BAGNARA: Presentato il libro L’ATEO CREDENTE di Salvatore Bellantone
“Bellezza di titolo e sottotitolo a parte, è un testo avvincente e di facile lettura”. È con queste parole di Antonio Giuseppe D’Agostino che si è aperta la presentazione del secondo volume della “Trilogia sul potere” intitolato “L’ateo credente” di Salvatore Bellantone (Disoblio Edizioni), che si è svolta venerdì 18 settembre, presso la sala conferenze della Società Operaia di Bagnara Calabra
Non esiste un vero e proprio ateismo – ha continuato il giornalista D’Agostino, dopo i saluti di Mimma Garoffolo (presidente SOMS Bagnara Calabra) e di Bruno Ienco (Presidente Pro Loco Bagnara Calabra) – vi è chi non accetta una determinata credenza religiosa e chi non accetta proprio l’esistenza di Dio. Ma alla fine, quasi tutti i filosofi hanno dovuto credere in qualcosa, anche Nietzsche. Oggi le religioni si stanno orientalizzando e l’ateo credente indaga la verità ultima religiosa mediante l’esperienza e senza accettare acriticamente alcuna verità o le regole dogmatiche imposte e previste nei vari culti. Nell’opera – ha proseguito il prefattore del volume – l’autore fa intendere che l’esperienza religiosa deve essere sempre diretta, non può essere un sentito dire, come avviene per chi dice di essere un credente e in realtà è schiavo di una convinzione. L’ateo credente è una figura di liberazione, non da Dio, ma dalla schiavitù del dogmatismo.
Lo scettico religioso – ha dichiarato il saggista Vincenzo Musolino – è la postfazione che ho scritto in contrapposizione al saggio di Salvatore Bellantone, “L’ateo credente”, che è un bel’ossimoro volto alla libera ricerca. Qui mi sono chiesto: siamo sicuri che ricerca e sperimentazione abbiano un valore assoluto? Oppure si nasconde dietro di esse un nuovo dogmatismo? L’ateo credente è un saggio in cui si parla di esperienza alla maniera del cristianesimo. Ma il cristianesimo non è soltanto la religione del libro, è anche l’incontro personale di ognuno con Cristo, che non ha scritto. Se la relazione è esperienza allora è un conto ma se è un fatto scientifico, al di là dei fondamenti dogmatici, allora l’esperienza non produce nulla. Mi chiedo dunque – ha concluso il postfatore del volume – la sperimentazione di cui parla l’autore nel suo saggio è intesa come un evento di esperienza oppure come una sperimentazione scientifica che de-storicizza? Spero la prima.
Salvatore Bellantone – dopo l’accensione della lanterna della Disoblio per mano dei presidenti dei sodalizi organizzatori, coordinati da Stefania Guglielmo che ha condotto la serata – ha ringraziato i presenti e ha chiarito come il suo saggio, al di là dei contenuti specifici, sia innanzitutto una metafora di un metodo, di una maniera di pensare. Siamo abituati a intendere i fatti secondo le forme di pensiero ereditate da chi ci ha preceduto, le quali concentrano l’attenzione su alcuni aspetti dei fatti stessi e, escludendone degli altri, fungono da punto di riferimento per la costruzione di una determinata visione delle cose. Ma è uno sguardo parziale sugli enti, perché c’è sempre qualcosa di rimosso che non viene più considerato. Questo saggio vuole ridare attenzione a quegli elementi esclusi dalle cose e porre anche un problema di linguaggio, in quanto vi sono enti che, nel contempo, si manifestano in maniera contraddittoria: un bicchiere è sia mezzo pieno sia mezzo vuoto, la Terra è sia illuminata sia oscurata per metà e via dicendo. Finché non s’inventa una parola per dire la realtà contraddittoria che spesso sta sotto il nostro naso, siamo costretti a usare il principio eracliteo a scapito di quello aristotelico. Per quanto riguarda invece – ha concluso l’autore del saggio – la questione cosmologica, l’opera vuole essere anche una provocazione: per alcuni, a credere veramente in un determinato credo, facendo andare di pari passo l’etica e la fede; per altri, a varcare nuovi orizzonti del pensiero, oltre i quali, forse, le differenze religiose non contano più e tutte non sono altro che un colore del medesimo arcobaleno spirituale.