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CAOS OSPEDALE, GRAZIANO CHIEDE DIMISSIONI DEL DIRETTORE SANITARIO «Un manager deve trovare soluzioni. Se le trovano altri al posto suo vuol dire che non serve»

CORIGLIANO-ROSSANO (CS) – Giovedì, 20 Febbraio 2020 – «Un manager, per definirsi tale, deve assumersi il coraggio delle proprie azioni, deve saper guardare oltre, deve – soprattutto – saper dare risposte alle circostanze più critiche. E questo vale per chi gestisce le grandi holding e per chi, invece, è chiamato ad amministrare la sanità pubblica. Il teatrino al quale abbiamo assistito ieri, sulla chiusura e riapertura dell’unità operativa di Pediatria, al netto dei problemi che investono l’Azienda sanitaria e l’intero sistema della salute calabrese, ci restituisce un altro dato: zero capacità del management dello Spoke nel saper gestire l’emergenza. Il direttore sanitario di un ospedale non è un notaio che ratifica tutto ciò che gli viene sottoposto; è un manager, appunto, che dovrebbe trovare soluzioni ai problemi».

A dirlo è il consigliere regionale Giuseppe Graziano che all’indomani dell’ennesima fase critica attraversata dall’ospedale di Corigliano-Rossano, dove nel giro di poche ore sono prima stati sospesi i ricoveri nel reparto di Pediatria per essere riattivati poco dopo, creando nel frangente diversi disagi all’utenza, chiede le dimissioni del direttore sanitario del presidio Spoke ionico.

«Non è la prima volta – dice Graziano – che nell’ospedale di Corigliano-Rossano vengono emessi decreti di chiusura di reparti, firmati dal direttore sanitario, per poi essere puntualmente revocati a distanza di poche ore da parte dell’Azienda sanitaria che nel frattempo trova le soluzioni. Da cittadino, però, mi chiedo se le soluzioni, anche in forma provvisoria – stante l’emergenza in atto in tutto il comparto sanitario calabrese -, alla fine si trovano sempre, perché creare disagio? E non è la prima volta – precisa – che questo accade (è successo già per il Pronto soccorso e un’altra volta già a Pediatria). Probabilmente a corto di altre determinazioni più efficaci, ieri, si sarebbe potuto pensare di trasferire i casi effettivamente non gestibili. Che senso ha aver chiuso completante un Reparto trasferendo i degenti in strutture ospedaliere più piccole e che hanno già i loro problemi di accettazione? Insomma – ribadisce il Consigliere regionale – di misure per evitare la chiusura di Pediatria e poi di conseguenza anche quella di Ostetricia e di tutto il punto nascita ce n’erano a iosa. Ad esempio, si sarebbero potuti reclutare i ginecologi dai consultori, in estrema ratio si sarebbero potuti coinvolgere anche i pediatri di base. In fin dei conti le gravidanze a rischio vanno già a Cosenza. Qui si trattano solo parti ordinari. I pediatri fanno assistenza al parto e i ricoveri e, pertanto, anche con una sola figura a turno si potrebbe garantire assistenza. Quindi, invece di promulgare l’ennesimo atto senza senso il direttore dell’ospedale poteva premunirsi di individuare prima le giuste contromisure evitando che ieri si creasse l’ennesimo caso su una sanità già malata. Per non parlare dello sperpero di denaro pubblico che queste azioni, adottate in assenza di una logica preventiva volta a risolvere il problema e senza farsi travolgere dagli eventi, provocano alle casse dell’Asp e di conseguenza a noi cittadini. Pensate alle reperibilità di autisti e infermieri, ai viaggi delle ambulanze convenzionate e a tutto il meccanismo di spesa che si è generato ieri per trasferire in altri presidi ospedalieri le pazienti in attesa. Un trauma per gli utenti e per le casse. Di chi è la responsabilità?»

«E non credo – aggiunge in conclusione Graziano – nemmeno alla favola per la quale il territorio dello Jonio cosentino sia il più bistrattato rispetto agli altri. I problemi, anche gravi, sono dappertutto. Solo, però, che qui evidentemente chi è deputato a trovare una soluzione non sa assolvere al suo incarico, firma decreti di chiusura dei reparti come se piovesse e poi… puntualmente fa perdere le sue tracce. Ed è per questo che, a mio avviso, deve dimettersi. Anche perché sta in quella postazione dal lontano 2005 e le postazioni dirigenziali stagnanti, purtroppo, – chiude – non hanno mai generato benefici».