Confcommercio: città a rischio rivolta sociale. Urge una svolta nella gestione economica della crisi.
Sono state settimane non facili, di sofferenza e di paura, che tutti assieme abbiamo provato ad affrontare responsabilmente. Ciascuno con le proprie forze, capacità e strumenti. Gli imprenditori hanno finora svolto la parte più difficile: hanno messo da parte interessi personali ed economici sospendendo le attività e dunque le loro stesse vite per tutelare un bene infinitamente più grande, la salute collettiva. Anche di fronte a dati e numeri del contagio che fortunatamente, ad oggi, non ha aggredito come si temeva la nostra città, lasciando intravedere addirittura la possibilità di un timido ritorno alla “normalità”, da parte dei commercianti nessuna polemica, nessun attacco, nessuna forzatura. Solo il rispetto serio e rigoroso delle regole.
Anche la Confcommercio ha provato a svolgere il proprio ruolo fino in fondo mettendo in campo tutte le proprie risorse per supportare le aziende durante la fase emergenziale: assistenza costante degli uffici da remoto per fornire chiarimenti su decreti e circolari che si sono succeduti con cadenza pressoché quotidiana; informazioni sulle tipologie di esercizi ammessi a continuare le attività, sulle modalità dell’erogazione del servizio, su orari di apertura e chiusura, nei giorni feriali e festivi; notizie su restrizioni o ampliamenti del perimetro delle attività consentite che sono discesi ora da un provvedimento governativo, ora da una ordinanza regionale o sindacale; supporto nella delicatissima fase di accesso agli strumenti di integrazione salariale; gestione delle relazioni sindacali nelle commissioni paritetiche; supporto nell’accesso al credito ed ai bonus economici con il Cofidi; presenza costante in tutti i Tavoli istituzionali. Ricerca continua di una strada utile a rendere meno impenetrabile quella burocrazia imperante che, anche in questo momento di crisi epocale, continua a rivelarsi il vero nemico di tutti coloro che hanno deciso di fare impresa.
“Sforzo enorme quello di Confcommercio. Sforzo che, come quello di tutti gli imprenditori reggini, potrebbe rivelarsi inutile se mancherà nell’immediato una vera svolta nella gestione dell’emergenza e nella programmazione della fase2”. È il Presidente di Confcommercio Reggio Calabria Gaetano Matà a non nascondere preoccupazione per quello che potrebbe essere il futuro dell’economica reggina.
“In mancanza di urgenti interventi del Governo e di un vero coordinamento dell’emergenza a tutti i livelli, il rischio rivolta sociale è altissimo – dichiara Matà. Senza interventi seri, ragionati, definitivi, ogni persona, ogni imprenditore sarà portato a ricercare la propria e personale soluzione al problema e, come sempre accade in momenti di crisi ed in un sistema fragile, il nemico verrà individuato in un altro soggetto debole e semplicemente “alla portata”. E’ necessario che lo Stato faccia percepire a livello territoriale la propria vicinanza, recuperando al più presto il ruolo di guida e di garante del rispetto delle regole di mercato ed evitando che l’imprenditore identifichi il “nemico” in un suo pari. Il rischio reale che stiamo correndo è che si attivi un meccanismo perverso in cui il commerciante, avvertendo di essere stato lasciato a se stesso ed ulteriormente vessato, percepisca in maniera sempre più ostile talune categorie di lavoratori dipendenti, ipertutelate, laddove lo Stato sembra non volere mettere in campo strumenti adeguati per proteggere alla stessa maniera chi ha deciso di correre il rischio di impresa. È fortemente probabile che l’imprenditore reggino, di fronte ad una ripartenza lenta e difficoltosa, vedendosi molti passi indietro rispetto all’imprenditore milanese e vedendo aumentare il divario già esistente si sentirà sempre più un imprenditore di categoria inferiore nutrendo un sentimento di crescente astio rispetto al collega lombardo. Addirittura, e questo è un dato tristemente nuovo, anche a causa di scelte del Governo non completamente lineari, all’interno della categoria dei commercianti dello stesso contesto territoriale già adesso cominciano a crearsi elementi di conflitto: gli operatori della moda o i gioiellieri si vedono svantaggiati rispetto alle librerie; gli estetisti rispetto ai commercianti di prodotti di ferramenta; i negozianti di prodotti per l’igiene personale e gli operatori del settore alimentare vengono percepiti, sicuramente a torto viste le circostanze, quasi come dei privilegiati”.
Per la Confcommercio non è possibile permettere che la crisi economica generi una rivolta sociale. Non si deve in nessun modo consentire che a causa della debolezza del Sistema diventi normalità vedere imprenditori e uomini gli uni contro gli altri armati.
“Non sappiamo – conclude Matà – se esiste una ricetta sicura per evitare tutto questo. Ma è dovere della classe dirigente ad ogni livello impegnarsi a trovarla. Bisogna essere consapevoli che la risalita parte dal lavoro e non c’è lavoro senza impresa, quindi l’impresa deve essere il perno degli interventi da mettere in campo per la ricostruzione.
Attivare strumenti utili a ridurre il peso del debito accumulato dal commerciante in questi mesi di inattività forzata e incolpevole deve essere il primo punto nell’agenda della ricostruzione e su questo, è chiaro, diventa indispensabile che lo Stato faccia la sua parte. Stato che dovrà dunque necessariamente intervenire con indennizzi a fondo perduto (non prestiti!) in proporzione alle perdite subite dalle imprese.
Iniezione immediata ed importante di liquidità nel sistema economico è un altro punto cruciale rispetto al quale oltre al Governo saranno le Istituzioni locali, che stiamo da tempo sollecitando a nome dei commercianti associati, a dovere svolgere un ruolo attivo e propulsivo.
Ciò che invece, già da ora, non può sicuramente sfuggire alle nostre responsabilità di attori locali (comunali, provinciali, regionali) è la preparazione della fase 2, sicuramente prima che il Governo dia il via libera definitivo. Dobbiamo pensare ad esempio se e come è possibile intervenire immediatamente sul sistema dell’occupazione suolo per costruire in maniera razionale nuove modalità di utilizzo delle aree pubbliche (anche intere piazze o vie) utili agli operatori della ristorazione per recuperare almeno una parte di utenza che altrimenti, a causa delle regole sul distanziamento sociale, andrebbe inevitabilmente persa, rendendo impossibile per molti esercenti addirittura immaginare la riapertura. Dobbiamo pensare da subito a liberalizzare le vendite promozionali come modo di generare liquidità per gli esercizi commerciali. Con il supporto delle istituzioni, dobbiamo pensare da subito a incentivi per favorire forme di economia circolare sul livello locale e per promuovere il consumo di beni e servizi quanto più possibile made in Reggio Calabria. Dobbiamo pensare, adesso. E soprattutto, agire!”