a riformare la legge elettorale.
La propaganda del ‘Si’ sostiene che si taglia ai parlamentari per dare al popolo. Ma studi fatti, rilevano che le cifre non sono quelle gridate dal M5s.
Il vero risparmio (al netto e non al lordo) sarebbe di 57 milioni all’anno (285 a legislatura) numeri diversi dalla falsa propaganda pentastellata. Significa lo 0,007 per cento della nostra spesa pubblica.
É opportuno raccontare tutta la storia.
Dal 1948 anno in cui La Costituzione, prevedeva un determinato numero di parlamentari rispetto al numero degli abitanti e cioè:
1 deputato/ ogni 80.000 abitanti 1 senatore/ogni 200.000 abitanti
La revisione costituzionale del 1963, prevedeva 945 eletti e i senatori a vita.
Ma cos’è un Sistema elettorale? È un insieme ordinato di definizioni, che determinano come si scelgono i titolari, di un mandato rappresentativo. Scelta operata da ogni componente di un corpo elettorale, sulla base dei voti dei cittadini italiani, nel corso di elezioni indette. Questo, assegna un numero di seggi, che possano assicurare a ogni lista, un numero di posti che sia ‘proporzionale’ ai voti ricevuti. Per farlo i voti si dividono per il numero dei seggi che possono essere ricoperti. E così si arriva a un ‘ quoziente elettorale’ utile per ottenere un seggio.
In base al quoziente si ha il numero dei seggi per ogni partito o lista. Il posto, in cui si svolgono le elezioni, sono suddivise in circoscrzioni plurinominali.
È cosa sono i sistemi proporzionale maggioritario e misto?
I sistemi proporzionali, possono dividersi in due gruppi e dare all’elettore la scelta di chi votare. Oltre che prevedere una lista di candidati. I seggi sono distribuiti in proporzione ai partiti o alle liste in base ai voti ottenuti. Si divide il numero dei voti per i seggi. Inoltre prevede anche una o più soglie di sbarramento, non raggiunte le quali i seggi non sono attribuiti. Il problema é che crea esecutivi non stabili. E in teoria, garantisce rappresentanza maggiore.
La riforma’ maggioritaria’ del sistema elettorale arriva nel 1993 . É stata la ‘legge Mattarella’, a portare tale sistema. Detta anche ‘Minotauro’ per tale ibridazione nonché ‘Mattarellum’ e segna il passaggio dalla I alla II Repubblica. Il sistema maggioritario favorisce il partito che ottiene più voti. E dovrebbe poter far governare per un’intera legislatura, favorendo i partiti che vincono in molti collegi, per uno scarto di voti. Ma non facilitando, chi vince con molti voti.
E si arriva al 2005 con una nuova legge elettorale, che torna al proporzionale:
la Legge Calderoli, anche chiamata ‘Porcellum’. Che introduzione una soglia di sbarramento, per partiti e coalizioni, oltre a un premio di maggioranza.
Con il Rosatellum vigente dal 2018 si apre al sistema misto. Questo prevede che in ognuno dei due rami del Parlamento, il 37% dei seggi si assegni con un sistema maggioritario uninominale. Mentre il 61%, sia ripartito fra le liste concorrenti, attraverso il proporzionale, con clausole di sbarramento. Ogni candidatura è presentata nei collegi plurinominali e il numero dei seggi è determinato dal numero dei collegi.
Cosa voteremo al referendum?
Fatto questo escursus, dato che lo spirito critico nasce dall’analisi, ora, si può decidere cosa votare al referendum sul taglio dei Parlamentari. Di certo….date le premesse io dar fiducia a proposte provenienti dal M5S…é molto dura vedendo i disastri compiuti con questo Governo. Opterei per un ‘populismo riformato’, che riporti la democrazia in un paese che appare sotto una forma di ‘dittatura velata’. Favorendo un reale sovranismo pensato. Alla luce della realtà che muta e insegna. Una lucidità sul presente per poter cambiare al meglio..e costruire il futuro.
Meditiamo. Gente. Meditiamo…
Che magari un’ altra via… Si trova…..