Agli Ospedali Riuniti un uomo assale e minaccia due cardiologi
Ormai è impossibile lavorare. E’ veramente difficile per i medici poter svolgere la loro missione a tutela della salute dei cittadini della nostra provincia.
E’ proprio di due giorni fa, infatti, l’ennesimo episodio di violenza all’interno degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria che ha visto vittima due sanitari in servizio presso il principale nosocomio cittadino. Intorno alle dieci del mattino, infatti, presso il reparto di Cardiologia, si è presentato l’energumeno di turno che, bypassando il pronto soccorso, pretendeva di essere visitato. Il primo ad essere aggredito è stato uno dei medici di turno, il Dr. Virgilio Pennisi, preso dal collo dall’individuo che si è accostato con toni e modi tutt’altro che pacifici e civili. Richiamato dalle grida del sanitario, interveniva in difesa del collega il Dr. Enzo Amodeo che, a sua volta, veniva assalito dall’uomo. Una volta intervenute le forze dell’ordine, nonostante le pretese, le minacce e la violenza fisica il paziente è stato comunque visitato dal medico preposto. Successivamente, i due sanitari hanno sporto formale denuncia per l’aggressione subita venendo refertati con una prognosi di giorni quindici.
La situazione ormai è insostenibile, non solo ai Riuniti ma in tutti i presidi della nostra provincia. Come Ordine, più volte ed anche recentemente, abbiamo invocato più sicurezza per i medici evidenziando questa drammatica situazione su vari tavoli istituzionali e cercando di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e delle politica. Abbiamo scritto al Prefetto, al Commissario per la Sanità in Calabria e persino al Ministro della Salute ma, adesso, davvero non sappiamo più a che Santo votarci. Ad oggi, i nostri appelli, sono rimasti inascoltati e riteniamo che oltre ad esprimere la nostra assoluta solidarietà ai colleghi degli Ospedali Riuniti, peraltro stimati professionisti che si sono spesi sempre con passione per i pazienti, è doveroso rinnovare il ricordo di quei medici che, negli anni passati, sono caduti sul campo vittime di una atroce ed incontrollata violenza.
Ci chiediamo, alla luce di questo episodio, l’ennesimo di una lunga serie, se è ancora possibile fare il medico in queste condizioni.
Si continua a parlare di assunzioni per colmare le carenze del personale medico e paramedico ma, ad oggi, sembra solo fumo negli occhi anzi, quotidianamente, si assiste alla chiusura di reparti nei vari presidi della provincia. La fiducia del cittadino nei confronti del medico e del sistema sanitario in genere, è ai minimi storici.
C’è anche un problema culturale che, certamente, non potrà essere risolto dall’oggi al domani ma sul quale è necessario che tutta l’opinione pubblica rifletta. Medico e paziente sono alleati e non nemici ed insieme occorre combattere affinché questo piano di rientro, causa di tutti i disagi del sistema, possa finalmente essere accantonato perché il problema del deficit della sanità calabrese non si risolve tagliando personale sanitario e reparti.
Tutto ciò crea un clima di sfiducia e diffidenza nei pazienti che si tramuta spesso ad identificare nel medico, che in verità rappresenta ultimo baluardo alla sanità, il capro espiatorio con il verificarsi di un numero sempre crescente di episodi di violenza nelle corsie.
Per quanto concerne gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria (ma ciò potrebbe valere, per certi versi, anche per gli altri presidi ospedalieri provinciali) rinnoviamo, la proposta, avanzata qualche mese addietro, dopo analoghi episodi, di regolamentare l’accesso all’ospedale individuando una sola entrata al pubblico (al momento sono molteplici); utilizzare ed incrementare l’attività delle guardie giurate in convenzione dislocandole nei reparti e non relegarle a ruolo di posteggiatori; concentrare gli ambulatori in un posto accessibile dall’esterno impedendo l’accesso indiscriminato di tutti gli utenti nei reparti; redigere un regolamento comune all’accesso ed al colloquio con i parenti dei pazienti investendo del problema il direttore sanitario di presidio e gli ispettori sanitari. A poco serve il presidio di Polizia quando interviene ad aggressione avvenuta essendo imprescindibile che tale presidio venga rafforzato per consentire, per quanto possibile, un’attività preventiva.
L’auspicio è che, almeno, stavolta qualcuno abbia un sussulto d’orgoglio, si indigni e prenda dei provvedimenti a tutela dell’integrità fisica di medici e pazienti, a favore del sistema sanitario calabrese mettendo da parte la fredda logica dei numeri ed anteponendo il rispetto della vita e della salute quali valori costituzionalmente garantiti, nella speranza di non dovere nuovamente intervenire a denunciare episodi del genere che, negli ospedali della nostra provincia, avvengano ormai con troppa frequenza.