Alle muse i figli di nessuno per costruire una societa’ diversa
L’associazione culturale Le Muse “Laboratorio delle Arti e delle Lettere” di Reggio Calabria continua i suoi appuntamenti con cadenza settimanale e lo ha fatto ponendo all’attenzione del pubblico un argomento importante e di grande attualità come “I Figli di nessuno”.
Un ennesimo viaggio tra fatti, persone e personaggi che di volta in volta affrontano tematiche e situazioni diverse con il coinvolgimento del pubblico presente, ricorda il presidente Muse Giuseppe Livoti e l’occasione è stata data dalla scrittura del testo di Salvatore Curto’ – mediatore civile e commerciale già consigliere di amministrazione dell’opera universitaria, consulente dell’assessorato sport e cultura presso regione Sicilia. Una animata serata introdotta dalla referente Muse per la Ricerca Medico Scientifica Stefania Isola, la quale ha ribadito come la sensibilità letteraria oggi come oggi è utile a dettare delle indicazioni di verosimiglianza con la realtà che viviamo, anche evidenziando la figura di uomini come quello che tratta il testo, ovvero un giovane medico, quel figlio di nessuno che è categoria morale e non sociale, colui il quale va avanti con studio e sacrificio. Un libro utile alla gioventù che varca un percorso su come si dovrebbe operare nella vita seguendo le proprie inclinazioni, abilità e competenze non dimenticando anche due riferimenti presenti come Falcone e Borsellino, esempi del tempo del riscatto. Opinionista della serata la prof.ssa Angela Marcianò prof. associato di diritto del lavoro – Dipartimento di Giurisprudenza Università di Messina, che si è soffermata sui giovani della caparbietà, dello sforzo, che cercano grandi sogni con grandi sacrifici e che non si sono mai persi pur se soli. Ho ritrovato parecchie frasi del libro che hanno caratterizzato il mio percorso dice la Marcianò ovvero “che non si può usare la mafia per combattere la mafia” o ancora “non si può combattere l’arroganza con l’arroganza”. Ma so, dice la docente e consigliere comunale, che cosa terribile è essere soli nell’indifferenza e non avere giusti interlocutori. Reggio deve avere degli ideali precisi ed i nostri percorsi di vita sono sogni più grandi delle nostre paure. Essere “figli di nessuno” vuol dire avere orgoglio e avere la schiena dritta è un modus vivendi che la nostra città dovrebbe avere per rialzarsi dal torpore di questi anni. Salvatore Curtò nel suo intervento si è soffermato sul fatto che la domanda che fa porre alla società contemporanea con il suo libro è perché il dolore dei figli di nessuno non viene compianto? Perché chi comanda i palazzi non ascolta le lamentele del popolo? Perché il diritto diventa un favore? Domande e risposte che non possono placare questo dolore, né fermare la ricerca della verità, né impedire la lotta del bene contro il male, né vanificarla con la minaccia di una scomunica sociale. Ma, con questo libro creo un pungolo affinché tutto non rimanga sepolto da tutto ciò che deturpa il volto di una comunità, di una istituzione. Tutte le istituzioni sono da sempre chiamate a dare il massimo nella lotta al male. Oltre allo Stato, la Chiesa, la Scuola e la Famiglia sono chiamate a recitare un ruolo incisivo nella lotta alla mafia, ma occorre considerare che nel frattempo sono trascorsi oltre cinquant’anni e che anche la società italiana è cambiata parecchio. Ora la Chiesa non ha più il potere politico e sociale che ha avuto nel dopoguerra, la famiglia moderna smembrata, allargata, confusa non è più scrigno dei valori di un tempo e anche la scuola è diversa, ma a differenza delle prime due ha mantenuto centralità sociale e potere educativo. Forse é dalla scuola che bisogna ripartire per formare individui sani, liberi e forti da immettere nella società del domani. Io nel mio testo scrivo, ma siamo in dietro di cinquant’anni. Ha fallito la politica, perché le campagne elettorali sono servite sempre e solo a cambiare le vite di poche famiglie e non di una intera generazione; hanno fallito la scuola e l’università perché hanno spesso premiato i raccomandati e non la meritocrazia, costringendo le menti migliori ad emigrare. Ha fallito la Chiesa, troppo impegnata a fare politica con le persone sbagliate, è diventata il baluardo di pochi e non di tutti, come avrebbe dovuto. Ha fallito persino lo Stato che si è palesato debole, insicuro e spesso anche corrotto, togliendo ai cittadini fiducia nelle istituzioni, invece di darla. Ed il silenzio è l’unica risposta che non possiamo permetterci. La serata è stata scandita da momenti di approfondimento e di lettura creativa a cura dell’omonimo Laboratorio diretto da Clara Condello con le voci di Mimma Conti, Santina Milardi, Mariolina Priolo ed Antonella Mariani.