Al teatro Cilea un concerto dedicato al nuovo disco e non solo, nel ricordo di Mimmo Martino
Tra atmosfere antiche e contemporanee, cullata dalla luna e alimentata dalla memoria che ha radici per appartenere alla terra ed anche chiome per mirare a solcare nuovi orizzonti, è fiorita la Magnolia dei Mattanza, il nuovo disco edito da Sveva Edizioni di Reggio Calabria, a cui si deve anche la produzione, e da Edizioni Miseria e Nobiltà di Milano.
Il palco del teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria, con le suggestive istallazioni multimediali di Claudio Martino, ha fatto da cornice ad uno spettacolo che ha intrecciato la migliore tradizione dei Mattanza con un sound originale, frutto di un incontro sorprendentemente naturale tra gli strumenti della tradizione popolare e l’elettronica.
I Mattanza sono Mimmo Martino (r-esistenza), Rosamaria Scopelliti (voce, percussioni, tastiere), Roberto Aricò (basso elettrico, synth, voce), Gino Mattiani (tastiere, fisarmonica, fiati popolari, mandola, voce), Fabio Moragas (chitarra battente, mandola, voce), Emiliano Laganà (batteria), Claudio Paci (percussioni, berimbau, didgeridoo, elettronica), Mario Lo Cascio (chitarra classica, semiacustica, tastiera, voce).
Magnolia è il primo disco da quando Mimmo Martino “parla da un’altra stanza” restando, in modo naturale, spirito e poesia del gruppo. Un legame inestricabile suggellato nello storico brano Vitti ‘Na Crozza, riproposto in questo album con la voce di Mimmo Martino e, in occasione del concerto, grazie alla magia del figlio Claudio, anche con il “suo profilo” e poi con la “sua presenza”, lì sul palco insieme a coloro che stanno portando avanti lo stesso appassionato progetto culturale, nutrito di radici e di futuro.
“Siamo davvero contenti di quello che abbiamo potuto proporre al pubblico del Cilea in questa occasione. Tutto questo è Magnolia, il nuovo album di Mattanza che Sveva Edizioni Reggio Calabria ha deciso di produrre e, in collaborazione con Lino Lacquaniti e Francesco Monteleone di Edizioni Miseria e Nobiltà di Milano, di distribuire. Una serata particolare, naturale concretizzazione di una visione alimentata già cinquant’anni fa a Reggio Calabria, quando due giovani investivano nella musica con l’etichetta Fata Morgana. Quei due giovani erano mio padre e il padre di Lino Lacquaniti che ha sostenuto con me questo progetto. Già allora si lavorava per dare voce ad una Calabria che aveva tanto di bello da raccontare e far conoscere. Con i Mattanza, oggi noi proseguiamo con convinzione e con passione nel segno di quella visione”, ha commentato Antonio Marino di Sveva Edizioni Reggio Calabria.
Il dono de Il fuso come pegno d’Amore, il sentimento infedele in Suspiru, la passione civile e la resistenza alle avversità di Magnolia, poi la luce e l’ombra delle lune di Magnolia – Luna Turca, Preludio alla luna, San to fengari, Malaluna e Carzaratu – ed infine il riscatto, quello dalla morte del pensiero nel Cantu, quello dalla morte l’amore in Eravate Eravamo e quello dalla morte del corpo in Vitti ‘na crozza: così i Mattanza hanno proposto al pubblico brani inediti e qualche riarrangiamento originale, lasciando seguire al nuovo alcune tra le canzoni più rappresentative del loro repertorio tradizionale come Nesci Suli, Kridenza, Un Servu e un Cristu, Mattanza, Kalavrisella, Vacci canzuna mia, Ricchi e povari, molte delle quali per l’occasione eseguite con il compositore e fiatista palermitano Mario Crispi.
“E’ stata un’esperienza particolarmente positiva questa collaborazione con i Mattanza in occasione del concerto di presentazione. Momenti come questo sono sempre occasioni di maturazione. Suonare con loro mi ha permesso di contribuire al loro percorso discografico e soprattutto culturale e di entrare in contatto con una storia che è una storia comune. Se raccontata coralmente, come in questo caso, tale storia comune è destinata a non essere dimenticata”, ha commentato Mario Crispi.
