Angelo Prioli, coordinatore regionale Giovani Udc, sulla tragedia del Raganello
«Le tragedie come quella del Raganello sono eventi imprevedibili»
A parlare a 4 anni esatti dal disastro di Civita è Angelo Prioli, vicesindaco di Frascineto, coordinatore regionale dei giovani Udc Calabria: «Questi eventi ci devono indurre ad un esame di coscienza su cosa sta causando l’uomo a livello globale»
CIVITA – Sono trascorsi 4 anni da quel 20 agosto 2019, quando la piena improvvisa del torrente Raganello spezzò la vita di 10 persone. Il bellissimo borgo di Civita venne ammantato da un velo di dolore e tristezza che ancora oggi lascia una ferita aperta e inguaribile. Anche perché un verò colpevole quella tragedia ancora non ce l’ha. E forse non lo avrà mai.
Ne è convinto anche Angelo Prioli, vicesindaco di Frascineto e responsabile regionale dei giovani Udc Calabria e tra i primi soccorritori di Protezione Civile ad arrivare sul posto quel pomeriggio di 4 anni fa. «Dobbiamo tenere presente – dice oggi Prioli – che l’ambiente montano è soggetto, a cadenza assolutamente imprevedibile, ad eventi catastrofici come questo, eventi che si verificano anche (ma certamente non solo) su itinerari famosi e molto frequentati.
Ma altrettanti eventi capitano anche su itinerari montani poco frequentati e in momenti in cui non ci sono persone».
Per Prioli, quindi, a Civita si sarebbe verificata «una terribile coincidenza di un evento imprevedibile capitato su un itinerario ad alta frequentazione». «Se fosse avvenuto di notte – precisa ancora – avremmo avuto probabilmente solo un report e nessuna persona coinvolta».
«Il caso del Raganello – va avanti il coordinatore regionale dei giovani centristi – come quello della Marmolada, non rientra nelle situazioni di prevedibilità, nessuno avrebbe potuto sospettare l’eventualità di un incidente di quella portata. Per avere una responsabilità bisogna poter prevedere un evento, cosa che è molto molto difficile».
«L’incidenza dell’innalzamento delle temperature sulle montagne – spiega Angelo Prioli – è cosa nota da tempo, non possiamo interdire l’intero arco alpino come non possiamo interdire tutte le spiagge italiane perché sono piene di meduse. Questi sono i cambiamenti climatici. Dobbiamo fronteggiarli, mitigarli riducendo le emissioni nell’atmosfera e adattarci. La tragedia del Raganello, come quella della Marmolada, ci deve non tanto portare a cercare i colpevoli di quel che è successo, visto che è stata una fatalità, quanto fare un esame di coscienza su dove sta andando l’uomo e cosa sta causando a livello globale. Le montagne questo ce lo insegnano. Sono insegnanti duri ma molto chiari. E’ il sistema – conclude – che è compromesso».