Caterina Sorbara, riflessione sul lockdown

Pietro Calamandrei diceva : ”La libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”.
Ed io aggiungo che quando manca l’aria ci si sente soffocare.
Nei lunghi giorni del lockdown , tante volte mi sono sentita soffocare, morire.
Nonostante il mio impegno con il giornale, la stesura dei libri, le preghiere a San Rocco di Acquaro e a San Francesco di Paola(entrambi hanno guarito molti malati di peste), la lettura di nuovi libri e la cura della famiglia; forte e prorompente era la voglia di uscire, di sentire la carezza del vento e dell’aria sulla pelle.
Terribilmente mi è mancato il profumo del mare, il volo infinito dei gabbiani, il caffè al bar, il sorriso della barista, i sorrisi della gente, le strade della mia città.
Al di sopra di tutto mi è mancata l’Eucaristia, vero cibo di vita eterna.
Nessun conforto mi ha dato la “Messa in streaming”, non è la stessa cosa ,non è paragonabile alla gioia di ricevere e poi anche distribuire l’Eucaristia(sono Ministro Straordinario della Comunione).
Mi è mancata l’aria al mattino, quando un silenzio straziante, lugubre avvolgeva la mia città.
La stessa cosa la sera, quando il silenzio, non più amico, ci avvolgeva in un nero abbraccio.
Oltre il silenzio, dei tristi giorni del lockdown, non dimenticherò mai la Benedizione di Papa Francesco in Piazza San Pietro, tristemente deserta e Lui in piedi, in silenzio, dietro di sé l’immagine della Salus Populi Romani e il Crocifisso di San Marcello, rispettivamente l’icona bizantina di Maria conservata in Santa Maria Maggiore e il Crocifisso oggetto della venerazione dei romani che nel 1500,una tradizione narra salvò la città dalla peste.
Non dimenticherò mai l’immagine del Presidente Sergio Mattarella,il 25 aprile, solo davanti all’altare della patria.
E poi ancora l’immagine delle bare di Bergamo, mi sono sentita morire, una sensazione di impotenza mi ha avvolto alla vista di quelle bare.
“Andrà tutto bene” dicevano tutti, ma la libertà e quindi l’aria, continuavano a mancare, a farmi stare male, nonostante gli scritti, mancava l’aria.
Sul mio balcone, inseguivo il volo degli uccelli e guardavo dei piccoli fiori, bellissimi, nati spontaneamente e dicevo a me stessa : ”Passerà, passa tutto nella vita”.
E poi finalmente “è passato”. E’ ritornata l’aria!
Sono ritornata a percorrere le strade della mia città, alle Cisterne sul muro c’era ancora il manifesto dell’ultimo evento prima del lockdown, nei negozi c’erano ancora i cartelli con gli sconti della stagione ormai chiusa.
Ho rivisto il pontile sempre bello e il mare infinita distesa d’azzurro, ho salutato i gabbiani miei cari amici, ho ritrovato il sorriso della barista e il profumo del caffè.
E poi ancora, finalmente l’Eucaristia non è stato solo un sogno, ma una realtà, ritornare a gustare il solo vero cibo di vita eterna.
Ieri finalmente ho aiutato il sacerdote a distribuire l’Eucaristia e mi sono sentita rinascere.
Se guardo indietro, mi sento soffocare e anche se non sappiamo ancora cosa ci riserverà il futuro, non ci voglio pensare, o meglio voglio essere ottimista, voglio sperare che oltre la montagna del Covid 19, possa scoppiare nel mondo un mare di serenità.
Caterina Sorbara