Consorzio di bonifica Tirreno reggino, Statti: “Balzelli ingiusti a discapito delle imprese”
REGGIO CALABRIA, 17 APRILE 2019 – “Quello che sta accadendo agli agricoltori del Tirreno reggino è paradossale. Si trovano a dover pagare un balzello sempre più alto senza usufruire di un beneficio diretto”. È la denuncia di Marino Scappucci, commissario di Confagricoltura Reggio Calabria che attacca quella che definisce “una vera e propria ingiustizia consumata ai danni degli imprenditori”. “In questi giorni – spiega – gli utenti stanno ricevendo dal Consorzio Tirreno Reggino cartelle con somme che, in alcuni casi, si sono raddoppiate rispetto all’anno precedente. Con l’aggravante che nelle cartelle sono contemplate voci che non interessano neppure lontanamente chi li riceve”. “È come se un cittadino – illustra Scappucci – ricevesse una bolletta elettrica di un’utenza non sua. Questo rappresenta senza dubbio l’esempio più limpido del fallimento del modello di Consorzio che qualche organizzazione ha voluto imporre per fini propri e a discapito dei servizi che lo stesso Ente è tenuto a svolgere per le imprese agricole e il territorio”. “Proprio al fine di fronteggiare questa ingiustizia – conclude il commissario – Confagricoltura Reggio è pronta a dare battaglia e per questo attiverà, per le aziende agricole che stanno ricevendo questo ulteriore balzello, un servizio legale per eventuali ricorsi a tutela delle imprese associate e degli utenti danneggiati”.
“Confagricoltura – fa eco Alberto Statti, presidente regionale dell’organizzazione – ha sempre ritenuto i Consorzi di Bonifica enti indispensabili per le aziende agricole e per la salvaguardia del territorio. Il modello di gestione attuale, purtroppo, non risponde più alle esigenze degli agricoltori e nessuno, di conseguenza, può pretendere di trasferire dai magri bilanci delle aziende agricole risorse per finanziare Enti, di qualsiasi natura, che ormai da anni hanno smarrito il senso della propria funzione”. Statti segnala che la situazione del Consorzio Tirreno Reggino in realtà “è figlia di una distorsione che interessa la quasi totalità degli enti consortili”. “Il problema – sottolinea a proposito del caso reggino – non è la contribuenza in sé, bensì il fatto che gli agricoltori si trovano a dover pagare un canone a fronte di nessun beneficio diretto alle loro imprese ed al territorio in generale per come dovrebbe essere previsto dai piani di classifica e piano di riparto. I piani di classifica, cui si fa riferimento nella comunicazione inviata agli utenti, sono quelli adottati nel 2014 e approvati dal Consiglio regionale nel 2017 nei quali non compaiono tutti i contenuti specifici e una puntuale individuazione degli indici di classifica, allo scopo di avere uno strumento atto a individuare i benefici diretti agli immobili dalle opere e dalle attività di bonifica previsto dalla normativa (modifica dell’art. 23 della L.R. 11/2013)”. “Con la convalida dei Piani di Classifica 2014 – conclude Statti -, risultanti in molte parti un copia e incolla di piani di altre regioni, sono contraddetti tutti i principi accolti nella legislazione nazionale e regionale in materia di bonifica integrale, e i terreni ricadenti nel comprensorio consortile sono tenuti al tributo delle spese di funzionamento perché riceverebbero un beneficio generale per la sola presenza del Consorzio”.