Arco Jonico, Mazza (CMG): “Dove la Politica sfrutta i pretesti, ma rifugge dalle proposte”

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Gli annunciati ritardi relativi all’espletamento dei lavori di upgrading tecnologico ed elettrificazione del tronco ferroviario jonico, hanno generato una serie di mugugni nelle varie fazioni politiche e nel mondo della società civile. Certamente, il problema di posticipare la messa in funzione della linea ferrata da gennaio a giugno esiste e non rappresenta una questione di flebile entità. Tuttavia, concentrarsi su ciò che riguarda la sola circostanza della mobilità ferroviaria, perdendo di vista la visione d’insieme, non gioca a favore del contesto jonico e non giova a creare i presupposti per uscire dal limbo dell’inconsistenza e dell’impalpabilità politica in cui l’ambito versa da diversi lustri. 

Sia chiaro, il fatto che si parli e si consideri il contesto compreso tra Sibari e Crotone come un unico ambito pervaso da una serie di problematiche comuni è sicuramente un fatto positivo e comprova l’esistenza di un contesto territoriale caratterizzato dalle medesime difficoltà. Spiace, tuttavia, constatare quanto strumentali siano la modalità utilizzate dalla Politica per approcciarsi alle questioni che affliggono la Sibaritide e il Crotonese. Da un lato si riconosce l’omogeneità territoriale su una vicenda collaterale come quella della mobilità su ferro. Dall’altro ci si nasconde dal prendere posizioni chiare su un inquadramento politico-amministrativo di un’area a interesse comune, caratterizzata dalle medesime problematiche e associata dalle inespresse potenzialità. 

Lavorare alacremente, quindi, alla creazione di un ambito vasto tra la Sibaritide e il Crotonese, con le città di Corigliano-Rossano e Crotone a guida di un nuovo contenitore amministrativo, dovrebbe rappresentare il minimo comune denominatore politico per uscire dal pantano della inconsistenza territoriale e aprirsi all’innovazione e allo sviluppo. Ma sulla tematica di una ridefinizione degli ambiti provinciali calabresi, emergono le reali problematiche delle nostrane Classi Dirigenti: a Crotone la politica, ormai ben oltre il ciglio del baratro, è ostaggio del centralismo catanzarese, mentre nella Sibaritide il servilismo a Cosenza, ingiustificate manie di grandezza e gratuita spocchia verso il contesto Crotonese inibiscono a trovare soluzioni strategiche, prospettive di crescita e visioni d’insieme. 

 

Proroga sui tempi di consegna della ferrovia jonica: le lacrime di coccodrillo di una Classe Politica spenta e senza visione

La dialettica politica, parte fondamentale del gioco democratico, si limita a fornire rabberciate linee d’indirizzo solo quando non è possibile farne a meno. Fa comodo, d’altronde, a un Establishment spento e senza visione strumentalizzare i ritardi sui tempi di consegna del tronco Sibari-Crotone, latitando però su tematiche più dirimenti che abbracciano tutta la narrazione del Crotonese e della Sibaritide come contesto unico, omogeneo e pervaso dalle medesime problematiche. Ed è così che, relativamente il posticipo sui tempi di consegna dell’opera, le opposizioni all’attuale Governo nazionale, anche per un chiaro gioco delle parti, si scagliano a suon di note stampa contro l’avversa fazione politica. Tuttavia, non saprei se per malafede o per ignoranza, si dimentica che i lavori sulla jonica sono iniziati nel lontano 2019 con consegna prevista a fine ’22. Da allora si sono susseguiti ben tre Governi in Italia e altrettanti in Regione, eppure le tempistiche di consegna dell’opera si sono dilatate di oltre 2 anni. Di questo passo e con la flemmatica lentezza con cui si stanno eseguendo i lavori d’elettrificazione, probabilmente, la trazione elettrica sarà completata quando ormai il concetto di binario elettrificato sarà superato dal tempo e dai fatti. Ma tant’è. 

