Caporalato in Calabria, Sapia: «Grazie alle forze dell’ordine. Fare rete contro questa piaga. Arsac può avere ruolo chiave per lavoro agricolo di qualità».
«Sono agghiaccianti i dettagli che stanno emergendo dall’indagine che la Procura di Castrovillari (Cs) sta conducendo da questa mattina, su intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, minacce ed estorsione», così ha commentato il Segretario Generale Fai Cisl Calabria le operazioni contro i nuovi episodi di caporalato che in Calabria sono in corso nelle province di Cosenza e Crotone.
«Una vera e propria piaga sociale verso cui vanno intraprese azioni di contrasto e prevenzione – continua Sapia – attraverso la capacità di fare rete e sfruttando con più efficacia gli strumenti normativi a disposizione.
Un plauso all’attività della Procura e alle forze dell’ordine, che però non possono essere lasciate sole nel contrasto di questo fenomeno.
Nel settore agricolo, che dovrebbe essere una reale leva di sviluppo e occupazione per la nostra regione, non è ammissibile che si continuino a registrare episodi che negano la stessa dignità della persona, è il momento di affrontare insieme questo drammatico problema.
A livello regionale, negli ultimi mesi, è stato istituito l’Osservatorio agricolo e, soprattutto, insediato il Tavolo di Lavoro Regionale di contrasto al Caporalato.
Occorre però pervenire al più presto ad un Protocollo regionale di contrasto al caporalato, favorendo circuiti legali di reperimento della manodopera, attraverso un percorso di confronto tra istituzioni, enti preposti, associazioni sindacali e datoriali.
L’obiettivo è condividere attività di prevenzione contro sfruttamento e ghettizzazione, iniziative d’informazione, condivisione di dati, raccogliere proposte per il settore agricolo e favorire nuovi modelli di integrazione, soprattutto in riferimento al trasporto e alloggio dei braccianti.
Positiva, per il sostegno al comparto agroalimentare calabrese – conclude la nota di Sapia – la decisione della Giunta regionale, in conseguenza della guerra in Ucraina, di affidare all’Arsac quelle attività per il reperimento di terreni seminativi o con vocazione seminativa e promuovere l’autosufficienza della produzione calabrese.
Accanto a queste considerazioni – aggiunge Sapia – occorre avviare, anche tramite il coinvolgimento delle professionalità e competenze dell’Arsac, purtroppo in costante riduzione per pensionamento, sia una ricognizione sull’intero territorio calabrese dei terreni agricoli abbandonati o non coltivati tramite l’istituzione di un inventario “Banca della Terra”, sia rafforzare il concetto di fare rete contro il fenomeno del dumping contrattuale in agricoltura e incentivare l’adesione delle aziende agricole calabresi alle Rete del lavoro agricolo di qualità».