Ad impreziosire il mosaico di note e storie sul palco del teatro Cilea, anche le sapienti sonorità del musicista senegalese Jali Diabate, il talento degli Archi dell’Orchestra del Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria diretti dal maestro Pasquale Faucitano (violino) e composti da Paola Russo (violino), Sergio Tommasini (viola), Ludovica Cordova (violoncello) e Genziana D’Anna (violoncello), e dei fiati dell’Orchestra Giovanile dello Stretto Vincenzo Leotta, diretta dal maestro Alessandro Monorchio, suonati da Federica Macheda (clarinetto), Davide Maria Quattrone (sax contralto), Umberto De Felice (sax tenore), Giancarlo Morabito (sax baritono), Noel Battaglia (eufonio), Alessio Saccà (trombone), Francesco Albanese (trombone), Federico Morabito (tromba), Michele Giordano (tromba) e Loris Scarcella (tuba).
Con Magnolia i Mattanza propongono linguaggi musicali innovativi, capaci di intrecciare la carica ritmica e evocativa di strumenti popolari – come i tamburelli, i fiati popolari, la mandola, la lira calabrese, la zampogna, la ciaramella, la chitarra battente, il cimbalo – con melodie e sonorità rese più moderne da bilanciati inserti di elettronica.
La loro è un’identità che resta salda e fedele a quella primigenia nella misura in cui si rivela incline a rapportarsi con i tempi, tutti i tempi, e in questi veicolare contenuti antichi ma di forza e saggezza intramontabili, plasmando lo stesso uso degli strumenti, finanche della batteria, alla missione etica, più che etnica, di valorizzare parole e storie che abitano e alimentano le nostre tradizioni popolari.
Un progetto reso possibile dalla preziosa collaborazione del tecnico del suono Biagio Laponte; un progetto che continua ad essere sostenuto da tante persone e tra queste anche Anna Chilà e Caterina Lo Presti, per tutti mamma Mattanza, un cuore di madre sempre generoso, l’associazione Magnolia, che porta il nome dell’album e di un albero maestoso e dalle radici profonde e che per Mimmo Martino era stata una importante ispirazione.
Una presentazione che si è avvalsa dell’intensa interpretazione in Dialetto dell’attrice reggina Daniela Marra che ha introdotto il pubblico in questo viaggio alla ricerca di “un sonu, na nota suttirrata…..d’un tempu rimundatu prontu a jettari già dumani taddi di vita nova” lungo un sentiero di “petri addumati”. Un prologo e un epilogo ed in mezzo tutta la potenza evocativa della musica dei Mattanza scandita da una originale narrazione.
La voce ancestrale della nostra grecità è stata affidata al fascino seducente di Peithò, alla forza generatrice di Afrodite, alla saggezza inossidabile di Atena, alla maternità selvatica di Artemide, alle oscurità notturne di Ecate, all’ombra della luna nuova di Perseide, allo splendore della luna piena Selene, alla luce che sfida di Chaos, all’amore vendicativo di Anteros e alla dirompente vitalità di Persefone. Grazie agli incanti multimediali di Claudio Martino e al talento di Lorenzo Praticò, le anime di Magnolia hanno rappresentato i fili che, tra un brano e l’altro, hanno intrecciato motivi mitologici. Tasselli teatrali originali, plasmati dal drammaturgo e regista Massimo Barilla che in essi ha saputo magistralmente fondere le tensioni contemporanee e l’antica saggezza dei Greci.
Le emozioni
“Un’ondata incontenibile di emozioni ha travolto me e i miei compagni in occasione di questa presentazione. Siamo davvero contenti dell’incontro con il pubblico che ci ripaga del lavoro impegnativo di questi due anni di ricerca e di lavoro, due anni di cose belle che abbiamo fatto insieme”, ha commentato Rosamaria Scopelliti.
“Restiamo fedeli alle radici con un linguaggio nuovo e ci prepariamo ad una estate di concerti. Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo progetto originale, il cui il messaggio non cambia, nel segno dell’eredita’ di Mimmo Martino e di quelle radici che solo la ricerca può aiutare a mantenere vitali e profonde”, ha sottolineato Mario Lo Cascio.