Così come è paradossale che esponenti politici facciano a gara per riconoscere il danno inferto a tutto l’Arco Jonico del nord-est, salvo poi nascondersi quando tematiche di visione e prospettiva, accomunanti le omogeneità territoriali della Sibaritide e del Crotonese, dovrebbero tradursi in una rinnovata azione amministrativa. Un’operazione istituzionale, la richiamata, che creerebbe consapevolezza, generando un rinnovato potere politico per un territorio schiaffeggiato dai diktat posti dal centralismo storico. 

 

Calabria: dove l’Alta Velocità si trasformata in “Altra Velocità”

Ancor più vergognosa la sterile strumentalizzazione che buona parte delle Classi Dirigenti fa sulla questione della futuribile linea AV in Calabria. Ormai, il dibattito sulla questione è sempre più simile a un teatrino che a una chiara dialettica politica sul tema. Si era partiti con la volontà di realizzare una nuova linea valliva per consentire a tutti i contesti geografici della Regione (Area tirrenica, Area jonica, Area interna) di poter fruire del servizio. Le prime avvisaglie di una progettualità farlocca si erano registrate già alla fine del ’23, quando l’ipotesi Praia-Tarsia (già meno funzionale della Lagonegro-Tarsia) con un colpo di spugna e senza uno studio di progetto era stata sostituita dalla Praia-Paola. Quasi come se una linea AV potesse essere ricondotta a un semplice schizzo di matita su una mappa. Evidentemente, qualche menestrello prestato alla politica, con una conoscenza della geografia regionale pari a quella del giardino della propria abitazione, avrà pensato che un passaggio del tracciato lungo la tirrenica sarebbe stata un’impresa percorribile. Pertanto, l’idea di “Alta Velocità” in Calabria si sta trasformando sempre più in “Altra Velocità”, dove a procedere veloci saranno solo altri contesti, con buona pace per tutto l’Arco Jonico. Le avverse condizioni climatiche degli ultimi giorni, credo, abbiano chiarito anche ai più possibilisti che immaginare una linea con caratteristiche AV da Praia verso Paola sarebbe mera utopia. Ma, anche in questo caso, la Politica jonica continua imperterrita nel gioco delle parti. Si accusa il Governo centrale di escludere il nord-est calabrese dalla futura mappatura della mobilità, salvo nascondersi quando si tratta di pensare ad un nuovo contenitore politico-amministrativo volto a inquadrare la Sibaritide e il Crotonese come ambito unico. Un territorio vasto che, rinfrancato da una rinnovata forza territoriale e demografica, sarebbe molto più semplice da rappresentare e da difendere 

 

Inquadrare un nuovo paradigma politico in cui tradurre le polemiche in azioni concrete 

Serve un’azione corale e una riflessione seria sull’opportunità di un’autonomia politico-amministrativa per tutto il contesto che da Capo Rizzuto lambisce la Lucania. L’idea di una nuova Provincia, rispondente ai canoni degli ambiti vasti e coordinata in maniera policentrica, potrebbe essere la scelta di successo per declinare un nuovo paradigma sul territorio in questione. Tuttavia, le trappole centraliste, in cui la Politica crotonese e quella sibarita sguazzano, paralizzano qualunque tentativo di pianificazione strategica e visione d’insieme. Il dibattito, ormai, si concentra su argomenti di bassa levatura, mentre per meri opportunismi politici si scansano questioni che potrebbero cambiare realmente la narrazione del territorio. 

Bisogna cambiare registro! 

Se realmente si crede nello sviluppo dell’Arco Jonico è necessario avviare una battaglia di dignità per ottenere infrastrutture moderne, autonomia politica e amministrativa. Ma, soprattutto, bisognerà che l’Establishment jonico si bagni d’umiltà e inizi a studiare il territorio oltre il semplicistico perimetro comunale e provinciale. Senza azioni forti e volte allo scardinamento dello status quo, si continuerà a vivere nel precariato e nell’immobilismo politico. In attesa, forse, di un avvenire e di una crescita territoriale che non arriveranno mai. 

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