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Contro i tir al Porto di Reggio Calabria e per un attraverso pubblico e sostenibile dello Stretto

Il recente via libera rilasciato dal Ministero dell’Ambiente al progetto delle compagnie private Caronte&Tourist e Diano di creare un molo di attracco al Porto di Reggio Calabria, per i mezzi da e verso Tremestieri, e la ridda di reazioni che si sono scatenate ci spingono a fare alcune considerazioni.
La prima è evidente e sotto l’occhio di tutti: riguarda lo strapotere di queste compagnie, che non soltanto praticamente detengono il monopolio dell’attraversamento marittimo dello Stretto, ma sono capaci di indirizzare a loro piacimento le scelte politiche per i territori dell’area, e quindi a favore esclusivo dei loro profitti e dei loro interessi anche quando questo significa mettere a rischio la salute dei cittadini, come nel caso di Villa San Giovanni dove da tempo i medici di base denunciano un aumento delle patologie legate all’inquinamento.
La seconda è l’assoluta incoerenza, per usare un eufemismo, di questo governo che, dopo aver
“concesso” la giornata di sciopero agli studenti per partecipare alle mobilitazioni dei Fridays For Future, dimostra tutta la sua attenzione alle problematiche ambientali continuando a favorire il trasporto gommato nello Stretto di Messina.
Oggi da destra a sinistra ci si strappa le vesti per questa decisione che cozza frontalmente contro tutti i pareri espressi ufficialmente dalle istituzioni territoriali. Una classica decisione calata dall’alto quindi, ma che ricorda molto le politiche adottate negli anni passati, tese sempre a favorire i vettori privati e a impedire ogni razionalizzazione dei trasporti, nonché un’imprescindibile drastica riduzione del traffico pesante su gomma, come prevedevano progetti da sempre frenati e ostacolati: pensiamo naturalmente allo spostamento a Bolano, progetto datato e che oggi tutti ritirano in ballo, ma pensiamo soprattutto al potenziamento delle vie del mare, e quindi alla riorganizzazione e al riequilibrio del sistema trasportistico, a partire dall’utilizzo dei porti e delle navi, da Genova fino a Gioia Tauro, per limitare il ricorso ai flussi su strada.
A dieci anni da una delle più riuscite barzellette di Berlusconi, la prima pietra del Ponte sullo Stretto, assistiamo al reale progetto pontista, ben lontano dal proporre vere infrastrutture:
vogliamo ricordare che molti anni e molte centinaia di milioni dopo, non esiste ancora traccia del progetto esecutivo del fantomatico Ponte. Progetto che mira ad un obiettivo più meschino per tutti noi: un continuo definanziamento del trasporto pubblico – tagliando treni e navi – da una parte, mentre dall’altra si dirottano ingenti risorse dalle opere realmente utili, come appunto il porto a Bolano, alla “mucca da mungere” Ponte, per un dominio totale dei privati nel settore.
È questo stradominio che dobbiamo contrastare! Non basta opporsi ai tir al porto di Reggio Calabria, certamente battaglia giusta e che ci vedrà in prima fila a confrontarci con la cittadinanza, ma bisogna anche lottare per un attraversamento dello Stretto pubblico, efficace ed efficiente e per il disincentivo al trasporto gommato, attraverso politiche sostenibili e che tutelino la popolazione, unica strada percorribile per liberare lo Stretto dai mezzi pesanti e dall’inquinamento.