“Grazie a Mimmo Martino per avermi voluto nei Mattanza e grazie ai Mattanza per questo disco, il primo con la batteria. Spero di aver saputo fondere i suoni ancestrali dei tipici strumenti a percussione con il suono più moderno della batteria e di aver portato un pò di innovazione e freschezza al progetto”, ha evidenziato Emiliano Laganà.
“Abbiamo seminato e adesso è tempo di raccolta dei frutti di questo intenso lavoro. Ci accompagnano tanti pensieri, curiamo le nostre radici, ma è anche tempo di guardare e speriamo che il pubblico ci segua”, ha commentato Gino Mattiani.
“Abbiamo vissuto delle emozioni fortissime e siamo felici che il pubblico abbia condiviso il nostro progetto. Speriamo che anche a loro sia arrivata tutta la nostra emozione. Siamo soddisfatti di questa presentazione e già pensiamo ai prossimi concerti”, ha sottolineato il bassista Roberto Aricò.
“Abbiamo lavorato a lungo ed insieme per questo nuovo disco e la soddisfazione di questa serata ci motiva ad andare avanti con maggiore passione e convinzione”, ha commentato Claudio Paci.
“La presentazione di questo lavoro, in una cornice così emozionante come il teatro Cilea, segna un punto di svolta nel cammino del progetto dei Mattanza e del percorso professionale di ogni singolo componente del gruppo, indipendentemente dal rapporto umano e artistico avuto con Mimmo Martino. Sono molto felice per questo concerto. Far parte di questa realtà mi fa sentire particolarmente fortunato”, ha sottolineato Fabio Moragas.
Il Disco
“Magnolia” è un disco che attinge dal ricco repertorio di Mimmo Martino, dando alla luce “Suspiru”, con la partecipazione canora del rapper calabrese Kento, e riproponendo “Il fuso” in un nuovo arrangiamento, con le musiche di Mario Lo Cascio. Dallo stesso scrigno proviene anche “Cantu”, scritta da Mimmo Martino, che ne ha curato anche le musiche assieme a altre due pietre miliari della storia dei Mattanza: Vincenzo Petea e Carmelo Zumbo. La novità di questo brano in questo album è l’inserto di voce e mandolino del figlio di Mimmo, Simone Martino. Altra perla tradizionale è il brano “Vitti ’na crozza” che nella versione per Magnolia è arricchita dalla tromba di Fabrizio Bosso e riserva anche un’altra emozionante sorpresa. È un testo di Salvatore Filocamo, con integrazioni di Rosamaria Scopelliti e le musiche di Mario Lo Cascio, a dare il titolo all’album “Magnolia”. Una melodia inedita impreziosita dal suono della kora del musicista senegalese Jali Diabate.
“Magnolia” è, infatti, anche un disco frutto di collaborazioni preziose con tanti musicisti. Tra questi anche gli Archi dell’Orchestra del Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria diretti dal maestro Pasquale Faucitano. Sono anche loro, le note d’argento che intrecciano i fili lunari di Magnolia. La Luna, con il suo fascino misterioso, la sua luce e la sua ombra, ha ispirato quattro brani del nuovo album. Un lavoro costantemente corale che si è pregiato delle musiche di Mario Lo Cascio per “Luna Turca” – il singolo già presentato lo scorso gennaio e reso peculiare anche dal suono della marimba del musicista calabrese Giuseppe Cacciola – delle parole e della voce di Faisal Taher, musicista palestinese catanese d’adozione, per “Preludio alla Luna” che precede “San To Fengari”, brano in parte tradizionale in greco di Calabria tradotto e integrato da Rosamaria Scopelliti (che ne ha curato anche le musiche); e delle parole e della melodia del musicista palermitano Alfonso Moscato per “Malaluna” e “Carzaratu. Dallo stimolante incontro con il cantautore toscano Dante Francani nasce infine “Eravate Eravamo”, che si affianca ad “Ah Diu! Chi pena!” di Mimmo Martino.
Reggio Calabria, 14 giugno 2019
Anna Foti
Ufficio Stampa Sveva Edizioni
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