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Berlusconi e la scalata ostile di Vivendi: ecco perché il Governo interviene. I nuovi scenari. Di Al. Tallarita

E se prima gli italiani sempre e comunque…
La storia regge anche qui..
E noi si preferisca sempre, che un’impresa resti a controllo italiano a prescindere,specie se italiana. Nonostante i tentativi di controllo francese. E questo perché l’ostile scalata di
Mediaset, da parte del gruppo del finanziere francese Vincent Bolloré è iniziata già nel 2016. Lui finanziere di spicco e domus di CANAL + (la Sky francese). Oltre che nel consiglio di amministrazione di Mediobanca. Che arrivò allora, al controllo del 20% delle azioni di Mediaset. Un tentativo di alleanza tra lui e Berlusconi andato male.
Infatti Fininvest, denunciò quell’operazione alla CONSOB e al Tribunale di Milano.
Per violazione della ‘Legge Gasparri’ la quale postula che se una società ha una quota del + 40 % nel settore delle ‘telecomunicazioni’ non può avere una quota + 10 % nel settore dei ‘mass media’ (ed è bene o un potere solo, avrebbe un netto controllo del potere della comunicazione e della gestione dell’informazione). Il governo usò il termine ‘scalata ostile’ da parte di Vivendi. Notizia che però fa salire le quotazioni di Mediaset in Borsa. E tanto Calenda, quanto Guerino, PD, fecero fronte comune nel proporre misure che ponessero Mediaset in sicurezza. Però intanto Vivendi, ha ceduto il 19,19 % delle azioni possedute in Mediaset a una società satellite. E ha fatto appello al Tribunale amministrativo del Lazio, che si è rivolto alla Corte di giustizia europea. La quale ha emendato Agcom. In quanto testuali parole : ‘contraria al diritto dell’UE’.
E allora quei provvedimenti imposti dalla legge Gasparri, sulle limitazioni, riguardo una corrispondenza tra telecomunicazioni e mass media, ribalta le cose.
Ed ecco che in uno degli ultimi Dpcm è apparso un emendamento, inserito dal Senato. (E promosso ovviamente a spada tratta da Forza Italia).Provvedimento che, già approvato dal Senato, ora è passato in esame alla Camera. Inerente l’mpresa delle telecomunicazioni. Con il fine di determinare che, se una società, voglia agire tanto sui media quanto sulla telecomunicazione, nello stesso tempo. Può avvalersi di procedere a istruttoria per valutarne la correttezza. In termini tanto di libera concorrenza, quanto di pluralità di comunicazione di massa. Agendo prontamente, qualora vi fossero delle distorsioni. Chiara espressione di una volontà di salvaguardare i gruppi italiani dell’editoria e delle telecomunicazioni.
Quello a cui si sta assistendo, date le novità e le spietate offerte concorrenziali è una confluenza tra Mass media e telecomunicazioni. Ora, di Mediaset, la Finivest della famiglia Berlusconi, ne gestisce ad oggi il 44%. E tale misura finalmente la porrebbe al sicuro da quella denominata ‘scalata ostile’ da parte della gallica Vivendi. Che sente la minaccia Netflix già dal 2016. Si ricordi che Bollorè già controlla la Universal Music e la Telecom Italia (24%). E detiene una percentuale tale, da farne il secondo socio di Mediaset (28,8%). Il che significa, avere comunque capacità decisionale nel suo consiglio di amministrazione. Ecco perché bisogna evitare che tali percentuali del 12,5% aumentino…per scongiurare quel rovesciamento del controllo della Fininvest (Berlusconi), attraverso un accordo furbo con gli altribazionisti (‘Retail’: azionisti privati che detengono circa il 15%). A scapito comunque di un’azienda italiana. Le citate partecipazioni azionarie di Bollorè, aprono in pieno lo scenario presentato in quella voce di perfezionamento, già passato al Senato.
La Commissione Europea si è espressa dicendo che se l’emendamento diventerà legge, sarà verificato affinché rispetti la legislazione europea.