Candeloro Imbalzano: Era cosi’ inevitabile il devastante provvedimento di licenziamento dei giornalisti in consiglio regionale?
Candeloro Imbalzano, già presidente della Commissione “Bilancio, Attività Produttive e Fondi Comunitari” d Consiglio Regionale, in una nota inviata agli organi di stampa afferma: “Dopo decenni di onorato servizio, svolto con qualificata professionalità, con competenza, rigore e con ammirevole abnegazione, era proprio cosi necessario ed ineludibile il provvedimento, così radicale ed incomprensibile ai più, di licenziamento dei giornalisti addetti all’ufficio stampa del Consiglio Regionale? E ben consci che lo stesso avrebbe segnato l’avvio di un inevitabile contenzioso con l’Ente, a cui potranno e sapranno dare risposte certe e definitive solo giudici competenti e terzi?
Prudenza forse non poteva suggerire – soprattutto in questa fase – l’adozione di un atto meno netto e doloroso oggi per i giornalisti , ma che domani potrebbe esserlo per coloro che, a qualunque titolo, hanno contribuito a questa determinazione?”
Continuando Candeloro Imbalzano dice: ”Se esterniamo questi nostri dubbi, e senza entrare nel merito tecnico giuridico della complessa questione, lo facciamo con la consapevolezza di aver conosciuto e sperimentato per cinque anni, durante la nostra esperienza in Consiglio, le rare qualità professionali dei giornalisti stessi, sempre impegnati, senza limiti di tempo, al servizio dell’istituzione .
Un provvedimento che ha colpito per la sua durezza e che poteva discendere da inoppugnabili certezze giuridiche, che sembrerebbero di là da venire”.
Infine Imbalzano conclude: ”Ed è per queste nostre perplessità, che ci auguriamo che gli Organi del Consiglio che si occuperanno della vicenda, si accingano a farlo con equilibrio, serio approfondimento e la necessaria lucidità e competenza. Nella piena coscienza, che si è in presenza di una vicenda, tutt’altro che semplice, rispetto alla cui complessità è facile dedurre che le verità non sono così apodittiche e comunque non appartengono ad una sola parte in causa”.
Caterina Sorbara