• Home »
  • News Calabria »
  • A Staiti in occasione del bicentenario del riconoscimento della lingua dei grecidi calabria il rito dell’artoclasia

A Staiti in occasione del bicentenario del riconoscimento della lingua dei grecidi calabria il rito dell’artoclasia

L’Amministrazione Comunale di Staiti in occasione del bicentenario del riconoscimento della Lingua dei Greci di Calabria presso Santa Maria Tridetti, ha realizzato e promosso, la suggestiva celebrazione della funzione religiosa dell’Artoclasia a cura del Protopresviteros Ilias Iaria.
Un momento suggestivo ed intenso per fare rivivere all’area archeologica un ritorno alla piena fruibilità del parco, ha esordito all’inizio del rito, il primo cittadino avv. Giovanna Pellicano’: l’abbazia è quel simbolo che ci fa capire come la Calabria è terra storicamente multiculturale, ricca di ospitalità, elemento questo tramandato nella storia dalla figura di Ulisse in poi, noi siamo terra di accoglienza ha aggiunto. Il presidente del Consiglio Comunale prof. Leone Campanella si è soffermato sul senso di far rivivere riti e tradizioni, in particolare in una struttura come questa, dunque “l’Artoclasia (divisione del pane) è una akoluthia che consiste nella benedizione di cinque pani, che vengono successivamente distribuiti, di grano, olio e vino. Propriamente è collocata all’interno dell’Esperinos (l’officiatura è riportata dallo Ieratikon), ed è celebrata alla vigilia della festa del Santo Patrono della località o, come avviene nella chiesa di S. Atanasio in Roma, nei vespri della festa del santo titolare il 2 maggio di ogni anno. Nel mondo ortodosso ne viene richiesta talvolta la celebrazione per celebrare ricorrenze od avvenimenti di carattere personale o familiare. Il prof. Pasquale Casile soffermandosi sul “Bicentenario del riconoscimento della lingua dei Greci di Calabria” ha ribadito come Tridetti è un pezzo di storia fondamentale per la “Calabria Greca”, per noi che siamo greci di Italia; obiettivo del bicentenario è rimettere al centro la Calabria Greca, quella minoranza linguistica studiata all’estero, in Europa, non come minoranza culturale, ma come lingua parlata storicamente al di sotto dell’istmo Lamezia Punta Stilo.
Il Protopresviteros Ilias Iaria prima del rito vero e proprio, ha ricordato come il suo compito è quello di pensare ai santi, ai monaci di questa terra che hanno vissuto la fede, portando il vangelo e le tradizioni, non come lingua, ma, come spiritualità fatta forma anche attraverso il vespro in cui viene spezzato il pane. Presente il dott. Demetrio Crucitti – direttore Rai sede regionale Calabria, che ha messo in evidenza come nei riti la lingua greca non è morta, l’obiettivo è promuovere la storia delle minoranze, non essendo più la Calabria terra di individualismi, poiché, lavorando tutti insieme, in particolare le istituzioni, i media, radio e televisione si potrà tramandare e fare emergere la “cultura” delle minoranze e dei nostri territori.
Al presidente de l’associazione culturale Le Muse prof. Giuseppe Livoti, la presentazione del testo “La diocesi di Bova dalle origini al 1986” – (Rubettino Editore) di Antonio Chilà, bovese, giornalista professionista, ex Capo Redattore de L’Osservatore Romano, socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e della Società Internazionale di Studi Francescani in Assisi. Tante pubblicazioni prestigiose ha ricordato Livoti, Chilà appartiene alle figure di storici che hanno consegnato un patrimonio finalmente recuperato scientificamente e che potrà essere fonte di studio per gli addetti ai lavori. Già autore dell’intervento “Suppliche alla Santa Sede contro l’abolizione della Diocesi di Bova o l’aggregazione ad altre”, ora con questa nuova pubblicazione di 400 pagine ha sostenuto Livoti, finalmente si è tracciato un percorso di ricerca durato 15 anni che arricchisce il panorama sulla cronotassi della diocesi di Bova con vari riferimenti ai vescovi che sono susseguiti sui territori fino al 1986 o ancora, questi scritti sono utili anche per capire, lo stato degli edifici di culto così come si presentavano nel 1800, di cosa avevano bisogno, così come si evince anche per lo stato di degrado dell’abbazia di Tridetti nei primi anni del ‘900. Un libro che è memoria, raccolta e riunita in un testo che è già parte di una storia tutta da tramandare, ha concluso Livoti. La manifestazione si è conclusa con l’intervento dello storico Vincenzo De Angelis e dell’autore Antonio Chilà.