Bonus edilizi e crediti: Poste Italiane ancora fuori dalle cessioni con sconto in fattura!
Il Disegno di legge di conversione del Decreto legge 17/2022, definitivamente approvato dal Senato, lancia la quarta cessione del credito dei bonus edilizi e tenta così di rimediare alla brusca frenata data con le ripetute modifiche normative riguardanti la cessione dei crediti e il meccanismo dello sconto in fattura.
Ovviamente l’auspicio del comparto edilizio è quello che le nuove norme varate possano diradare i pensieri nebulosi che già da qualche tempo occupano la mente di tutti gli addetti alla filiera.
È sotto gli occhi di tutti che Il comparto dell’edilizia privata, interessata quasi esclusivamente dai bonus edilizi, tenuto conto del dietrofront alle cessioni da parte di Poste Italiane e dello stop di Unicredit e Banca Intesa, è giunto al capolinea. La situazione è ancor più sull’orlo del precipizio, se si considera che le modifiche pregresse del legislatore hanno praticamente comportato – da mesi – il blocco delle cessioni dei crediti alle imprese con conseguente illiquidità, al punto che non riescono a rientrare dalle spese sostenute e, pertanto, a far fronte agli obblighi finanziari e contrattuali che hanno assunto.
Tutto ciò implica anche gravi ripercussioni sulle puntuali retribuzioni ai lavoratori dipendenti e sulle loro contribuzioni da versare nelle Casse edili territoriali. Quest’ultimo dato, riferito alle mancate contribuzioni alle Casse edili nell’ultimo semestre, è comprovato dall’impennata del numero di rateizzazioni chieste dagli operatori economici.
Ci chiediamo se le nuove norme varate dal Governo in materia saranno sufficienti a rimediare ad un anno intero di sua inspiegabile latitanza ovvero di incapacità oggettiva di normare, ab-origine, i bonus edilizi minori, lasciando la porta di Poste Italiane e Cassa depositi e prestiti spalancata alle truffe perpetrate dalle bande bassotti italiane straniere.
Vedremo se, anche all’esito delle discussioni dei nostri governanti, purtroppo come sempre lunghe e tortuose, nella quarta cessione che verrà introdotta sarà consentito il frazionamento del credito da parte delle banche, qualora esso sia ceduto ai propri correntisti, anche in maniera frazionata per importo e annualità e sarà permessa la cessione dei crediti a soggetti diversi da banche, istituti finanziari e assicurazioni, autorizzando la cessione non solo ad esaurimento del numero delle possibili cessioni attualmente previste, ma anche prima. È pacifico che se queste previsioni non verranno complessivamente adottate dal legislatore, i contribuenti, le imprese i fornitori e, soprattutto, gli istituti autorizzati all’acquisto dei crediti, non disporranno di quella “valvola di sfogo” necessaria a contrastare l’esaurimento dei plafond previsti per la cessione dei crediti.
Altra “trepida” attesa riguarda la proroga prevista per gli edifici unifamiliari. La data, tanto per cambiare, ancora non si sa, ma “sembrerebbe” che il Governo si sia ufficialmente impegnato, con la risoluzione approvata il 20 aprile 2022 in Senato, a prorogare di qualche mese, probabilmente includendo la disposizione nel Documento di economia e finanza, il termine attualmente previsto per le abitazioni unifamiliari.
Certo ci aspettavamo che nel provvedimento varato dal Senato fosse ricompreso il “ritorno” di Poste Italiane nel mercato delle cessioni e invece nulla. Poste Italiane, quindi Cassa depositi e prestiti e quindi lo Stato continuano a rimanere fuori dalle cessioni derivanti da sconto in fattura; loro permettono la cessione ai soli Committenti proprietari degli immobili e solo dopo che questi abbiano sostenuto in prima persona tutte le ingenti spese annesse e connesse.
Il governo Draghi insiste e lascia fuori dal sistema dei bonus Poste italiane e Cdp, a tutto vantaggio esclusivo dei ricchi che, in Poste, dispongono di un prodotto esclusivo per benestanti ovvero per quelle famiglie con disponibilità economica sufficiente ad anticipare ogni spesa, per poi addirittura consentirgli di lucrare sul rimborso percepito a seguito della cessione del credito. Lucrare? Ebbene si, proprio lucrare perché queste poche famiglie italiane di benestanti anticiperanno il 100% dei lavori, cederanno il 110% di credito d’imposta a Poste ed incasseranno in soldoni il 102%. Tutto ciò è assurdo in uno Stato che dovrebbe essere socialmente “sano”, in cui lo spirito fondante dei bonus edilizi dovrebbe essere esclusivamente quello sociale, ovvero quello di destinare le agevolazioni prevalentemente alle famiglie con basso reddito e della media borghesia che, diversamente, tra mutui prima casa in corso, figli all’università, stipendi inadeguati a far fronte agli aumenti sui beni di prima necessità, non potranno mai ristrutturare casa, secondo i requisiti di sostenibilità ambientale/risparmio energetico che l’epoca e le norme richiedono.
Confidiamo quindi nel Governo affinché acceleri la definizione dei provvedimenti oppure i bonus edilizi saranno destinati ad affondare, trascinando con loro Imprese, tecnici, lavoratori e famiglie, insomma tutti gli onesti che hanno in buona fede creduto, investito ed, inesorabilmente, fallito per eccesso di credito d’imposta.
Maria Elena Senese
Segretario generale
FenealUil Calabria